Bollettino ADAPT 8 gennaio 2024, n. 1
Giorgia Meloni, nel corso della conferenza stampa a cavallo dei due anni, ha promesso una radicale riforma delle pubbliche amministrazioni affinché l’Italia diventi più competitiva grazie ad uno Stato amico nei confronti delle imprese. Ha infatti recuperato quanto dichiarò alle Camere all’atto della costituzione del suo governo: “lo Stato non deve disturbare chi ha voglia di fare”. Un impegno siffatto si dovrebbe realizzare attraverso lo spostamento del baricentro dell’azione pubblica dai procedimenti ai risultati. Questo era il contenuto fondamentale del disegno riformatore attuato dal governo Amato con due decreti legislativi nel febbraio del 1993. Il progetto, indotto anche allora dalle pressioni competitive connesse alla globalizzazione, mirava alla aziendalizzazione delle funzioni pubbliche avvicinando il lavoro pubblico (e le relazioni sindacali) alla dimensione privata, utilizzando sistemicamente la contabilità economica patrimoniale analitica per centri di costo, applicando le nuove tecnologie informatiche (ora più ampiamente digitali) ai processi e ai “prodotti”. Si trattò allora di una idea probabilmente precoce che in ogni caso non trovò realizzazione con il decadimento della Repubblica a seguito del trauma procurato di Tangentopoli.
Nei tre decenni successivi l’auspicata autonomia responsabile della dirigenza fu sostituita dalla “burocrazia difensiva”, ovvero dalla paura di assumere responsabilità che potevano comportare indagini contabili o penali. I rapporti di lavoro si sono rattrappiti con le ricorrenti “stabilizzazioni”, i blocchi contrattuali, l’egualitarismo distributivo che ne è seguito. Le stesse tecnologie sono state impiegate poco e male mentre la sopravvivenza della sola contabilità finanziaria ha dato luogo a tagli lineari.
Ora tuttavia una fase politica (relativamente) stabile potrebbe riprendere quel percorso e, anche grazie alle risorse del PNRR, determinare finalmente amministrazioni protese a obiettivi di efficienza e efficacia sul modello (in continua evoluzione) della scienza aziendale. Di tutto ciò abbiamo scritto io e Francesco Verbaro, dirigente pubblico con una lunga esperienza di funzioni apicali, nel breve saggio intitolato “1993. Il tentativo di reinventare lo Stato. Attualità e prospettive di una riforma” (Studium Edizioni, 2023) pubblicato un mese fa. Contiene consigli non richiesti ai decisori, dedicati alla memoria di Marco Biagi in quanto coraggioso civil servant. La prefazione è di Stefano Parisi, esempio della possibile combinazione tra esperienze manageriali pubbliche e private. I diritti d’autore sono devoluti alla Fondazione Telethon per le meritevoli attività sussidiarie di pubblico interesse (la ricerca sulle malattie rare) che dimostrano la utilità di uno Stato essenziale perché regolatore capace di promuovere la vitalità economica e sociale.
Maurizio Sacconi
Chairman ADAPT Steering Committee
@MaurizioSacconi