Bollettino ADAPT 6 dicembre 2021, n. 43
La nuova Irpef è un’altra occasione persa per il collegamento tra salari e produttività che pure appartiene a quel mainstreaming europeo cui il presidente Draghi è così legato. Nonostante la riforma abbia, tra aliquote e deduzioni, una certa complessità, non è tuttavia arrivata a incorporare in forma automatica e strutturale la detassazione della quota premiale del reddito da lavoro. Il tema è stato letteralmente rimosso.
Anche CISL e Confindustria, che a parole dichiarano il loro favore per la contrattazione di prossimità, hanno da tempo dimenticato il modo di sostenerla attraverso una fiscalità di vantaggio. Introdotta nel 2008 per una limitata (ma larga) platea di beneficiari comprendente tutti gli operai e buona parte degli impiegati, la tassazione secca e definitiva al 10% era applicata anche a straordinari e lavoro notturno. Il suo progressivo “successo” in termini di spesa fiscale, ha favorito il regresso della disposizione verso una disciplina complicata ed esposta a contenzioso, gradita alle burocrazie centrali.
Ora la progressività del prelievo sul reddito da lavoro è stata certamente attenuata con la revisione delle aliquote marginali nette ma ben altro effetto avrebbe la scelta strutturale di bloccare la progressività quando incontra la componente variabile del salario decisa con accordi territoriali e aziendali. L’automatismo si giustifica con la constatazione che in prossimità nessuna datore di lavoro privato butta via i soldi e se ha voluto premiare i dipendenti si deve dare per presunta una buona ragione.
D’altronde solo in questo modo si sospinge la diffusione degli accordi aziendali e territoriali. A parità di erogazione del datore di lavoro, si stabilirebbe un significativo differenziale tra la fonte contrattuale nazionale e quella locale.
CISL, Confindustria, se ci siete battete un colpo!
Maurizio Sacconi
Chairman ADAPT Steering Committee
@MaurizioSacconi