I dieci anni del progetto BES: un indicatore dinamico e multidimensionale basato su approccio collaborativo tra comunità scientifica, corpi intermedi, istituzioni e rappresentanze

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Bollettino ADAPT 22 marzo 2021, n. 11

 

Il 10 marzo 2021 ISTAT ha organizzato un evento di presentazione del Rapporto 2020 sul Benessere Equo e Sostenibile in Italia, il BES. All’evento hanno partecipato, come relatori, esponenti del mondo economico, politico e istituzionale. L’incontro è stato moderato da Francesco Maria Chelli, Direttore Dipartimento per la produzione statistica dell’ISTAT.

 

Il Presidente dell’ISTAT Gian Carlo Blangiardo ha sottolineato come il decennale del BES cada in un momento storico molto particolare, a oltre un anno di distanza dall’inizio della pandemia. A parere del Presidente proprio l’emergenza ha reso ancora più evidente l’inadeguatezza del PIL come unico strumento di misurazione del benessere di una popolazione. Nel corso della conferenza è stata ripercorsa la genesi del risalente dibattito sul superamento dei tradizionali indicatori di benessere economico e di qualità della vita che vadano oltre il PIL. Il dibattito ha origini risalenti nel tempo ed è stato inizialmente sostenuto da un’ampia letteratura scientifica (Per ulteriori approfondimenti si veda W. Nordhaus, J. Tobina, Is growth obsolete”, in “The Measurement of Economic and Social Performance, NBER, 1973) e solo successivamente esteso a centri statistici, istituzioni varie e società nel suo complesso.

 

A partire dalla Dichiarazione di Istanbul del 2007 e dal lancio del “Progetto globale sulla misura del progresso delle società” da parte dell’Ocse un numero sempre maggiore di paesi ha deciso di avviare iniziative di carattere sperimentale, metodologico e politico per tentare di andare “oltre il PIL”. Sulla scorta della conferenza “Beyond Gdp”, organizzata nel 2007 dalla Commissione Europea, la Francia nel 2008 decise di intraprendere iniziative in questa direzione istituendo la Commissione sulla misurazione della performance economica e del progresso sociale diretta da J. Stiglitz e A. Sen e da J.P. Fitoussi. L’obiettivo della Commissione è stato quello di individuare i limiti del PIL come indicatore del rendimento economico e del benessere di una società spostando l’enfasi sulla misurazione del benessere della persona in un’ottica qualitativa e non solo quantitativa.

 

Questa emergente necessità di superare l’impostazione prettamente economica attraverso nuovi indicatori sintetici sottende quindi inevitabilmente una critica del paradigma dominante, che individua la crescita economica come crescita del benessere (seppur è innegabile una diretta correlazione). Da questo nasce l’imprescindibile bisogno di coinvolgimento delle parti sociali, dei corpi intermedi, del no profit, dell’associazionismo, del mondo educativo, delle istituzioni, delle imprese e più in generale della “società civile” nel suo complesso. Qualora venisse tralasciato tale aspetto, ha sottolineato il Presidente dell’ISTAT, si rischierebbe di non cogliere gli aspetti fondamentali e la portata reale del mutamento di prospettiva, trasformando così la discussione a mero dibattito tra addetti ai lavori ed esperti statistici di misurazione degli indici.

 

Nel 2010 l’Italia si inserisce in questo dibattito internazionale con il progetto BES per la misura del Benessere equo e sostenibile: nasce così un gruppo di lavoro interistituzionale tra CNEL e ISTAT per la creazione di indicatori più dinamici che affianchino quelli già esistenti caratterizzati da problematiche sia statistiche che metodologiche. È stato creato un “Comitato di indirizzo sulla misura del progresso della società italiana” composto da rappresentanze di sindacati, associazioni di categoria, terzo settore, associazioni di diversa entità. La scelta è stata quella di avere un approccio partecipativo poiché, seguendo l’esempio francese che ha fatto da apripista, anche le statistiche necessitano di una legittimazione democratica (seppur terza e imparziale) per non incorrere nel problema del loro scollamento rispetto alla realtà e della loro percezione all’interno della popolazione. A parere del gruppo di lavoro solo in questo modo sarà poi possibile orientare il processo decisionale e la governance delle politiche pubbliche.

 

Il comitato congiunto di studiosi CNEL ISTAT, cercando di superare il problema dell’unidimensionalità degli attuali indicatori e partendo dall’identificazione delle dimensioni del benessere e del progresso, è giunto alla definizione di 12 domini: Salute; Istruzione e formazione; Lavoro e conciliazione dei tempi di vita; Benessere economico; Relazioni sociali; Politica e istituzioni; Sicurezza; Benessere soggettivo; Paesaggio e patrimonio culturale; Ambiente; Innovazione, ricerca e creatività; Qualità dei servizi.

