I dati li conosciamo. Se l’occupazione, per gli over 50, è tornata a crescere, per i ragazzi under 24 anni la disoccupazione è tornata, invece, sopra il 40%, cioè il doppio di dieci anni fa. Mentre tra i giovani dai 25 ai 34 anni il 18% risulta alla ricerca di un qualche contratto e oltre il 26% rimane purtroppo inattivo.
Eppure, gli stessi dati dicono altro. Dicono, cioè, che le imprese continuano a faticare a trovare profili di competenze adeguati alle proprie esigenze, tanto che il 20% dei posti rimane scoperto, cioè libero.
Far incontrare, dunque, domanda e offerta è la grande scommessa, che noi italiani facciamo fatica a considerare sul serio, per cambiare le politiche scolastiche e universitarie, oltre che le politiche attive del lavoro. Perché non basta avere un titolo di studio qualsiasi per poi chiedere e pretendere un posto di lavoro.
Non basta, cioè, il pezzo di carta.
Ma una novità credo potrebbe ritornare utile, visti questi problemi. Parlo, coordinata dalla nuova Agenzia nazionale per le politiche attive (Anpal), dell’iniziativa di assegnare dei tutor a ogni scuola e a ogni università.
Dei tutor capaci di farsi “facilitatori”, in grado di aiutare i nostri giovani, nel concreto, a orientarsi e, poi, a entrare nel mondo del lavoro.
Una prima selezione di questi tutor si avrà ad aprile 2017, per 215 posti, che poi diventeranno 430 il prossimo anno e un migliaio tra due anni. In modo da servire le 5.400 scuole e le 60 università…
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