Bollettino ADAPT 21 novembre 2022, n. 40
Il nuovo governo sembra orientato a rivalutare la contrattazione di prossimità e con essa le erogazioni dirette a incrementare il potere di acquisto dei lavoratori. L’intenzione è lodevole ma un po’ di ordine non guasterebbe per incoraggiare strutturalmente il perseguimento di obiettivi di maggiore produttività e professionalità, l’accettazione soprattutto da parte dei lavoratori servili di prestazioni rese nella notte o nei giorni festivi e prefestivi, lo sviluppo di modelli di welfare integrativo rispetto a quello garantito da fondi nazionali. E per sostenere in via straordinaria gli extracosti familiari indotti dal caro energia.
Ricordo che dal 2008 al 2012, per una platea che comprendeva sostanzialmente gli operai e buona parte degli impiegati, fu vigente una detassazione “secca” al 10% per tutte le componenti salariali erogate in azienda o attraverso accordi territoriali, dallo straordinario al lavoro notturno alle premialità. Si partiva dal presupposto che se l’imprenditore erogava somme aggiuntive a quelle da contratto nazionale c’era sempre un buon motivo e che le stesse indennità per lavoro notturno dovevano essere incentivate e non penalizzate dalla progressività del prelievo fiscale. L’accordo per la riconversione dello stabilimento Fiat di Pomigliano con le nuove turnazioni fu sostenuto da quelle norme.
Negli anni successivi, i governi che si sono succeduti hanno progressivamente irrigidito quella disciplina pur ampliando (teoricamente) la base dei beneficiari. Un approccio costruttivista, attraverso il quale si volevano “educare” imprese e lavoratori, ha prodotto una disciplina utilizzata da poche grandi imprese perché le parti dovrebbero identificare con congruo anticipo obiettivi in partenza non scontati.
Ora, se il presupposto è di favore per incrementi retributivi che non alimentano inflazione perché ancorati a parametri virtuosi, occorre identificare modalità che raggiungano vaste platee di lavoratori (almeno operai e impiegati), delle grandi come delle più piccole imprese. Ed evitare di penalizzarle attraverso la detassazione degli aumenti salariali da contratto nazionale che hanno peraltro effetti inflazionistici. Se tutto deve transitare attraverso accordi sindacali, può soccorrere il cosiddetto “modello Treviso” recepito dal penultimo contratto dei metalmeccanici. Un’impresa non unionizzata può sottoscrivere un accordo per erogazioni detassate presso una qualunque sede di rappresentanza provinciale, anche solo datoriale. Possono peraltro soccorrere anche gli accordi territoriali.
In ogni caso e per tutti gli obiettivi, la ragione della detassazione deve essere semplice e tendenzialmente automatica per cui la modifica della norma vigente viene prima della stessa riduzione dell’aliquota. La progressività del prelievo nel nostro ordinamento si ferma quando incontra motivi di interesse generale come il collocamento dei titoli di Stato. Analogamente quindi lo si può fare per incentivare i meriti nel lavoro.
Maurizio Sacconi
Chairman ADAPT Steering Committee
@MaurizioSacconi