 

Nel 2013 è stato pubblicato il primo Rapporto BES sino a giungere all’ottava edizione attuale. Ogni anno sono state apportate innovazioni metodologiche, nuove analisi e revisioni degli indicatori. A partire dal 2016 gli indicatori e le analisi del BES compiono un ulteriore sviluppo: da un lato si affiancano agli indicatori SDGs (sustainable development goals) delle Nazioni Unite e dall’altro, seguendo l’iter della Legge di bilancio del 2016 (L. n. 163/2016), un sottoinsieme di 12 indicatori BES è stato incluso nei documenti di programmazione economica come il DEF con l’obiettivo di monitorare e valutare l’effetto delle politiche su alcune dimensioni quali benessere, qualità della vita, speranza di vita e altri che si integrano con il PIL ed inserendo così i BES nel ciclo della finanza pubblica.

 

Dopo aver ripercorso la genesi dei BES, il presidente ISTAT Blangiardo ha sottolineato come il Paese in questa fase abbia bisogno di strategie durature e il cruscotto di indicatori forniti dal BES aiuti ad approntarle con il consenso e l’accordo della società civile: i domini e gli indicatori forniti dall’ISTAT potrebbero trovare uno sviluppo ancora più ampio nei programmi di monitoraggio di Next Generation EU, una occasione senza precedenti per la mole di risorse e per la generalità degli attori coinvolti.

 

Il Presidente del CNEL Tiziano Treu nel corso nel suo intervento ha evidenziato come l’Italia sia uno dei paesi più all’avanguardia nella dotazione di strumenti per monitorare le condizioni economiche, sociali, ambientali. Una dei primi accordi tra CNEL e ISTAT è stato di “territorializzare” gli indicatori del BES articolandoli per aree geografiche (sulla scorta del Rapporto UrBes del 2015 che ha declinato gli indicatori nelle maggiori aree urbane del paese). È emerso infatti come le divaricazioni di alcuni indicatori (mercato del lavoro, occupazione, sicurezza sul lavoro, reddito), sono molto marcate sul territorio e risultano drammatiche anche all’interno di province della stessa area.

 

Il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibile, Enrico Giovannini, ex presidente di Asvis (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile), uno dei maggiori fautori del nuovo approccio dei BES, ha sottolineato che l’Unione Europea ha deciso di utilizzare alcuni indicatori diversi dal PIL per i documenti di economia e finanza (DEF) degli Stati Membri. L’anno 2021 dovrebbe essere l’anno di avvio di questo nuovo approccio di elaborazione dei documenti ufficiali: con riferimento a questi aspetti Giovannini ha affermato di voler proporre l’introduzione in Costituzione del principio di sostenibilità (che era una delle principali proposte di Asvis, di cui Giovannini fino a poco tempo fa era Presidente). Il PNRR, a parere del Ministro, dovrà sposare lo sviluppo sostenibile secondo le linee guida europee, pertanto il set di indicatori fornito dal BES sarà fondamentale nello sviluppo e soprattutto monitoraggi di spesa, nelle valutazioni, nelle rendicontazioni tempestive in termini di outcome e output in assenza dei quali le risorse potrebbero non essere assegnate. Giovannini ha concluso l’intervento auspicando un’accelerazione nella produzione di statistiche affidabili, robuste e soprattutto “sentite” tramite il coinvolgimento delle istituzioni, dei diversi enti, delle associazioni di categoria, degli enti territoriali e della società civile nel suo complesso.

 

Linda Laura Sabbadini, Direttrice Centrale Istat, ha presentato il Rapporto BES 2020, pubblicato il 10 marzo 2021 concentrandosi sull’analisi i dei peggioramenti e delle debolezze in materia di salute nel nostro Paese sulla base degli indicatori di benessere. Per la direttrice i 10 anni di BES rappresentano una vera e propria rivoluzione informativa poiché si è scelto un metodo nuovo di condivisione dal basso e con la società civile di quanto prescelto dalla comunità scientifica a livello statistico. All’interno del rapporto 2020 si evince come aumenti il divario con l’Europa anche nell’istruzione (basso numero di laureati e un aumento del numero di Neet al 23,9% nel 2020 e si riduca il tasso di occupazione per entrambi i sessi). Il rapporto mette in evidenza come l’analisi delle percentuali di lavoro da casa in Italia sia aumentata durante la pandemia, parificandosi al livello pre-pandemia degli altri Paesi europei. Anche l’incidenza della povertà è aumentata: si stimano oltre 5,8 milioni di poveri (aumento rilevante nel Nord d’Italia). Cresce il peso dei lavoratori della conoscenza, ma restano bassi gli investimenti in ricerca e sviluppo in rapporto al PIL, al di sotto della media europea e sotto la soglia-obbiettivo dell’1,5 fissato nell’ambito della strategia europea 2020.

