Bollettino ADAPT 24 febbraio 2020, n. 8
Il governo della preoccupante diffusione virale richiede un costante equilibrio tra le esigenze prevenzionistiche e quelle relative alla continuità della vita attiva di una nazione, a partire dalle produzioni e dai servizi che ineriscono alla pubblica utilità. Per definizione, in certa misura al di là del grado di valutazione del pericolo, la paralisi di una intera società esalta e non contiene il danno. Il panico induce accaparramenti di alimenti e di farmaci come intasa e perciò rende ingestibile lo stesso servizio sanitario nazionale. Questo va anzi sollecitato a garantire tutte le prestazioni territoriali (extraospedaliere), a partire da una piena disponibilità dei medici di medicina generale.
In queste ore i consigli si sprecano ma per tutti dovrebbe parlare una sola autorità’ centralizzata verso la quale far affluire tutte le informazioni e le valutazioni tecniche. E ogni tentazione formalistica, tipica di un Paese con un impianto regolatorio pesante, dovrebbe cedere il passo alla indicazione di comportamenti responsabili e sostanzialisticamente utili. Stupisce, ad esempio, chi in questo momento sottolinea il prioritario dovere del datore di lavoro di aggiornare il documento di valutazione del rischio di cui al testo unico sulla salute e sicurezza nel lavoro. Si tratta infatti di un atto nel quale si è tenuti a descrivere il rischio residuo in un contesto ordinario e non certo ad inseguire l’evoluzione continua di una situazione eccezionale. Piuttosto, valuti il datore di lavoro l’adeguamento del sistemale aziendale di emergenza e dei dispositivi di protezione individuale in relazione alle effettive caratteristiche relazionali del lavoro e del territorio. Questo è il momento di utilizzare ancor più i medici del lavoro piuttosto che i consulenti legali.
Analogamente, la situazione straordinaria fa emergere i limiti della legge sul lavoro agile dovuti alle resistenze opposte dal governo di allora alla adozione di una normativa più ampia e flessibile. Il decreto legge varato dal consiglio dei ministri lo rende fortunatamente applicabile in via automatica nelle aree considerate a rischio.
Auguriamoci comunque che nessun ispettore del lavoro voglia contestare in questa fase profili formali per prestazioni che repentinamente si spostano dal luogo ordinario di lavoro alla abitazione del lavoratore o ad altro contesto da lui prescelto in accordo con l’azienda. Anche se il governo ha opportunamente rafforzato gli strumenti di sostegno al reddito nel caso di interruzione della produzione, dobbiamo favorire per quanto possibile la continuità delle attività economiche rendendole compatibili con il necessario isolamento delle situazioni di rischio. Questa difficile esperienza deve essere insomma motivo per risvegliare tutte le migliori energie della nazione che non sono certo quelle degli azzeccagarbugli.
Maurizio Sacconi
Chairman ADAPT Steering Committee
@MaurizioSacconi