Luigi Oliveri (Phastidio.net, 27 agosto 2021)
Egregio titolare,
qualche tempo fa provammo a spiegare cosa siano le politiche attive per il lavoro, nell’assoluta convinzione (espressa anche dal commento che Ella ebbe ad apporre in chiosa) che nessuno o pochissimi avrebbero né letto, né compreso, né comunque condiviso.
Il tormentone sulle modifiche da apportare al Reddito di Cittadinanza (al quale qui non ci si sottrae) e l’imminente scadenza, sempre rinviata a domani, della riforma degli ammortizzatori e delle citate politiche attive, induce a tornare brevemente sul tema, in particolare con riferimento alla questione dei costi.
Nel post ricordato sopra si sostenne che le politiche attive per il lavoro costano e non poco, per essere organizzate e rese in modo efficace, modulando le loro varie componenti (patto di servizio, colloqui conoscitivi, redazione del curriculum, costruzione delle referenze, orientamento, valutazione delle competenze, proposte di formazione, tirocini, accompagnamento al lavoro, preselezioni in rose per l’incontro domanda offerta).
Continua a leggere su Phastidio.net