Il rapporto ha messo in luce come i principali segnali di peggioramento siano da individuare nell’abusivismo edilizio sia al Nord che al Sud (dove era già più alto) e nelle condizioni climatiche dal momento in cui sono sempre più frequenti gli eventi estremi. Segnali di miglioramento si registrano invece: sugli indicatori di accesso ad internet (anche se permangono differenze di genere, territoriali, e generazionali); sulla sicurezza dei cittadini sia nella percezione che nella realtà, ma non al punto da azzerare la crescita avvenuta negli anni precedenti; nella soddisfazione per la vita dopo essere diminuita molto negli anni della crisi (che non ritorna però ai livelli del 2010); negli stili di vita tramite diminuzione di sedentarietà, consumo di alcolici e fumo.

 

Riccardo Barbieri Hermitte, Capo economista MEF, ha illustrato gli indicatori BES nei documenti della programmazione economica tramite la legge n.163/2016 di riforma del bilancio dello stato con introduzione di indicatori BES nel ciclo di programmazione economica e di bilancio mediante due documenti redatti dal Ministro dell’Economia e delle Finanze: l’allegato al BES del DEF e la relazione sugli indicatori BES. Hermitte ha sottolineato come il concetto di benessere “oltre il PIL” sia un concetto multidimensionale che contempla approcci innovativi e complessi nell’attività di ricerca. La base dei nuovi BES è infatti una eterogeneità di indicatori e fenomeni rappresentati (contabilità nazionale, indagini campionarie, open data dei vari ministeri o amministrazioni) sottesi da una modellistica per la previsione e la valutazione di impatto sia micro che macroeconomico. Uno delle sfide per gli statistici e gli stakeholder coinvolti nel monitoraggio dei BES è quella di cercare di anticipare le tendenze degli indici (come ad esempio quelli sulla povertà assoluta) per poi fornire strumenti di policy making al fine di intervenire per tempo. Per fare ciò, secondo Hermitte, è indispensabile agganciarsi agli SDG’s nel programma del Recovery plan.

 

Matteo Mazziotta e Alessandra Tinto, entrambi ricercatori Istat, hanno illustrato a livello tecnico, statistico e metodologico, quali siano le basi degli indicatori BES e il set principale di dati che via via si vanno aggiungendo. Quest’anno si aggiungeranno 33 nuovi indicatori (alcuni molto importanti come la mortalità evitabile, l’extramortalità, la multicronicità, le indagini sulla DAD, sulla fiducia nei medici, bambini iscritti al nido, indicatore sulle asimmetrie del lavoro da casa etc…) per un totale finale di 152 che integrano otto dei dodici domini del BES. L’integrazione è stata realizzata in coerenza con le linee fondamentali del programma di Next Generation EU con il quale l’Europa e gli stati membri stanno ridisegnando gli obiettivi di inclusione, crescita, digitalizzazione, sanità, clima, formazione e lavoro. L’ampliamento della dimensione territoriale, anche grazie all’opera di diffusione del CNEL, ha avuto come risultato la creazione di una mappa per la “geografia del benessere” che può essere uno strumento da cui partire per effettuare policy a livello locale. Infine, il gruppo di ricerca, si è chiesto se i domini individuati oltre 10 anni fa, siano ancora validi oggi e se vi siano ulteriori indici maggiormente rappresentativi del benessere nel nostro paese come ad esempio l’intolleranza, il senso di democraticità, la fiducia e la coesione sociale.

 

Infine, la Professoressa Filomena Maggino, Presidenza del Consiglio e Presidente Cabina di Regia Benessere Italia, ha messo in evidenza come il valore aggiunto principale del BES risieda nel processo di formazione, definizione dei domini e soprattutto condivisione con la società. Anche la Prof.ssa Maggino ha confermato che la collaborazione con il CNEL, con le istituzioni locali, e con le aree interne sia fondamentale affinché i nuovi indicatori vengano “sentiti dalla popolazione e dalle persone”. L’approccio granulare seguito fa sì che gli indicatori vengano maggiormente percepiti dai diversi individui o dai soggetti della società irrobustendo così la capacità descrittiva-predittiva degli indicatori stessi.

 

Concludendo, pertanto, l’approccio dei del BES rappresenta una vera e propria rivoluzione informativa nella misurazione del benessere che sottintende un cambio di prospettiva metodologico (passando dall’approccio unidimensionale della crescita economica a quello multidimensionale e multidisciplinare della crescita del benessere) e di estrazione dei dati tramite il coinvolgimento delle rappresentanze, delle amministrazioni locali, delle associazioni di categoria, dei sindacati, dell’associazionismo, del mondo educativo e della società intesa nella sua globalità e organicità. La robustezza statistica dei modelli e il processo partecipativo che ne sono alla base permettono di avere dati sempre aggiornati e affidabili per accompagnare i processi decisionali complessi della società.

 

Andrea Zoppo

Scuola di dottorato in Apprendimento e innovazione nei contesti sociali e di lavoro

ADAPT, Università degli Studi di Siena

@AndreaZoppo

 

I dieci anni del progetto BES: un indicatore dinamico e multidimensionale basato su approccio collaborativo tra comunità scientifica, corpi intermedi, istituzioni e rappresentanze