Bollettino ADAPT 20 giugno 2022, n. 24
La complessa emergenza economica e sociale che si sta determinando per vecchie (eccesso di liquidità) e nuove (guerra e pandemia) ragioni richiederebbe uno sforzo corale delle istituzioni e della società. Confindustria, Cisl e il ministro Brunetta hanno ipotizzato un enfatico Patto Sociale che invero corrisponderebbe alla straordinarietà della fase in corso.
L’Italia non ha mai mutuato dalle esperienze nordeuropee quel modello neo-corporativo che si è realizzato attraverso la procedimentalizzazione e la periodicità degli accordi tripartiti tra governo e organizzazioni rappresentative degli interessi. Nella esperienza italiana i Patti Sociali sono stati saltuari e non sempre efficaci. In due contesti di eccezionale difficoltà hanno certamente funzionato. Nel 1984 si trattò di superare i meccanismi di indicizzazione che alimentavano la stagflazione (ora nuovamente temuta). Nel 1992 le parti sociali condivisero con il governo una manovra di ben centomila miliardi di vecchie lire per mettere in sicurezza la stabilità della moneta e la liquidità dello Stato.
Ora si tratterebbe di condividere i modi con cui contenere l’inflazione anche se largamente importata, controllare ìl grande debito pubblico, sostenere la crescita e la coesione sociale. Operazione non semplice e che si dovrebbe per di più realizzare alla vigilia delle elezioni politiche. Ma proprio in considerazione delle inevitabili fragilità dei partiti avrebbe senso la negoziazione con le grandi confederazioni delle imprese e dei lavoratori. Il governo sino ad ora non ha dato prova di volontà e di capacità di dialogo, ridotto a tavolini di informazione e di ascolto. Si è fatto condizionare dalla diffidenza della Cgil che sembra preferire la sua autonoma influenza su alcuni ministri. Prevalgono in esso insensibilità anche culturali alle complicate mediazioni implicite nei Patti di questa natura.
Servirebbe infatti un accurato lavoro di preparazione dei vari interventi che dovrebbero confluire nella legge di Bilancio e nei provvedimenti di accompagnamento sulla base di una visione organica delle potenzialità della società italiana. Sarà necessario mettere in discussione misure assunte in un altro contesto e che ora alimentano inflazione, come il bonus per l’edilizia, o spesa incontrollata, come il reddito di cittadinanza. Riflettere sulla transizione ecologica. Ritarare lo stesso PNRR largamente dedicato a espandere lo Stato pesante e non a capacitare la società e l’economia. Forse lo stesso impianto fiscale recentemente corretto nella tassazione dei redditi. Deregolate molti vincoli che i Paesi concorrenti non hanno.
Occorrerebbero giorni e notti di duro lavoro. E soprattutto la capacità di parlare contemporaneamente al cuore e alla ragione degli italiani.
Maurizio Sacconi
Chairman ADAPT Steering Committee
@MaurizioSacconi