Non passa giorno che giornali e televisioni non dedichino un intervento al tema dei giovani e del lavoro. Titoli e messaggi martellanti che parlano di una realtà fatta di disoccupazione, precariato, fuga da una scuola che non forma e che comunque non apre le porte del mercato del lavoro.
È quindi importante non cadere in un discorso banale e ripetitivo ma cercare di chiedersi come si può cercare di uscire da una situazione tanto disperata che genera insicurezze e angosce non solo nei giovani ma anche nelle loro famiglie.
Sicuramente la crisi economica è l’origine dell’aumento della disoccupazione giovanile in Italia, per questo è importante guardare a quali sono i bisogni delle imprese oggi. Oggi una azienda non è più alla ricerca di un ragazzo da tenere con sé tutta la vita, con un contratto a tempo indeterminato. È alla ricerca di quelle competenze che gli servono per portare avanti i propri interessi, ed è, se si tratta di una azienda moderna, disposta ad investire risorse per aumentare queste competenze.
Non ha più senso pensare che il lavoro e la scuola siano due realtà lontane, per poi lamentarsi che i giovani che cercano lavoro non hanno le competenze necessarie. Le competenze si acquisiscono soprattutto facendo, lavorando, impattandosi con la realtà del lavoro e non restando sempre sui banchi di scuola davanti ai libri. Ma in Italia facciamo ancora fatica a pensare che si possa imparare anche lavorando, che la formazione della persona avviene sul luogo di lavoro tanto quanto a scuola.
Questa è la ragione principale per cui il contratto di apprendistato, che in altre nazioni europee (per esempio in Inghilterra) sta aiutando a diminuire la disoccupazione giovanile, nel nostro Paese è poco utilizzato.
Abbiamo bisogno di una modernizzazione sia del sistema educativo che delle imprese.
Le imprese devono capire che spesso le competenze che richiedono possono essere acquisite solo sul luogo di lavoro, e che per questo anche loro hanno il compito di formare un giovane appena assunto.
Le scuole invece devono cercare di lasciare più spazio alla dimensione pratica, favorendo l’alternanza scuola-lavoro, anche nella forma dell’apprendistato di primo livello, per cercare di diminuire il più possibile lo scarto che c’è tra lavoro e istruzione, che sembrano sempre più due momenti della vita troppo lontani tra loro.
Un giovane oggi ha soprattutto bisogno di Maestri, persone che possano insegnare un mestiere, donare le proprie competenze e che, facendo questo, continuino ad imparare, in uno scambio tra generazioni che vale più di tanti modelli educativi moderni.
Per questo la formazione sul lavoro è fondamentale, e le misure del Governo Renzi che hanno eliminato la formazione pubblica obbligatoria dall’apprendistato vanno nella direzione opposta, perché senza questa componente l’apprendistato è semplicemente un contratto come gli altri, solo più agevolato economicamente.
Michele Tiraboschi
Coordinatore scientifico ADAPT
@Michele_ADAPT
I giovani hanno bisogno di Maestri