La semplificazione dal punto di vista dei Medici del Lavoro

Questo contributo proviene dal Gruppo di Lavoro dei Medici del Lavoro Competenti della Società Italiana di Medicina del Lavoro e Igiene Industriale (GdL MeLC SIMLII). Tale Gruppo svolge all’interno della Società un ruolo di analisi delle problematiche che accompagnano l’attività professionale dei Medici Competenti (ormai oltre il settanta per cento degli iscritti alla Società stessa). La Società scientifica nel suo complesso, per il tramite del GdL MeLC, può così integrare tali elaborazioni con quelle delle altre componenti della Medicina del Lavoro (innanzitutto quella accademica, ma anche quella pubblica, ospedaliera e dei medici dei servizi delle ASL) e rappresentarle nelle varie sedi.
 
Abbiamo apprezzato fortemente, e perciò vorremmo sostenere, l’ispirazione della Proposta bipartisan, in particolare condividiamo la scelta di individuarne nella semplificazione il principio cardine.
 
Un accenno va fatto subito, infatti, al tipo di tecnica legislativa ormai consolidatosi nel nostro Paese. Alla elevata propensione a pratiche elusive o selettive nell’osservanza della norma, il Legislatore ha reagito nel tempo con il tentativo di prevedere nel disposto non solo sempre più fattispecie, ma anche vari meccanismi di anticipo del controllo. Il risultato è un affastellarsi regolatorio che conduce ad una frequente irraggiungibilità materiale degli obblighi posti. Per questo è essenziale una proposta che vada nel senso della semplificazione: poche norme non interpretabili per pochi obiettivi esigibili, nessun controllo formale, poche sanzioni molto severe.
 
Obbligare e punire, finora questa l’ispirazione della normazione in materia di salute sul lavoro; dovremmo, invece, immaginare un sistema almeno parzialmente a richiesta sociale. Un livello minimo di diritti inderogabili, controllato e sanzionato, al di sopra del quale siano istanze e prassi sussidiarie a stabilire volontariamente ulteriori eventuali livelli di benefici e di tutela, riconoscibili ed incentivati dalla legislazione.
 
Va poi aggiunto inoltre che, stante il contesto culturale e civile del nostro Paese, gli operatori della prevenzione hanno dovuto subire gli effetti di un grandioso equivoco: si pensava di dover svolgere una professione e ci si è resi conto di dover combattere soprattutto una battaglia culturale.
Vorremmo partecipare, quindi, ad una discussione più generale per poter condividere quel tanto di esperienza maturato dalla nostra peculiare posizione nel mondo del lavoro. Se dall’esterno si continua a considerare la nostra attività indipendente o, al contrario, mera articolazione di ipotesi di miglioramento complessive del funzionamento del mercato del lavoro, a noi non sfugge che tanta parte della inefficacia che scontiamo, insieme ai buoni risultati, non sia riducibile all’interno del perimetro stabilito dalla legislazione di settore, ma derivi da disfunzioni generali della legislazione sociale e del lavoro.
 
Un ordinato funzionamento del mercato del lavoro passa anche attraverso la semplificazione del quadro mansionario, della presa in carico del Lavoratore da parte del Sistema Sanitario nazionale e della Previdenza sociale quando la sua patologia trascende la matrice professionale e dei meccanismi di accertamento delle inabilità al lavoro, solo per fare alcuni pochissimi esempi di una integrazione che ci sembra razionalmente indilazionabile e che potrebbe avere un senso più compiuto se si sviluppasse all’interno di un sistema centrato sui comparti produttivi e articolato nei territori ove essi insistono.
 
A seguito delle rilevanti trasformazioni del lavoro e dei rischi per salute e sicurezza dei Lavoratori, stiamo aggiornando le nostre conoscenze cliniche, tossicologiche, epidemiologiche; ma ancora molto andrebbe fatto in quelle ergonomiche, riabilitative, tecnologiche e sociologiche. Al contrario di chi vede nella nostra attività un obbligo burocratico (argomento che ci impone comunque, nella sua rilevante parte di verità, un assillo continuo verso pratiche professionali di qualità e realmente efficaci), è ormai matura nella nostra comunità la consapevolezza che, all’interno del contesto appropriato e per la nostra quota, potremmo dare un contributo significativo non solo al miglioramento reale dei livelli di salute della popolazione (a partire da quella fondamentale frazione che è rappresentata dai Lavoratori) ma anche a un aumento della stessa produttività delle imprese e dell’intero Paese. E d’altra parte è ormai anche forte il disagio che viviamo nello svolgere un’attività che, a fronte dell’impegno di risorse comunque ragguardevoli, non viene adeguatamente indirizzata al raggiungimento di questi obiettivi.
 
Infine, consapevoli che si accenna qui a un elemento apparentemente particulare, si segnala la necessità di un ripensamento della modalità di collegamento del Medico competente all’Azienda, a tutt’oggi di natura completamente fiduciaria, e l’incongruenza strutturale per via della quale è ammessa dalla normativa la possibilità di operare nel settore a soggetti d’impresa – che legittimamente rispondono ad una razionalità economica – senza la previsione di indirizzi che vincolino il loro operato anche al raggiungimento di quei fini pubblicistici che sono sostanza della normativa stessa.
 

Gruppo di Lavoro dei Medici del Lavoro

Competenti della Società Italiana di Medicina del Lavoro e Igiene Industriale (GdL MeLC SIMLII)

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La semplificazione dal punto di vista dei Medici del Lavoro
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