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Bollettino ADAPT 23 settembre 2024 n. 33
Dall’1l al 13 settembre i ministri del lavoro dei Paesi del G7 si sono riuniti a Cagliari, nell’ambito della riunione ministeriale G7 Lavoro e Occupazione. L’incontro ha coinvolto anche il Direttore generale dell’ILO e il Direttore per l’occupazione, il lavoro gli affari sociali dell’OECD, oltre a rappresentanti delle parti sociali e si è concluso con la redazione di un documento dal titolo “Towards an Inclusive Human-Centered Approach for New Challenges in the World of Work”.
Nell’ambito di questo incontro si è prestata particolare attenzione al tema dell’invecchiamento della popolazione (e quindi della forza lavoro) e alle pressioni che questo fenomeno genera sul mercato del lavoro sia in termini di reperimento di lavoratori, che in termini di impatto sul settore specifico della salute e della cura.
Un elemento interessante riguarda la prospettiva adottata dal documento, che pone la questione del lavoro di cura, e in particolare delle condizioni dei lavoratori del settore, come cruciale per il buon funzionamento del mercato del lavoro nel suo complesso. Condizioni di lavoro insoddisfacenti nei settori sanitario e assistenziale determinano infatti carenze di personale e quindi servizi inefficienti, complicando così l’accesso alle cure e all’assistenza da parte dei destinatari. Questo ha almeno due effetti consistenti sul mercato del lavoro: maggiori difficoltà di inclusione e permanenza nel mercato per le persone con fragilità (si pensi per esempio all’importanza dei servizi di assistenza per il tragitto casa-lavoro per le persone con disabilità o all’impatto di un sistema inefficiente su lavoratori affetti da malattie croniche e lavoratori in età avanzata) e barriere all’ingresso del mercato del lavoro a danno di chi deve gestire un carico di lavoro di cura, tendenzialmente, per la conformazione culturale che esso ha storicamente assunto, della componente femminile.
La posizione delineata nel documento del G7 si allinea di fatto con quanto espresso dall’ILO all’interno della “Resolution concerning decent work and the care economy”, pubblicata a giugno 2024. Tuttavia, l’ILO, oltre a sottolineare la centralità della cura per il «benessere umano, sociale, economico e ambientale» nel complesso, mette in evidenza come esso stesso in qualità di settore economico costituisca una fonte notevole di posti di lavoro. I cambiamenti demografici, con il progressivo aumento dell’età media, e l’aumento costante dell’occupazione femminile, infatti, rendono i servizi di cura e assistenza sempre più indispensabili e di conseguenza aumenta il fabbisogno di forza lavoro per garantire la copertura necessaria ad assicurare l’accesso ad un servizio di qualità al più alto numero di persone possibile.
Il documento del G7 riconosce alcune delle principali cause della carenza endemica di personale o di personale qualificato nel settore: povertà lavorativa, condizioni di informalità, salari bassi, orari di lavoro estenuanti e scarsità di attività di formazione e aggiornamento per i lavoratori. Inoltre, si evidenzia come il settore della cura si sia progressivamente strutturato su pattern discriminatori i quali hanno plasmato la configurazione della forza lavoro, che oggi si caratterizza per una forte presenza di lavoratrici donne, di lavoratori stranieri o di lavoratori in condizioni socio-economiche di svantaggio.
Il piano di azione del G7 per intervenire sulle criticità individuate si rifà al 5R Framework, formulato proprio dall’ILO, che identifica cinque fronti di azione: riconoscimento del valore sociale ed economico, riduzione e redistribuzione del lavoro di cura non pagato, valorizzazione del lavoro di cura pagato attraverso la promozione di migliori condizioni di lavoro e promozione della rappresentanza.
Nel complesso il piano d’azione proposto nell’ambito del G7 resta piuttosto vago, ma a prescindere dal contenuto delle indicazioni di massima che vengono fornite, sia nel documento di Cagliari che nella risoluzione dell’ILO, quel che emerge sembrano essere due necessità preliminari: da un lato concordare una definizione di cosa si intenda con care sector sul piano internazionale, per agevolare il confronto fra le esperienze dei diversi Paesi; dall’altro, migliorare la raccolta di dati qualitativi e quantitativi, per ricostruire le dimensioni effettive del settore del lavoro di cura e dell’incidenza del lavoro di cura non pagato, con particolare riferimento a elementi come la retribuzione, il sesso, l’età, la nazionalità, l’eventuale appartenenza a minoranze etniche e altri fattori rilevanti rispetto al contesto nazionale. Tanto il G7 quanto l’ILO sembrano convenire sull’urgenza di agire su questi due fronti, per poter poi elaborare politiche di intervento efficaci.
Giorgia Martini
PhD Candidate ADAPT – Università di Siena