Il lavoro a progetto di Macron è la nuova frontiera della precarietà?

Sorpresa, in Francia spunta il contratto a progetto. Ma non è nemmeno parente dell’ormai dimenticato contratto a progetto previsto dall’elaborazione di Marco Biagi e poi più o meno attuato dal d.lgs. 276/2003 e soprattutto, forse meno che più, dalle successive modifiche.

 

Sgombriamo subito anche il campo con due parole sulle differenze, almeno rispetto all’ipotesi configurata nel Libro bianco, poi tradotta nel decreto legislativo, ma non, purtroppo, dopo anche nella pratica. Il lavoro a progetto di Biagi è essenzialmente un rapporto di lavoro leggero, caratterizzato dall’autonomia delle parti, con un committente e un commissionario. Potremmo anche, con gli occhi di oggi, pensare che riflettesse su tendenze abbastanza presenti alla fine del secolo scorso, per lo più di derivazione anglosassone, che puntavano a valorizzare un’autonoma creatività all’interno di un processo aziendale, su una certa spinta dei nuovi orizzonti telematici e forse, un po’, anche di Polanyi…

 

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