Il lavoro domestico e di cura a cinquanta anni dal primo contratto collettivo di settore


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Bollettino speciale ADAPT 22 maggio 2024, n. 2

 

Il 22 maggio del 1974, esattamente cinquanta anni fa, veniva firmato il primo contratto collettivo nazionale sulla disciplina del lavoro domestico, tra Nuova Collaborazione e Federazione Nazionale del Clero Italiano, da una parte, e FILCAMS-CGIL, FISASCAT-CISL, UIDATCA e UILAD (UIL), dall’altra.

Non che la contrattazione collettiva ignorasse l’importanza di una regolazione collettiva del lavoro domestico (come testimonia il contratto del commercio del 23 ottobre del 1950) che, all’allegato 8, si limitava però a riportare la scarna disciplina delle modalità di assunzione e gestione del rapporto di lavoro), ma è evidente che è solo con la sottoscrizione di un contratto collettivo di lavoro espressamente dedicato alla figura del collaboratore domestico che vengono poste le premesse per la costruzione di un vero e proprio mercato del lavoro di attività di cura e sostegno alla famiglia, sino ad allora considerate fuori mercato o da relegare ai rapporti affettivi e familiari.

 

Le vicende che hanno portato, dalla costituzione della prima associazione dei datori di lavoro domestico (Nuova Collaborazione) nel 1969, alla stipula, cinque anni dopo, del primo contratto collettivo del settore, bene esemplificano in effetti il più lungo e tortuoso percorso che, nel “secolo del Lavoro”, ha visto emergere (e trovare la sua prima regolamentazione) un mercato del lavoro molto particolare: quello delle attività necessarie al funzionamento della vita familiare. Prima con la definizione di una scarna disciplina legale nel codice civile, poi con le prime leggi in materia di assicurazione sociale e regolazione del rapporto di lavoro domestico, fino al punto di svolta segnato da una sentenza della Corte Costituzionale (n. 69 del 1969) che dichiarava incostituzionale la previsione di cui all’art. 2068 del codice civile che vietava la contrattazione collettiva nel settore del lavoro domestico. Sullo sfondo, la nascita delle prime forme di rappresentanza dei lavoratori, e successivamente, dei datori di lavoro, nel disinteresse generalizzato dei principali attori del sistema della rappresentanza, che stentavano a riconoscere nel lavoro domestico i connotati del lavoro “maiuscolo” meritevole di rappresentanza e tutele. Un percorso, quindi, snodatosi ai margini dell’ampio processo di trasformazione che stava interessando il mercato del lavoro subordinato nell’impresa, ma che portava in sé il germe di dirompenti cambiamenti, che si sarebbero palesati solo molti anni dopo, e che oggi rappresentano la cifra descrittiva della nuova grande trasformazione del lavoro.

 

Il venir meno dei limiti legali alla contrattazione collettiva nel settore consentì così l’accelerazione di un processo di costruzione sociale del mercato del lavoro domestico già avviatosi, all’incrocio tra nuovi bisogni sociali, professioni emergenti sempre più qualificate, nuove forme di azione collettiva, fino alla nascita di vere e proprie associazioni di rappresentanza, ed al coinvolgimento degli attori della rappresentanza tradizionale dei settori contigui rispetto alla finalità di offrire ai lavoratori del settore (ed ai datori di lavoro) un quadro di regole certe e condivise, oltre le disposizioni minime di fonte legale.

 

La nascita del primo contratto collettivo nel 1974 rappresenta però molto di più, e cioè la presa d’atto, da parte di tutte le forze sociali coinvolte, della necessaria transizione verso un nuovo modello di organizzazione delle famiglie e della società nel suo complesso, per cui si rendevano necessari l’emersione di un mercato ed il riconoscimento e la tutela di una categoria di lavoratori sempre più essenziali, ma invisibili.

 

A cinquanta anni di distanza, è possibile oggi osservare le stesse dinamiche, con riferimento ad una realtà ben più complessa, quella della cosiddetta care economy, espressione con cui si fa riferimento ad un ampio settore della economia che include tutte le attività e le relazioni finalizzate a soddisfare i bisogni fisici, psicologici ed emotivi di adulti e bambini, fragili e normodotati, anziani, malati e persone con disabilità, nonché adulti sani, che richiedono vari gradi di protezione, cura o supporto. Un lavoro che si svolge sempre all’interno di una relazione tra una persona che presta cura ed una persona che la riceve, che può essere retribuito e ricondotto a diversi schemi giuridici (lavoro domestico, lavoro presso strutture pubbliche o private preposte alla cura delle persone, lavoro autonomo) o svolto informalmente (nell’ambito delle famiglie o del volontariato), e che pone molteplici problemi di regolazione.

 

Dal suo riconoscimento ed inquadramento giuridico; alla regolazione dei mercati in cui esso può essere portato e che sono caratterizzati da una ampia quota di lavoro sommerso, da cattive condizioni di lavoro, e da fenomeni interpositori complessi; fino ai (difficili) processi di organizzazione collettiva e di esercizio di forme di autotutela dei gruppi sociali che esprimono una domanda di cura  e di quelli che si offrono per rispondere a tale domanda, limitatamente inquadrabili con le categorie tradizionalmente utilizzate per comprendere le dinamiche della rappresentanza e le forme di esercizio della autonomia collettiva.

