Bollettino ADAPT 22 marzo 2021, n. 11
L’industria si è diffusamente mobilitata per ospitare, a determinate condizioni di sicurezza (e di scudo per i responsabili), le vaccinazioni anti-Covid negli stabilimenti. Si sviluppa in questo modo la connessione tra lavoro e salute che la pandemia ha ulteriormente sollecitato. Le attività di prevenzione del contagio hanno avuto a riferimento soprattutto gli ambienti produttivi ma in molti casi la formazione ha riguardato più ampiamente i comportamenti utili ad evitarlo anche in itinere e in ogni altro contesto.
Dobbiamo augurarci che questa esperienza non si esaurisca con l’emergenza sanitaria e che costituisca invece la premessa per la diffusione nelle imprese di una sorveglianza sanitaria olistica, ovvero rivolta alla persona nella sua integralità e non solo ai rischi generali e specifici indotti dalla prestazione lavorativa in un dato ambiente di produzione (di beni come di servizi ). Se questa seconda attività è giustamente obbligatoria, la prima può rimanere volontaria ma adeguatamente incentivata e incoraggiata. Possiamo immaginare un accordo interconfederale destinato ad offrire una cornice per intese di azienda, settore o territorio che lo Stato a sua volta dovrebbe incoraggiare attraverso congrue detrazioni o deduzioni fiscali per le relative spese. In fondo, gran parte della nostra vita si svolge nel contesto di un rapporto di lavoro e la salute corrisponde a un bisogno primario della persona. Come il lavoro.
Se il datore di lavoro chiede al lavoratore una dedizione integrale agli obiettivi assegnati, nondimeno il lavoratore chiede di essere considerato nella interezza dei bisogni e delle aspirazioni, sue e del suo nucleo familiare. In questo modo gli screening periodici possono essere organizzati (e pagati) dall’azienda come nel tempo di lavoro si possono svolgere programmi formativi per i corretti stili di vita e la prevenzione delle malattie croniche non trasmissibili. Lo stesso finanziamento delle prestazioni socio-sanitarie in favore dei lavoratori e dei loro familiari dovrà sempre più avvalersi di fondi integrativi dedicati non solo al rimborso delle spese private per bisogni di salute ma anche al sostegno degli ingenti oneri derivanti da una condizione di non autosufficienza. La relazione di lavoro diventa in questo modo più “calda”, supera il mero scambio tra remunerazione e prestazione e si fa più coinvolgente. Una buona ragione per assumere la salute quale obiettivo primario della evoluzione delle relazioni industriali.
Maurizio Sacconi
Chairman ADAPT Steering Committee
@MaurizioSacconi