È sotto gli occhi di tutti che nei Paesi avanzati si registra sempre più un ridimensionamento generalizzato del ruolo e delle funzioni tradizionalmente riservati al sindacato. Il sindacato paga, infatti, oggi il conto per il ritardo nel mettersi in sintonia con una economia e un mercato del lavoro in continuo movimento.
Qualcuno parla addirittura di fine del sindacato. Chi vive il contesto sindacale, invece, crede che il momento attuale sia un buono spunto per una profonda rivitalizzazione. Certo, il processo di declino è evidente, basti pensare alla contrazione dei tassi di sindacalizzazione e alla crisi della capacità di rappresentare intere categorie di lavoratori.
Oggi, assistiamo, infatti, all’aumento diffuso del lavoro discontinuo e precario, che sono fuori dal perimetro dell’azione sindacale oltre che alla generale crescente difficoltà delle organizzazioni di rappresentare gli interessi di lavoratori come giovani, lavoratori qualificati e immigrati. Uno stato di cose che non può continuare.
Dopo i mea culpa, serve una profonda riorganizzazione per un sindacato che non sia più autoreferenziale e arroccato sulle proprie posizioni. È importante includere nel sindacato le nuove generazioni del lavoro e i precari, anche attraverso la sperimentazione di campagne diverse e di nuove forme di sindacalizzazione.
La vera sfida è portare avanti un nuovo modo di fare sindacato. Per il rilancio dell’azione sindacale serve ripartire innanzitutto dalla contrattazione, includendo le tipologie di lavoro non dipendenti nei contratti collettivi nazionali, garantendo a tutti una giusta retribuzione e la tutela di nuovi diritti come quelli strettamente attinenti il lavoro autonomo.
Serve poi che il sindacato si rinnovi a livello strutturale: i modelli organizzativi tendono ad essere troppo verticali e ingessati per una società sempre più orizzontale e fluida. L’attività all’interno del sindacato è spesso troppo legata agli incarichi funzionariali o alla presenza negli organi direttivi e spesso non ci sono modalità più informali di partecipazione.
Il futuro ci chiede invece di essere smart, di disporre di strutture snelle e funzionali. Per questo, un’altra importante sfida sarà implementare i servizi offerti ai lavoratori che si rivolgono al sindacato, dalla consulenza all’assistenza legale, passando per il welfare.
Solo se si ragiona in questi termini, infatti, il momento di declino si cui si parla tanto, può diventare una vera e propria fonte di ispirazione per innovare e rilanciare, oltre che per difendere chi oggi è indifeso.
Giancarlo Bergamo
Segretario Generale UGL Terziario
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Immaginare il futuro: il sindacato che verrà