Non solo l’Italia, ma anche la Spagna, quando parla del programma Garantía Juvenil, lo fa utilizzando ancora verbi declinati al futuro.
Risale, infatti, al febbraio 2013 l’approvazione dell’iniziativa europea destinata a garantire che, per il periodo 2014-2020, tutti i giovani di età compresa tra i 16 e i 24 anni ricevano la possibilità di accedere a una buona offerta di lavoro, a un nuovo percorso formativo o a un tirocinio entro 4 mesi dal termine degli studi o dall’inizio della disoccupazione. Trattasi di un progetto che prende spunto dall’esperienza austriaca e finlandese, destinato, almeno nelle intenzioni, a dare avvio a un servizio pubblico in grado di offrire un’attenzione personalizzata al giovane disoccupato (può, infatti, trovarsi senza lavoro sia il giovane che non abbia terminato gli studi e privo di alcuna esperienza lavorativa, sia il giovane laureato in cerca, senza successo, di un lavoro).
I 6 miliardi di euro destinati, in totale, dal Consiglio dell’Unione europea all’iniziativa, da più parti sono stati ritenuti insufficienti. Svariati partiti politici si presentano, infatti, alle prossime elezioni europee con l’idea e la richiesta di aumentare i fondi destinati alla Garantía Juvenil dai 6 miliardi attuali a 21 miliardi, cifra che inizialmente era stata dichiarata dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro come necessaria affinché un programma con simili caratteristiche possa funzionare.
Eppure, la realtà ci sta mostrando che se pure venisse stanziata una cifra ancor superiore a 21 miliardi di euro, molti paesi europei, ingabbiati nella burocrazia o presi da problemi più gravi – anche se non si immagina quale maggiore emergenza possa esservi di quella che vede un giovane su due disoccupato – rimarrebbero allo stallo, come sta avvenendo in Italia, in cui la campagna di comunicazione per la diffusione del piano non è ancora stata avviata e solo poche Regioni hanno firmato una Convenzione con il Ministero del lavoro (per un approfondimento sul punto si veda il Giovani e lavoro: manca la “garanzia”. Il caso di “Garanzia Giovani” e il fallimento delle politiche attive del lavoro in Italia, Working Paper ADAPT, n. 155/2014).
Così anche la Spagna, la quale, pur avendo presentato il proprio piano nazionale di implementazione nel dicembre 2013, non ha tuttavia ancora iniziato a spendere un solo euro dei 1.887 milioni (cui il Governo spagnolo ha ora aggiunto altri 800 milioni) assegnati, solo per il 2014-2015, ai paesi il cui tasso di disoccupazione giovanile risultasse superiore al 25%. Che la Spagna rientrasse tra questi era fuor di dubbio, presentando questo paese, infatti, uno fra i più alti e allarmanti tassi di disoccupazione giovanile mai registrati in Europa (tasso giunto addirittura al 55% secondo le stime della Encuesta de Población Activa relative al primo trimestre del 2014), secondo soltanto ai livelli della Grecia (59%).
Vero è, tuttavia, che stando al Plan Nacional de Implementación de la Garantía Juvenil en España, il primo semestre del 2014 è destinato alla definizione di un Programma Operativo, da concertarsi in particolar modo con le Comunità Autonome. L’organizzazione territoriale dello Stato spagnolo, infatti, caratterizzata da un alto grado di decentralizzazione delle politiche di educazione, formazione e lavoro, fa sì che la Garantía Juvenil si sviluppi principalmente a livello regionale e locale, salvo un coordinamento a livello nazionale facente capo al Ministero del lavoro spagnolo, volto a garantirne l’implementazione su tutto il territorio.
Come ha dichiarato il Ministro del lavoro Fátima Báñez in occasione della Conferenza svoltasi lo scorso 8 aprile a Bruxelles, organizzata dalla Commissione Europea allo scopo di valutare lo stato di avanzamento dei lavori della Garantía Juvenil nei vari paesi, in Spagna si sta in questa fase lavorando attivamente con le Comunità Autonome, con gli altri Ministeri, con le parti sociali e con le associazioni dei giovani coinvolte. In particolare, si sta procedendo alla definizione del procedimento di accesso dei giovani al modello, al delineamento del sistema di informazione e gestione, alla messa in atto di un registro telematico, all’implementazione del catalogo delle misure ecc.
Solo a partire dal secondo semestre del 2014, quando cioè dovrebbe essersi conclusa la fase dedicata all’implementazione degli strumenti e dei sistemi necessari, avrà inizio la materializzazione concreta e lo sviluppo progressivo delle misure sui giovani che ne facciano richiesta. In questa fase assumerà particolare rilievo l’aspetto della comunicazione e diffusione del sistema di Garantía Juvenil, prestando attenzione, in via prioritaria, ai giovani che si trovino in situazioni di particolari difficoltà o che appartengano a gruppi svantaggiati.
Sebbene, dunque, in Spagna, sulla carta, manchino ancora un paio di mesi per poter puntare il dito contro le istituzioni – come sta avvenendo, invece, in Italia a fronte di promesse sempre reiterate e mai mantenute – di fatto, si fa ancora attendere, in materia di Garantía Juvenil, una frase che sia declinata al presente, e che faccia presumere che la strada intrapresa per far fronte alla tragica situazione della disoccupazione giovanile spagnola, sia veramente quella giusta.
Lavinia Serrani
ADAPT Research Fellow
@LaviniaSerrani
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Garantía Juvenil: anche in Spagna se ne parla ancora al futuro