Il mio canto libero – A proposito dei referendum della CGIL sul lavoro

Bollettino ADAPT 4 marzo 2024, n. 9
 
La Cgil si prepara a predisporre referendum abrogativi su tre ambiti di regolazione: licenziamenti individuali, precarietà del lavoro e appalti. Nel mirino c’è il Jobs act ma non solo. L’iniziativa della Confederazione sindacale conta sul persistere di percezioni di insicurezza in molta parte della società italiana e sulla illusione ottica per cui norme più rigide, pur non facendo più lavoro, potrebbero tutelare meglio chi la occupazione ce l’ha. Eppure il tasso di occupazione a gennaio è risultato quasi stabile al 61,8% (-0,1 punti), ovvero il più basso nell’Unione con la Grecia. Resta al 7,2% il tasso delle persone in cerca di lavoro ma quello giovanile sale al 21,8% (+0,2 punti). Allo stesso tempo cresce il numero di inattivi di 61mila unità (l’incremento si registra tra gli uomini) e il tasso di inattività sale al 33,3% (+0,2 punti). In sintesi, se è vero che in un anno sono cresciuti in numero assoluto e in percentuale gli occupati calando invece disoccupati e inattivi, ci confermiamo come una società che ancora sottoutilizza la sua ricchezza umana nonostante il declino demografico e gli insuccessi di molto reclutamento.
 
Per altro verso, la crisi della offerta di lavoro è tale che le imprese preferiscono contratti permanenti e si impegnano ad individuare modi con cui trattenere lavoratori che spesso desiderano nuove esperienze. Il licenziamento si verifica solo nel caso di crisi o ristrutturazione aziendale senza alternative e, raramente, per gravi inadempienze del lavoratore. I comportamenti patologici sono agevolmente sanzionabili. Contemporaneamente, lo sviluppo geometrico della intelligenza artificiale generativa impone regole più flessibilmente riconducibili agli obiettivi della prestazione lavorativa e investimenti nella professionalità delle persone a partire dalle competenze trasversali come il pensiero critico. Altro che giri di vite dei vecchi meccanismi! Il salto culturale cui siamo chiamati impone discontinuità non regresso. Cambiano i modi di produrre ma più che proibire i subappalti sarebbero utili requisiti di qualificazione delle imprese e dei loro lavoratori con responsabilità ancor maggiori dell’appaltante.
 
In conclusione, non si possono vietare antistoricamente licenziamenti, contratti a termine, appalti ma si possono assecondare le tendenze che sono indotte dai nuovi paradigmi competitivi e tutelare “realmente” le persone nel lavoro.
 

Maurizio Sacconi
Chairman ADAPT Steering Committee
@MaurizioSacconi

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