Il Piano europeo Garanzia Giovani è attivo nel nostro Paese ormai da quasi sei mesi. Tempo che, nell’immaginario comune, dovrebbe aver condotto ad importanti risultati, vista l’ampia disponibilità economica assegnataci: 1,5 miliardi di euro. Tuttavia, al momento si contano circa 250 mila under 29 italiani iscritti al programma; di questi circa 60 mila hanno sostenuto un colloquio in un Centro per l’impiego e, alcuni, ma è al momento impossibile sapere con certezza quanti, hanno già ricevuto una proposta di lavoro o di stage.
Da questi dati emergono due ordini di problemi: il primo è che solo poco più del 10% dei potenziali partecipanti si è iscritto al Piano (in Italia i Neet sono circa 2,2 milioni); il secondo è che la maggioranza dei giovani iscritti non è ancora stata contattata.
I numeri diffusi dai monitoraggi del Ministero del lavoro non dipingono una situazione rosea, per questa ragione l’associazione ADAPT e la testata giornalistica online Repubblica degli Stagisti hanno predisposto e diffuso un sondaggio rivolto a tutti gli under 29 italiani con lo scopo di ascoltare direttamente le voci di chi ha già avuto un primo approccio a Garanzia Giovani.
Nel sondaggio anonimo vengono chiesti l’anno di nascita, la provenienza, il titolo di studio e tante altre domande, la più interessante delle quali si sta rivelando quella che chiede ai ragazzi “Raccontaci con le tue parole” il colloquio ricevuto. Già dalle prime risposte dei giovani sono emerse tantissime diverse esperienze e storie.
“Sono andato quattro volte a fare il colloquio, ma non c’è alcun tipo di lavoro adatto a me. Sono stato indirizzato al servizio civile, ma comunque sono già passati quattro mesi e non ho visto cambiare niente”, dice un ragazzo dal Lazio.
Oppure c’è chi parla di colloqui in cui ha visto semplicemente aggiornate le proprie generalità senza alcuna successiva chiamata; chi ancora si lamenta della burocrazia perché, anche essendo inoccupato, ma in attesa di attestati per aver partecipato a precedenti corsi di formazione, si trova bloccato nella partecipazione al programma. E chi, infine, si è trovato di fronte all’indicazione di “andare su internet per avere maggiori informazioni”.
Molti altri giovani hanno parlato delle loro speranze e degli iniziali entusiasmi dopo il primo colloquio e altri ancora hanno dichiarato di aver effettuato colloqui in diverse e più regioni con esiti più o meno soddisfacenti; c’è poi addirittura chi, con parole più dure e rabbia, ha pensato di emigrare dopo la prima delusione.
Esiste anche un piccolo numero di giovani che ha dato poi un voto positivo all’esperienza avuta con gli operatori dei Centri per l’impiego, sebbene ancora in attesa di una proposta di lavoro concreta. In sostanza, una miriade di esperienze diverse, tutte accomunate da una successiva fase di stallo e attesa, che ancora per la maggior parte non ha sortito gli effetti per cui Garanzia Giovani nasce.
L’aspetto centrale di questa iniziativa è certamente quello di valorizzare il giudizio e la posizione dei giovani che hanno riposto la loro fiducia nel piano. Ma tra gli obiettivi del questionario c’è anche quello di avere una visione più completa dell’andamento di Garanzia Giovani nel nostro Paese, per ipotizzare soluzioni ai problemi che i giovani stessi sottolineano.
Bisogna augurarsi che l’attività legislativa del Governo, concentrata sul tema del lavoro, parta in primo luogo dalle problematiche che stanno emergendo dall’attivazione di questo piano. Per non applicare schemi ideologici, ma per partire dalla realtà dei fatti.
Mariasole Barbato
ADAPT Junior Fellow
* Pubblicato anche in ilsussidiario.net, 24 ottobre 2014, con il titolo Il sondaggio che boccia Garanzia giovani.
Garanzia giovani, storie dal sondaggio