Bollettino ADAPT 28 novembre 2022, n. 41
Le polemiche seguite ai primi interventi correttivi del reddito di cittadinanza hanno riproposto il tradizionale approccio italiano alle politiche pubbliche, tutte disegnate sulla offerta di prestazioni, valutate sulla quantità delle risorse assegnate, mai verificate sui risultati in termini di benessere della domanda. Ne consegue che la contestazione si rivolge alla riduzione della spesa a prescindere dalla sua efficacia. Eppure l’istituto si è caratterizzato per una evidente sproporzione tra i costi e i risultati prodotti in termini tanto di riduzione della povertà assoluta quanto di inclusione nel mercato del lavoro dei suoi percettori. Le politiche attive del lavoro sono state recentemente rendicontate in termini di procedure effettuate dai centri per l’impiego e non certo per numero di assunzioni.
Questo vizio italico si è manifestamente evidenziato anche nelle politiche educative concentrate sul circolo vizioso della produzione prima e della stabilizzazione poi degli insegnanti precari. Ai risultati mai un cenno. Eppure i programmi Pisa e Piiac dell’Ocse rilevano comparativamente un minor livello di conoscenze dei giovani e degli adulti italiani rispetto a quelli degli altri Paesi industrializzati. Non a caso, la valutazione dei singoli docenti non è stata mai realizzata.
Perfino nel caso delle politiche della salute, ci si accapiglia sul riparto dei fondi da trasferire ai servizi sanitari regionali, sul finanziamento delle nuove strutture da aprire come le Case o gli Ospedali di Comunità, sulle stabilizzazioni di personale, sui contratti collettivi di lavoro. Mai si determina una vera discussione sugli “esiti” che pure vengono periodicamente monitorati dall’Agenas e potrebbero essere ulteriormente affinati.
L’incremento di risorse è quindi l’unico valore nel presupposto che non si debbano mai mettere in discussione le dinamiche di spesa.
A questo punto ci si augura che il nuovo governo voglia essere discontinuo rispetto a coloro che lo hanno preceduto. Accetti, nei tempi necessari, di farsi verificare nel rapporto costi-benefici di ciascuna delle politiche pubbliche perché ormai sono disponibili modelli di rilevazione dei risultati dei singoli interventi. Ad esempio, si potrà constatare se la rimodulazione dell’assegno unico in favore delle famiglie numerose o se l’assistenza in prossimità risultino più utili del “reddito” centralizzato nel contenere i numeri della povertà, se la mobilitazione di tutti gli intermediari in concorrenza tra loro determini più assunzioni anche nelle categorie svantaggiate, se l’offerta plurale di percorsi educativi, valorizzando anche l’apprendimento pratico, riduca i neet, se lo spostamento di risorse dalla dispersione della offerta ospedaliera ai servizi territoriali migliori l’epidemiologia di un territorio. E così via.
In questo modo, discutendo dei risultati, si potrà rigenerare l’interesse per la politica dopo i tanti sproloqui che ne prescindono.
Maurizio Sacconi
Chairman ADAPT Steering Committee
@MaurizioSacconi