Ma prima ancora, ed in modo del tutto simile a quanto successe nel secolo scorso per il lavoro domestico, emerge la necessità di accompagnare la costruzione delle competenze, dei percorsi formativi e dei profili professionali, e di presidiare le forme dell’incontro tra una domanda ed una offerta di lavoro che si collocano sul terreno dei più delicati e intimi bisogni delle persone e delle famiglie, la cura della persona, appunto.

 

Queste tensioni sono bene esemplificate dalla evoluzione della contrattazione collettiva nel settore del lavoro domestico e di cura, che, superate le originarie ritrosie degli attori degli attori dei sistemi di rappresentanza e venuti meno i limiti legali, ha conosciuto nel tempo una progressiva espansione, fino ad una autentica esplosione nell’ultimo ventennio, che ha portato alla nascita di più di cinquanta contratti collettivi. Un processo che, proprio per le peculiarità del lavoro di cura, presenta specifiche problematiche, ma al contempo riflette puntualmente le più generali dinamiche evolutive dei sistemi di rappresentanza e di contrattazione collettiva nel nostro Paese, anche sotto il profilo dell’emergere di fenomeni di pluralismo competitivo (purtroppo spesso al ribasso), di una grande frammentazione, di importanti criticità sul fronte della definizione dei perimetri contrattuali e della misurazione della rappresentatività degli attori negoziali.

 

Le dimensioni del fenomeno, e l’importanza dei problemi di regolazione che connotano questo settore, dimostrano l’urgenza di uno studio sistematico che parta proprio dai processi di costruzione sociale dei mercati di riferimento da parte della contrattazione collettiva.

 

Al fine di contribuire a questo sforzo necessario, questo Bollettino Speciale presenta una selezione dei risultati di un progetto di ricerca internazionale dal titolo Il lavoro e il suo valore: verso un mercato del lavoro di cura. La ricerca, svolta tra il 2018 e il 2022, è stata promossa e finanziata da Fondazione ADAPT, ed ha consentito la redazione di tre tesi di dottorato ([1]), la pubblicazione di contributi e analisi in due distinti numeri monografici della rivista Professionalità Studi (n. 1/2022, Lavoro povero, lavoro non pagato, lavoro di cura e non produttivo, e n. 6/2019, Il lavoro di cura: stato dell’arte e sfide aperte), la realizzazione di seminari di dottorato, eventi convegnistici, seminari internazionali ([2]), la pubblicazione del volume a cura di L. Casano, Verso un mercato del lavoro di cura: questioni giuridiche e nodi istituzionali, ADAPT University Press, 2022 (di cui sono cui proposti numerosi estratti), a cui hanno contribuito sedici ricercatori italiani della Scuola di alta formazione in Transizioni occupazionali e relazioni di lavoro di ADAPT e cinque esperti internazionali ([3]).

 

Resta inteso che il presente contributo non vuole essere semplicemente il bilancio di un percorso, ma al tempo stesso un possibile rilancio di questa esperienza con i soggetti istituzionali e le parti sociali interessate alla costruzione di questo nuovo e più avanzato mercato del lavoro che impone la ricerca di soluzioni innovative e di una nuova progettualità condivisa.

 

Lilli Casano

Ricercatrice Università degli Studi dell’Insubria

ADAPT Senior Fellow

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Michele Tiraboschi

Università di Modena e Reggio Emilia

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[1] Federica Capponi, La parabola delle collaborazioni a progetto: il caso del settore socio-assistenziale, Dottorato in Formazione della persona e Mercato del lavoro, Università degli Studi di Bergamo, tutor Prof. M. Tiraboschi, a.a. 2019/2020; Irene Tagliabue, Organizzazione e disciplina del mercato del lavoro di cura, Dottorato in Formazione della persona e Mercato del lavoro, Università degli Studi di Bergamo, tutor Prof. M. Tiraboschi, a.a. 2020/2021; di Stefania Negri, La costruzione sociale della professionalità tra normazione pubblica e rappresentanza, Dottorato in Apprendimento organizzativo e innovazione dei contesti sociali e di lavoro, Università degli Studi di Siena, tutor Prof. M. Tiraboschi, a.a. 2022/2023.

 

[2] Tra questi si segnalano: il convegno su Working Poor, Low-Paid Work, Care Work and Unproductive Work, 26 novembre 2021, International Conference Work and its values. Interdisciplinary Reflections on an Ever Changing Concept, ADAPT, ILO, 24-26 novembre 2021, Bergamo; il convegno Towards a care labour market? Legal and institutional issues, seminario di Diritto del lavoro, corso di laurea magistrale in Giurisprudenza, Dipartimento di Diritto Economia e Culture, Università degli studi dell’Insubria, 5 maggio 2022, Como.

 

[3] Magdalena Díaz Gorfinkiel, Profesora e investigadora, Instituto Universitario de Estudios de Género, Universidad Carlos III de Madrid; Darcy du Toit Emeritus Professor, University of the Western Cape, South Africa; María Gema Quintero Lima, Profesora Titular de Derecho del Trabajo y de la Seguridad Social, Instituto Universitario de Estudios de Género, Universidad Carlos III de Madrid; Natalie Sedacca, Lecturer in Law, University of Exeter.

Il lavoro domestico e di cura a cinquanta anni dal primo contratto collettivo di settore