Estratto dal volume Giorgio Usai. In ricordo di un sindacalista d’impresa, che sarà presentato il prossimo 18 gennaio all’Università la Sapienza di Roma per iniziativa di Arturo Maresca e Michele Tiraboschi e con l’intervento di amici e colleghi di Giorgio che hanno concorso con lui al processo di modernizzazione del nostro mercato del lavoro.
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Ancora venticinquenne ho vissuto l’avventura dell’assistenza tecnica a un Ministro, nel mio caso quello del lavoro e delle politiche sociali. Non certo per merito, quanto per quella favorevole coincidenza di fatti e rapporti che non sono dovuti al nostro impegno e non sono esito delle nostre doti. Sono occasioni che accadono, di fronte alle quali l’unico valore è avere il coraggio di viverle. Forse per spavalderia generazionale, forse perché in fondo sapevo che avrei raccolto insegnamenti importanti, di gran lunga più preziosi di qualsiasi fatica spesa per ottenerli, ho deciso di percorrere quella strada, che è diventata il mio percorso di apprendistato de facto, accanto a chi è poi diventato il mio riferimento accademico e professionale.
È stata (o, meglio, è tuttora) una strada ricca di incontri con persone eccezionali, talune umanamente, altre professionalmente, talaltre sotto entrambi i profili.
Senza alcuna remora colloco Giorgio Usai in questa terza categoria. Beninteso, non sono mai stato un “collega” del dottor Usai, né una “controparte”, né tantomeno un “amico”. Più semplicemente ero il ragazzo di bottega che puliva gli strumenti nell’angolo mentre il Maestro componeva il mosaico in coerenza con le indicazioni strategiche del committente (il decisore politico). Nelle relazioni industriali, così come in politica, nessun capolavoro è esito dello sforzo di una sola persona, ma occorre partecipazione, confronto, mediazione (“relazione”, appunto) con tutti coloro che hanno un qualche interesse a che quell’opera sia perfetta. E così mi capitava spesso di ascoltare i colloqui tra Michele Tiraboschi e Giorgio Usai o tra questi e gli altri responsabili sindacali delle associazioni datoriali e i segretari confederali di Cgil, Cisl e Uil. Un vero e proprio corso di formazione accelerato, denso tanto di teoria quanto di pratica.
Proprio la contemporanea capacità di analisi normativa, sensibilità politica e contezza delle difficoltà concrete delle imprese mi ha sempre affascinato di Giorgio Usai. Nei tavoli di concertazione ministeriale, come da rituale, era sempre il primo a parlare e non di rado il suo intervento tracciava il solco della discussione, già orientava verso la direzione da lui perseguita il confronto. Una abilità rara, certamente innata, ma resa arma potente da una preparazione dei dossier certosina. Usai riusciva ad essere autorevole prima ancora che autoritario, ascoltato e rispettato anche da chi lo avversava.
Per chi, come me, si avvicinava con timore e tremore, ma anche eccitazione e baldanza, alle relazioni industriali, resta indelebile il ricordo di un uomo che le rappresentava in carne ed ossa, con dedizione ed altrettanta, evidente, passione.
Quale soddisfazione, con il passare degli anni, nel potere rapportarmi direttamente con lui, scoprendone una memoria e una attenzione alla persona non banali, oltre che una stima profonda verso la Scuola di alta formazione che mi ha cresciuto, alla quale lo stesso Usai ha sempre accettato di partecipare. Me lo ha ribadito l’ultima volta che l’ho incontrato, nel 2015, in occasione del XIII convegno in memoria di Marco Biagi. Di fronte alla stessa soggezione di qualche anno prima, mi ha sorriso, semplicemente ringraziando tramite me tutta ADAPT del lavoro che facciamo per la formazione di giovani che, come lui, si possano innamorare di quello strano mondo che sono le relazioni industriali.
Presidente Adapt
@EMassagli