Bollettino ADAPT 12 aprile 2021, n. 14
Vi è un vecchio vizio nella dimensione politica. Quello di contrapporre i giovani agli adulti. A praticarlo sono soprattutto quegli adulti che così pensano di coprire le loro responsabilità per percorsi educativi autoreferenziali e/o per assenza dai loro doveri genitoriali. E vi sono minoranze di giovani che affascinati da ogni “rottura” non ne colgono il contenuto solo apparente e si accodano ai peggiori conservatori, ai principali colpevoli della loro potenziale esclusione sociale.
Nella crisi pandemica si rinnovano questi tentativi anche se la peste colpisce in modo largamente prevalente la salute di anziani e adulti. Dal punto di vista economico e sociale l’impatto negativo si distribuisce proporzionalmente ai bisogni immediati e alle aspettative future delle diverse generazioni. Basta quindi a stupidità come l’idea di vaccinare prima i giovani per lasciare spazio alle vere soluzioni. La didattica a distanza ha messo a nudo la obsolescenza di metodi e contenuti pedagogici. Il ministro Bianchi ha ora il compito di prolungare l’anno scolastico in presenza per tutti non appena possibile e di investire in quello nuovo attraverso formazione dei docenti, acquisizione di piattaforme tecnologiche interattive, forti inserimenti nei percorsi di apprendimento di esperienze lavorative. Ora come mai si ripropone l’esigenza di promuovere l’apprendistato “duale” attraverso una fortissima incentivazione nella prassi amministrativa e nel costo del rapporto di lavoro.
Gli anziani sono per ora destinatari di forme di flessibilità in uscita dal mercato del lavoro come le “isopensioni” e di incentivi al rientro in esso che appaiono tuttavia confusi e di breve periodo. Languono invece le azioni di riqualificazione professionale mirata nel nome del vecchio vizio per cui prevalgono le esigenze della offerta (di servizi pubblici al lavoro) su quelle della domanda (di accompagnamento al lavoro). Lo stesso assegno di ricollocamento potrebbe funzionare se semplicemente definito ma non a caso si attendono ulteriori rinvii e complicazioni. Sarebbe il momento di riprendere la vecchia idea dell’apprendistato per adulti bisognosi di alfabetizzazione digitale e transizione professionale come i molti lavoratori autonomi costretti a chiudere la loro attività.
Soccorrono poco le relazioni industriali perché burocratizzate dal loro centralismo mentre avremmo bisogno dei cento fiori della fantasia negoziale per cercare nelle aziende e nei territori soluzioni innovative per il futuro del lavoro.
Alla larga da cattivi maestri e infruttuosi difensori pubblici, giovani e adulti devono collaborare chiedendo non pesci ma canne da pesca.
Maurizio Sacconi
Chairman ADAPT Steering Committee
@MaurizioSacconi