Bollettino ADAPT 1 febbraio 2021, n. 4
L’Italia ha quasi 13 milioni di adulti 25-64 anni con basso livello di istruzione e concentra quasi un quarto della popolazione adulta europea senza un titolo secondario superiore (circa 51 milioni). Se poi consideriamo il bisogno di alfabetizzazione linguistica, numerica e digitale, la quota di popolazione adulta che necessita di aggiornare le proprie competenze è stimata tra il 50-60% del totale. La stessa percentuale di partecipazione degli adulti ad attività di formazione è tra le più basse e riguarda in netta prevalenza gli occupati. Per questo il Governo dovrebbe puntare con forza a investire parte delle risorse del Recovery Plan sulla formazione continua non solo per affrontare il gap di competenze a sostegno dell’occupazione, ma anche per garantire la modernizzazione della pubblica amministrazione, la digitalizzazione dell’economia e il sistema di istruzione scolastica. Sono queste le ragioni dell’appello sottoscritto da esperti appartenenti a diversi enti, tra cui ETF (European Training Foundation), CEDEFOP (Centro Europeo per la Formazione professionale), INAPP (Istituto nazionale per l’analisi delle politiche Pubbliche), INDIRE (Istituto Nazionale di documentazione innovazione e ricerca educativa) in una lettera aperta al Governo, con lo scopo di realizzare “entro il 2025 l’obiettivo Europeo del 50% di adulti che partecipano in attività formative.
Per quanto sia insistentemente ribadito – e facilmente constatabile – il nostro ritardo educativo e formativo, persistono i comportamenti corporativi delle organizzazioni sindacali del personale addetto all’istruzione e le inefficienze operative non solo delle funzioni pubbliche ma anche di molti degli enti bilaterali che gestiscono le risorse obbligatoriamente raccolte in percentuale del monte salari presso le imprese. Vi concorrono le rigidità formali imposte con la giustificazione della loro natura giuridica ma anche ricorrenti inefficienze dei loro amministratori espressi dalle parti sociali. Con il risultato di importanti residui di cassa. Potrebbe soccorrere un impulso centrale quale un piano nazionale per soddisfare il bisogno di rialfabetizzazione concordato tra governo e organizzazioni di rappresentanza. Come, per altro verso, sarebbe certamente utile una più efficace integrazione tra i fondi interprofessionali e i progetti territoriali cui concorrono imprese, sindacati, istituzioni educative e formative. Occorrono comunque obiettivi quantificati e verificabili. Così come sono oggi possibili adeguati controlli circa la qualità dei percorsi di apprendimento in relazione agli esiti che si determinano nel mercato del lavoro. Esiste una buona pratica negli enti bilaterali, quella realizzata da sindacati e agenzie di lavoro per i lavoratori assunti a tempo indeterminato (staff leasing). Questa è favorita dal comune interesse a garantire la tempestiva riqualificazione professionale di costoro in funzione della più veloce ricollocazione in altre missioni. Il punto è proprio questo. Rimuovere ogni tentazione di autoreferenzialità e tenere alta la tensione al risultato.
Maurizio Sacconi
Chairman ADAPT Steering Committee
@MaurizioSacconi