Bollettino ADAPT 8 maggio 2023, n. 17
Il decreto lavoro del governo corrisponde, con efficacia in parte da verificare, agli obiettivi del contrasto appropriato della povertà assoluta, della tutela del potere d’acquisto dei bassi salari, della maggiore propensione ad assumere da parte delle imprese, dell’incremento dei tassi di attività e di occupazione.
Ridicola la polemica sul primo maggio. Ricorda l’episodio evangelico dei farisei che accusano Gesù di sanare miracolosamente i malati nel giorno dedicato al Signore, ai quali lui risponde che il sabato è fatto per l’uomo e non viceversa.
Condivisa la direzione delle misure, vale tuttavia la pena di concentrare l’attenzione su ciò che manca o che potrebbe poi mancare.
Primo. Il costoso reddito per l’inclusione, per rivelarsi utile a rimuovere lo stato di disagio, deve essere affidato ai comuni e da questi alle opere assistenziali non profit al fine di verificare in prossimità l’effettivo bisogno e di gestirlo con calore relazionale e attenzione alle dipendenze.
Secondo. Il reddito per l’attivazione al lavoro ha bisogno di nuove politiche di accompagnamento che un accordo Stato-Regioni dovrebbe realizzare attraverso i buoni lavoro, strumento necessario per mobilitare tanti intermediari, anche privato-sociali come gli enti bilaterali, rimuovendo ogni rendita burocratica dei centri pubblici. La formazione non potrà più essere a catalogo ma personalizzata nella concreta prospettiva di una assunzione.
Terzo. I contratti a termine, in una stagione carica di incertezze e in un Paese dal loro impiego nella media europea, non dovranno essere rattrappiti dalla minaccia della giurisprudenza ostile. Quindi niente “causalone”, che fu pure disegnato da Biagi nella illusione di una giustizia serena, e ritorno alla acausalità’ del job act. Poi, sempre possibili accordi di ogni livello.
Quarto. La riduzione del “cuneo” sul lavoro dovrebbe diventare strutturale. E il modo logico potrebbe consistere nell’equilibrio tra contribuzioni (oggi eccessive) e prestazioni per Inail, malattia, ammortizzatori. Quanto alla tassazione, questa si dovrebbe appiattire (con la riforma fiscale) per le parti meritevoli del salario come produttività, professionalità, scomodità.
Insomma, siamo solo all’inizio di una nuova fase.
Maurizio Sacconi
Chairman ADAPT Steering Committee
@MaurizioSacconi