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Bollettino speciale ADAPT 25 febbraio 2021, n. 1
Il tema del potenziamento degli Istituti Tecnici Superiori è stato individuato dal Presidente Draghi come una “priorità per ripartire”, e anche la bozza di Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, formulata dal precedente governo e richiamata nel discorso al Senato, ha destinato grande attenzione a questo segmento formativo, prevedendo uno stanziamento di 1,5 miliardi di euro alla voce “Sviluppo e riforma degli ITS”. Non è quindi una sorpresa constare come gli ITS siano più volte richiamati anche all’interno dell’ipotesi di rinnovo del CCNL per l’industria metalmeccanica e della installazione degli impianti siglato lo scorso 5 febbraio.
In realtà, rispetto a quanto previsto dalla piattaforma di Federmeccanica e Assital del 26 novembre scorso, nella quale il diploma ITS era direttamente connesso al nuovo sistema di inquadramento, l’ipotesi di rinnovo sulla quale le parti si sono accordate contiene per lo più dichiarazioni programmatiche riguardanti gli ITS, con l’obiettivo di potenziare le forme di collaborazione tra queste Fondazioni e le imprese del settore principalmente allo scopo di “sviluppare nuove competenze in aree tecnologiche importanti per lo sviluppo economico e la competitività del Paese”, come specificato nella dichiarazione comune titolata “Collaborazione Scuola Impresa nei percorsi di Istruzione. Alternanza scuola-lavoro, Istruzione Tecnica Superiore, Apprendistato”.
I percorsi ITS, e segnatamente quelli dell’area meccanica meccatronica, rappresentano un’eccellenza formativa in grado di promuovere l’occupabilità dei giovani e l’innovazione delle imprese: lo attestano i risultati finora raggiunti. Basti pensare che secondo l’ultimo rapporto di monitoraggio realizzato da INDIRE, l’83% degli studenti diplomati è occupato entro i 12 mesi dal conseguimento del titolo di studi, percentuali senza eguali nel nostro sistema formativo, e di questi il 92% in un’occupazione coerente con quanto hanno studiato.
La percentuale degli occupati a 12 mesi si alza, se si considerano solo gli ITS appartenenti all’area tecnologica “Nuove tecnologie per il Made in Italy – Sistema meccanica”, al 92,1%, la percentuale più alta in assoluto e più elevata anche della maggior parte delle performance dei laureati magistrali. Quasi uno su due (il 48%) dei diplomati viene inoltre assunto dall’azienda dove ha svolto il periodo di stage obbligatorio. Appartengono a quest’area anche le due figure per la costruzione delle quali sono attivi il maggior numero di corsi, e con tassi di placement tra i più elevati: il Tecnico superiore per l’innovazione di processi e prodotti meccanici (91,4% come tasso di placement), e il Tecnico superiore per l’automazione ed i sistemi meccatronici (92,6% come tasso di placement). È interessante notare anche come gli ITS del sistema meccanica presentino un tasso di abbandono pari al 14,2%, 6 punti percentuali inferiore alla media del sistema ITS (20,7%), e il più basso in assoluto, a conferma dell’efficacia formativa di questi percorsi e del loro tasso di attrattività.
I diplomati ITS del sistema meccanica sono inoltre assunti, nella maggior parte dei casi, tramite apprendistato: sono il 41% sul totale gli assunti con questa fattispecie, seguiti dal 30,3% di assunti con contratto a tempo indeterminato o che lavorano come autonomi in regione ordinario, e il 28,7% tramite contratto a tempo determinato o lavoro autonomo in regime agevolato. Non sono particolarmente interessanti, invece, i dati riguardanti le ore di stage (39,7% sul totale del monte ore ordinamentale del percorso) e di formazione in aula svolta da professionisti (il 64,5%), che non si discostano dalle medie proprie del sistema ITS. Ultimo elemento positivo che vale la pena richiamare, è che nell’ambito del monitoraggio valutativo condotto da INDIRE, il sistema meccanica registra il più alto numero di percorsi destinatari di premialità (l’83,9% dei corsi), e nessuno in fascia critica, tra gli ambiti del Made in Italy. In sintesi, i numeri degli ITS che collaborano con le imprese e le parti sociali che hanno sottoscritto il recente rinnovo dimostrano l’assoluta eccellenza di questi percorsi, capaci di formare figure innovative in grado di trovare un impiego stabile e in tempi brevissimi.
