Il mio canto libero – Onorare Biagi con il coraggio delle decisioni

Bollettino ADAPT 13 marzo 2023, n. 10
 

Nel corso di questa settimana si svolgeranno gli usuali incontri pubblici in memoria di Marco Biagi. Anche quest’anno saranno dedicati alla attualità della sua rivoluzione culturale e delle sue intuizioni. Ne verranno risposte ai nodi del presente e del futuro dei mercati del lavoro. Ogni formalismo celebrativo, ne sono certo, lo farebbe indignare.

 

Il motivo più rilevante di riflessione sarà costituito dalla ancor più evidente contraddizione tra un declino demografico che riduce sensibilmente la popolazione in età di lavoro e il persistere in Italia dei più bassi tassi di occupazione in Europa. L’economia soffre manifestamente per la carenza di personale in molte attività produttive di beni come di servizi mentre la società soffre per la elevata quota di persone che non lavorano o lavorano poco e male. A Biagi dobbiamo il superamento del monopolio del collocamento pubblico, la polifunzionalità delle agenzie di lavoro interinale, l’autorizzazione agile quali intermediari per il lavoro di scuole superiori, università, comuni, camere di commercio, organizzazioni datoriali e dei lavoratori, patronati, enti bilaterali, associazioni non profit. Egli prese atto della storia fragile e burocratica dei centri per l’impiego e immaginò un sistema plurale che tuttora appare atrofizzato dalla scelta ideologica di privilegiare i servizi pubblici in quanto titolari di funzioni esclusive. Ora la decisione politica è semplice: scatenare una concorrenza perfetta tra intermediari sulla base di buoni lavoro destinabili dal disoccupato a chi lo fa assumere attraverso un percorso formativo personalizzato.

 

La seconda ragione per mutuare soluzioni dalle sue idee è la progressiva trasformazione della relazione di lavoro, ovvero il superamento della tradizionale dicotomia tra subordinazione e autonomia della prestazione. La pretesa di far coincidere le tutele con l’estensione della subordinazione è una concessione alla ideologia classista. È stato il vizio fondamentale del jobs act. Ora il contratto a progetto fu per i detrattori pregiudiziali il simbolo negativo della legge Biagi mentre invece ne rappresentò una visionaria predizione. Infatti, il lavoro agile o “intelligente”, che non si risolve nella mera esecuzione di ordini in un dato tempo di lavoro, non può rinchiudersi nella griglia del contratto di lavoro subordinato. Il passaggio agli obiettivi e ai risultati, ovvero a un progetto, impone una struttura ibrida come hanno recentemente tentato di produrre accordi aziendali in una nota azienda di credito e in una non meno nota grande charity italiana. I nuovi decisori avranno il coraggio di sfidare slogan e preconcetti per riproporre l’idea di Biagi? Oggi potrebbero accompagnarla con disposizioni specifiche su salute e sicurezza e tutele del prestatore nel caso di cessazione del rapporto da parte del committente.

 

La terza ragione infine riguarda la agevole regolarizzazione dei lavori occasionali da parte di famiglie e pubblici esercizi. Si tratta di ripristinare i vecchi voucher (inclusa la tracciabilità) e i contratti di lavoro intermittente oltre i limiti che li hanno inibiti.

 

Altro ancora il lascito di Biagi può insegnare a coloro che, come lui, volessero misurarsi con i risultati delle politiche pubbliche in termini di tassi di occupazione e di attività. Onorarlo vuol dire rileggerne per bene l’insegnamento e agire in conseguenza. Qualcuno dirà che oggi è più difficile di ieri andare contro i luoghi comuni. La sua morte ci dice il contrario.

 

Maurizio Sacconi
Chairman ADAPT Steering Committee
@MaurizioSacconi

Il mio canto libero – Onorare Biagi con il coraggio delle decisioni