Bollettino ADAPT 27 marzo 2023, n. 12
Il consiglio europeo dei giorni scorsi verrà forse ricordato come il punto di svolta rispetto al radicalismo ideologico che ha lungamente portato la Commissione a considerare l’ambiente come una variabile indipendente, per di più declinata per settori tra loro non comunicanti. La stessa “conquista” da parte della Germania della possibilità di impiego dei carburanti sintetici a idrogeno verde per le future auto è una buona notizia per l’Italia e per l’Europa intera. Sopravviveranno oltre il 2035 i motori endotermici e si è aperta la strada alla neutralità tecnologica rispetto agli obiettivi ambientali. Anche i biocarburanti passeranno. Se non ora domani.
Le crescenti complessità dell’economia globale, dall’inflazione al rialzo dei tassi, dallo sgonfiamento delle big tech alle crisi bancarie, dalle tensioni geopolitiche alla provvista delle materie prime, dall’eccesso di liquidità al ritorno della stabilità di finanza pubblica, non consentono le fughe in avanti di obiettivi impossibili. Riemerge nelle conclusioni la preoccupazione di favorire in tutti i Paesi membri una crescita sostenibile “senza lasciare indietro nessuno”, ovvero senza compromettere pezzi importanti delle manifatture nazionali e dei relativi posti di lavoro. Anzi, occorrerà costruire soluzioni per rendere disponibile energia, materie prime, semilavorati a prezzi compatibili rilocalizzando produzioni in aree geografiche amiche.
La politica deve fissare gli obiettivi (possibili), le imprese devono trovare gli strumenti. Le imprese vanno sfidate, non oppresse. E non c’è futuro ecocompatibile senza innovazione diffusa come non ci sarà innovazione senza cultura industriale. Né si possono pretendere cambiamenti repentini persino di fronte alle eccellenze ambientali come nel caso delle economie circolari e delle buone pratiche di riciclo. Abbandonare queste ultime per un percorso impraticabile di “riuso” o di grandi confezioni a tutti i costi, significa voler imporre stili di vita, abitudini alimentari, cicli produttivi traumaticamente differenti e incomprensibili. I contrasti tutt’altro che risolti su imballaggi, case, filiera agroalimentare, farmaci ed altro ancora stanno a indicare che non basta più considerare un singolo profilo ambientale senza tenere conto degli aspetti della competitività come della più generale sostenibilità economica e sociale. Infatti, in gioco è la coesione interna ove non vi sia una prospettiva adeguata di crescita e si pretenda rigore nelle prestazioni di welfare, come ci insegna il caso francese.
D’altronde manca solo un anno al voto europeo e poco più al rinnovo della Commissione, appuntamenti per i quali non è difficile prevedere che gli equilibri cambieranno. Questa attesa dovrebbe essere impiegata per una nuova cultura europea della transizione, olisticamente intesa, verso obiettivi di riduzione complessiva dei fattori inquinanti, di produttività, di crescita economica, di occupazione, di sicurezza. Tutto si tiene o scoppieranno nell’Unione conflitti insanabili.
Maurizio Sacconi
Chairman ADAPT Steering Committee
@MaurizioSacconi