La Germania ha approvato una nuova riforma delle pensioni che prevede, a decorrere dal prossimo 1° luglio, la possibilità del pensionamento a 63 anni, con 45 anni di anzianità contributiva, senza decurtazioni.
L’accesso alla pensione a 63 anni è possibile soltanto per i lavoratori nati prima del 1° gennaio 1953, che maturino il diritto alla pensione a decorrere dal 1° luglio 2014 e soddisfino gli altri requisiti.
Per i lavoratori nati negli anni successivi, l’età di pensionamento viene gradualmente aumentata di due mesi per ogni anno, secondo la progressione indicata in tabella. Così che i lavoratori nati dopo il 1° gennaio 1964, potranno andare in pensione senza decurtazioni con 45 anni di contributi, al raggiungimento dei 65 anni.
Anno di nascita | Mesi aggiuntivi | Età di pensionamento | |
Anni | Mesi | ||
1953 | 2 | 63 | 2 |
1954 | 4 | 63 | 4 |
1955 | 6 | 63 | 6 |
1956 | 8 | 63 | 8 |
1957 | 10 | 63 | 10 |
1958 | 12 | 64 | 0 |
1959 | 14 | 64 | 2 |
1960 | 16 | 64 | 4 |
1961 | 18 | 64 | 6 |
1962 | 20 | 64 | 8 |
1963 | 22 | 64 | 10 |
Gli economisti e i commentatori (per tutti cfr. Klaus F. Zimmermann, Germany’s hypocrisy on pensions will cost money and friends, in Financial Times, 23 maggio 2014, ma anche l’ex Cancelliere Gerhard Schroeder) sono molti critici. Da un lato mostrano sorpresa per l’approvazione di questa riforma, perché dato il progressivo invecchiamento della popolazione eventualmente servirebbe un aumento dell’età pensionabile. Tanto è vero che nel 2007 era stata approvata una riforma delle pensioni che aveva previsto l’incremento dell’età pensionabile da 65 a 67 anni a decorrere dal 2029.
Invece di una riduzione dell’età pensionabile, si ritiene sarebbe stato più opportuno aumentare gli incentivi per ritardare l’accesso alla pensione e supportare l’invecchiamento attivo dei lavoratori.
La pressione per la modifica alla legge è venuta dal partito socialdemocratico e si tratta di uno dei tanti compromessi che la Cancelliera Merkel ha dovuto accettare per concludere il Patto di Coalizione.
La criticità principale è certamente rappresentata dai costi della riforma, stimati in € 30 miliardi entro il 2030. Ma la preoccupazione è rivolta in particolare al contesto politico europeo. Infatti, si sottolinea come la Germania abbia richiesto e imposto riforme strutturali e misure molto dure agli altri paesi europei per ridurre il rapporto tra debito e PIL, esponendosi ora a pesanti critiche per l’approvazione di una riforma che comporta la crescita della spesa sociale.
Silvia Spattini
Direttore e Senior Research Fellow di ADAPT
@SilviaSpattini
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