Bollettino ADAPT 15 giugno 2020, n. 24
La faticosa ripresa conferma la necessità di un dialogo tra le parti sociali oltre gli schemi tradizionali e soprattutto oltre la propensione centralista del passato anche recente. Nel new normal ogni omologazione è ridicola, ogni rigidità insensata. Nei giorni scorsi molte imprese hanno ipotizzato una diversa programmazione dei periodi di riposo feriale e il superamento di vecchie abitudini come la chiusura degli stabilimenti nel mese di agosto. Sarà la domanda a guidare l’offerta e, con i tempi che corrono, anche la flessibilità e tempestività produttiva possono concorrere ad alimentarla. Luigi Sbarra, segretario generale aggiunto della Cisl, ha subito risposto che, alla luce dell’emergenza pandemica, “la contrattazione aziendale o territoriale risponde alle specifiche esigenze delle singole realtà produttive, affrontando il tema di come migliorare l’organizzazione del lavoro, regolare istituti come gli orari, la turnistica, i riposi, le ferie, gli investimenti in formazione per la crescita delle competenze, i recuperi di produttività”. Si tratta di condividere i difficili percorsi dei prossimi mesi in termini coerenti con le singole situazioni produttive.
Una regia generale può essere utile se stabilisce criteri ma non pretende uniformità. Ha senso in una situazione di bassissima inflazione e di altissima precarietà delle imprese parlare di rinnovo dei contratti nazionali secondo i moduli usuali? Sono sostenibili e utili aumenti uguali per tutti? Certo, questa immediata prospettiva richiede ai corpi sociali di sapersi rinnovare in relazione alle effettive esigenze dei soggetti rappresentati. E quindi di potenziare la capacità di tutela e rappresentanza nei territori superando molto spesso i codici Ateco. Ogni tentazione autoreferenziale sarebbe presto pagata in termini non solo di disintermediazione ma anche, nella terribile fase che viviamo, di associati – imprese e lavoratori – che vengono meno per fallimenti e disoccupazione. È incredibile quanto resista la pigra continuità alla drammatica novità di una crisi senza precedenti dal secondo conflitto mondiale.
Troppi attori politici e sociali continuano a ragionare secondo contenuti e tempi che appartengono al passato. Non basta infatti la discontinuità, perché se questa viene accettata troppo tardi è inutile. La velocità dei processi positivi è diventata requisito necessario per opporli alla velocità certa di quelli negativi. Lo abbiamo imparato constatando la differenza tra Paesi in ragione dei tempi di trasferimento di risorse dai bilanci pubblici alle imprese e ai lavoratori. Le organizzazioni di rappresentanza siano quindi consapevoli della differenza che le oppone ai decisori istituzionali. La (teorica) assenza di burocrazia. La dimostrino.
Maurizio Sacconi
Chairman ADAPT Steering Committee
@MaurizioSacconi