Bollettino ADAPT 4 aprile 2022, n. 13
Il Consiglio dei ministri ha approvato nei giorni scorsi un decreto legislativo in attuazione della direttiva europea “sulle condizioni di lavoro prevedibili e trasparenti” introducendo obblighi informativi molto più intensi a carico dei datori di lavoro, anche se famiglie, e l’estensione del diritto di precedenza anche ai collaboratori autonomi nel caso di future assunzioni della stessa impresa. Ad una prima lettura – toccherà ora al Parlamento un esame approfondito per i prescritti pareri – il recepimento, come di consueto, sarebbe andato oltre gli obblighi comunitari. Appare da ora evidente che la imposizione di nuovi adempimenti e di maggiori rigidità non favorirà la propensione ad assumere in un tempo di forti incertezze.
Secondo alcuni quotidiani poi, sarebbe stata espunta all’ultimo momento una norma con cui si voleva limitare al 30% del totale dei lavoratori intermediati da ciascuna piattaforma digitale la quota dei collaboratori autonomi. Il vincolo potrebbe rientrare nel disegno di legge in materia di lavoro tramite piattaforma digitale che il governo sarebbe intenzionato a proporre senza attendere il percorso della proposta di direttiva europea in materia. In questo stesso ambito si vorrebbero proporre diritti del lavoratore – e conseguenti obblighi del datore di lavoro – in relazione al riesame delle decisioni automatizzate «nel caso di utilizzo di sistemi decisionali o di monitoraggio automatizzati deputati a fornire indicazioni rilevanti ai fini dell’assunzione o del conferimento dell’incarico, della gestione o della cessazione del rapporto di lavoro, dell’assegnazione di compiti o mansioni nonché incidenti sulla sorveglianza, la valutazione, le prestazioni, e l’adempimento delle obbligazioni contrattuali dei lavoratori». Ancor più preoccupante sarebbe una ulteriore estensione della presunzione di subordinazione in presenza di almeno due delle cinque condizioni contenute nella proposta di direttiva. Basterebbe, ad esempio, la supervisione dell’attività lavorativa tramite mezzi elettronici se combinata con la richiesta al lavoratore di specifici comportamenti come l’abbigliamento.
Sarebbe invece necessario partire dalla consapevolezza che nella economia digitale molte persone preferiscono lavorare in autentica autonomia pur coordinandosi con uno o più committenti. Nello stesso fenomeno delle consegne a domicilio distribuite da algoritmi, si rinvengono numerosi studenti o doppiolavoristi che chiedono di poter rifiutare la prestazione senza per questo perdere successive opportunità. Biagi aveva intuito lo sviluppo delle prestazioni “ibride” e si era posto l’obiettivo, attraverso il “contratto a progetto”, di darvi regole e tutele. Ora, vent’anni dopo, sarebbe paradossale se tutti i lavori si dovessero omologare nel contratto di lavoro subordinato per garantire protezioni che, nella misura essenziale, ogni lavoro deve avere. In questo modo, oltretutto, si accelererebbero i processi di concentrazione proprietaria delle imprese, già pericolosamente presenti, perché solo grandi compagnie sarebbero in grado di sopportare gli oneri delle rigidità.
Commemorando Biagi nei giorni scorsi, il presidente del Cnel Tiziano Treu ha invitato tutti ad imitarne la capacità di leggere i cambiamenti e a “non portare gli occhiali sulla nuca”.
Maurizio Sacconi
Chairman ADAPT Steering Committee
@MaurizioSacconi