Sulla Garanzia Giovani si ripropone un Paese a due velocità, con un gruppetto di Regioni del Centro-Nord che stanno accelerando. E un altro gruppo, consistente, rimasto indietro. Tanto indietro da non aver ancora attivato o quasi i colloqui con i ragazzi iscritti ai portali (nazionale o regionale). E dunque di fatto da essere già inadempiente rispetto a quanto previsto dal programma stesso della Garanzia giovani. Ieri, infatti, sono arrivati a scadenza i primi 60 giorni dall’attivazione del programma europeo.
Termine entro il quale i 7.500 giovani che si sono iscritti fin dai primi giorni (l e 2 maggio) dovevano essere almeno contattati dai Centri per l’impiego o dalle Agenzie per il lavoro accreditate e usufruire di un primo colloquio conoscitivo. Progressivamente, poi, dovrebbe toccare a tutti gli altri centomila ragazzi (105.590 per la precisione) che in questi due mesi hanno aderito al programma e che entro quattro mesi dall’iscrizione hanno diritto a ricevere un’offerta concreta. Per loro, secondo gli ultimi dati del ministero del Lavoro che ha firmato ieri un protocollo di collaborazione con il gruppo Unipol, sono disponibili sul portale 3.512 opportunità di lavoro. Un numero molto relativo rispetto alle necessità, anche tenendo conto della crisi persistente e del fatto che il programma europeo non prevede l'” automatica” offerta di un posto di lavoro, ma deve garantire la presa in carico e l’accompagnamento dei giovani sul mercato del lavoro.
Ed è in particolare su questo che andranno misurate le performance delle Regioni. Per il momento il bilancio sembra essere positivo solo per Veneto, Lombardia, Toscana, Emilia Romagna, Lazio e la Provincia di Trento che hanno già effettuato i colloqui per poco meno della metà dei ragazzi via via iscrittisi ai portali. In Veneto infatti i colloqui hanno riguardato 2.958 ragazzi su 7.714 iscritti alla Garanzia; in Toscana a fronte di 7.678 iscrizioni si sono già svolti 3.728 colloqui, sono stati siglati 2.833 patti di attivazione e definiti 2.294 profili. In Emilia Romagna rispetto a 7.841 giovani iscritti, 2.476 hanno un appuntamento fissato con gli operatori dei centri per l’impiego e di questi 1.118 hanno già avuto almeno il primo colloquio di orientamento, mentre 730 hanno stipulato anche il patto di servizio con il profiling (lo strumento con cui si misura la distanza del giovane dall’occupabilità). Bene anche il Lazio che ha convocato 3.519 giovani ed effettuato 1.200 colloqui a fronte di 12.470 adesioni. Particolare il caso della Lombardia, che ha di fatto “agganciato” la Garanzia giovani al programma già esistente della Dote unica lavoro che da ottobre 2013 a oggi ha preso in carico oltre 11.300 giovani, dei quali ben 7.600 sono stati avviati al lavoro con contratti a tempo determinato, indeterminato, apprendistato e tirocini.
Chiude la Provincia autonoma di Trento, nella quale a fronte di 1.895 iscritti sono stati convocati 406 ragazzi ma finora se ne sono presentati solo 159 per il colloquio e 95 di questi hanno sottoscritto il patto di attivazione. Nelle altre Regioni, invece, secondo il nostro parziale monitoraggio, incrociato con quello del ministero del Lavoro, i colloqui non sono stati ancora avviati. In Piemonte, in realtà, i primi 221 cominceranno da domani, ma occorre dire che in quella Regione è già stato svolto un primo lavoro di “incontro” tra i curriculum dei ragazzi e le opportunità sul territorio. In Campania Regione con il record di adesioni al progetto: ben 18.995 assicurano che le convocazioni per i colloqui partiranno lunedì prossimo e coinvolgeranno il primo blocco di 7mila aderenti. Lo stesso in Liguria dalla metà di luglio. Secondo quanto evidenzia un report del Centro studiAdapt, curato da Giulia Rosolen, indietro restano poi altre 6 Regioni Basilicata, Marche, Molise, Sardegna, Umbria e Valle d’Aosta che non si sono ancora dotate di una strategia locale di attuazione del piano e 3 Regioni-Abruzzo, Calabria e Sicilia- che non hanno creato portali regionali dedicati.
La partenza della macchina per dare una risposta ai giovani appare dunque ancora a strappi. Le Regioni e lo Stato si rimpallano alcune responsabilità, ma appaiono evidenti almeno un paio di deficit. Il primo è quello dello scarso coinvolgimento dei sindacati e soprattutto delle imprese, senza le quali il piano è destinato a fallire; il secondo la mancanza di un più “ferreo” coordinamento nazionale. Anche per rendere effettiva la Garanzia in tutto il Paese.
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Giovani, mezza Italia resta senza garanzia