Ma questi dati non sono sufficienti per comprendere le enormi potenzialità del sistema ITS. Queste Fondazioni possono infatti svolgere anche un ruolo cruciale per la promozione e la diffusione dell’innovazione a livello territoriale, grazie alla loro struttura partecipativa e plurale, che unisce associazioni di categoria, imprese, centri di ricerca, istituzioni formative, università ed enti locali. Attorno agli ITS si costruisce quindi una rete di relazioni capace di favorire processi di scambio di conoscenze e competenze, nonché di promozione di progettualità comuni in grado di unire ricerca, formazione e lavoro. Ed è questa un’innovazione che concretamente “passa” dagli stessi diplomati ITS, “portatori sani” di innovazione: la loro formazione ibrida gli permette di mescolare conoscenze teoriche e competenze pratiche maturate a diretto contatto con le nuove tecnologie, rendendoli così figure indispensabili per l’adozione di tecnologie abilitanti come quelle connesse al paradigma di Industria 4.0. I laboratori delle Fondazioni ITS sono poi spesso utilizzati come luoghi di aggregazione nei quali al fianco degli studenti lavorano o ricevono formazione continua anche lavoratori adulti, generando ulteriori processi di contaminazione tra processi di apprendimento e produttivi.
Non solo: attraverso il ricorso all’apprendistato di alta formazione e ricerca, le aziende possono partecipare con maggior protagonismo alla costruzione del percorso formativo, valorizzando ulteriormente la dimensione della formazione ricevuta in azienda, ben più robusta di quella a cui sono destinati gli studenti ospitati nei periodi di stage obbligatorio. Inoltre, attivando con i diplomati contratti di apprendistato di ricerca, le aziende possono far proseguire il percorso di formazione dei giovani, affidandogli – come spesso accade – l’implementazione di nuovi strumenti produttivi ed organizzativi grazie alla collaborazione con un ente di ricerca esterno, spesso anch’egli già partner della Fondazione ITS interessata. È quindi auspicabile un lavoro della Commissione Nazionale per la Formazione Professionale e l’Apprendistato prevista al punto 6.1. del rinnovo, con l’obiettivo di favorire e soprattutto facilitare il ricorso all’apprendistato di terzo livello, anche agganciando i profili formativi – oggi assenti – al rinnovato sistema di inquadramento.
Il fatto che nel rinnovo del CCNL in commento gli ITS siano nominati insieme all’alternanza scuola-lavoro e all’apprendistato fa ben sperare per lo sviluppo di strategie sinergiche tra questi diversi strumenti che, come visto, possono ulteriormente rafforzare un sistema formativo che fa della capacità di rispondere agli specifici fabbisogni di competenze del settore e di diffondere l’innovazione a partire dall’investimento sui giovani elementi di forza utili a costruire vere e proprie “alleanze” territoriali per le competenze. Dati anche gli ingenti fondi previsti per il potenziamento degli ITS nel PNRR, l’auspicio è che le Parti sappiano farsi promotrici sia di iniziative utili per meglio sfruttare e declinare le risorse verso progettualità e obiettivi condivisi e sartorialmente pensati in base al settore produttivo su cui insistono, sia di accompagnare concretamente imprese e Fondazioni ITS nella progettazione e attivazione di percorsi di eccellenza e di forme di collaborazione per attività di ricerca e formazione diffusa.
Come sempre accade, molto dipenderà quindi dalla concreta implementazione di quanto previsto sulla carta: è una sfida che le parti sociali possono e devono raccogliere, per governare attivamente e non semplicemente limitarsi ad “incoraggiare” i processi di sviluppo del sistema ITS che saranno resi possibili anche grazie alle risorse europee, a beneficio di imprese, enti di formazione, ma soprattutto dei giovani.
ADAPT Senior Research Fellow