ADAPT - Scuola di alta formazione sulle relazioni industriali e di lavoro Per iscriverti al Bollettino ADAPT clicca qui Per entrare nella Scuola di ADAPT e nel progetto Fabbrica dei talenti scrivi a: selezione@adapt.it
Bollettino ADAPT 12 aprile 2021, n. 14
La scuola è certamente tra gli attori a cui è stato chiesto lo sforzo maggiore nel riorganizzare le proprie attività quotidiane a causa dell’emergenza pandemica, comprese quelle legate ai PCTO (Percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento). Seppur tra mille difficoltà, non è mancato l’ingegno di chi, tra le tante restrizioni per contrastare il contagio, non si è rassegnato alla dialettica “didattica a distanza-didattica in presenza”, progettando con creatività una terza via. È il caso dell’eccellente esperienza dell’Istituto Carlo Emilio Gadda di Fornovo di Taro, provincia di Parma, divenuto dal 2012 Polo Tecnico-Professionale per la meccanica. Nel mezzo delle altalenanti aperture e chiusure delle scuole, e data la necessità di portare avanti i percorsi di tirocinio curricolare di alcune classi dell’istituto, si è sperimentata una piccola rivoluzione, molto significativa per l’impianto generale dei PCTO e, soprattutto, per i ragazzi.
Grazie alla collaborazione con due aziende del territorio, diciannove studenti dell’indirizzo “Manutenzione e assistenza tecnica” dell’Istituto hanno potuto partecipare a percorsi di didattica integrata, lavorando, su richiesta dell’azienda, alla progettazione di alcuni componenti per motocross. Fondamentale è stato l’apporto di tecnici esperti esterni che hanno supervisionato e guidato l’andamento dei lavori. Ha collaborato al progetto Innovation Farm, società consortile nata per la collaborazione tra Istituti Scolastici Tecnici e Professionali, Enti di Formazione e aziende del territorio, con lo scopo di facilitarne il dialogo e le relazioni. Tra le funzioni svolte dall’ente vi è anche la gestione degli LTO (Laboratori territoriali per l’occupabilità), punti di riferimento per la formazione continua e integrata dei giovani in cui vengono messi a disposizione spazi e macchinari avanzati, favorendo un’efficacie collaborazione scuola-azienda. La possibilità di portare avanti la commessa aziendale all’interno delle strutture dell’LTO ha quindi permesso all’Istituto di ribaltare lo scenario dell’inevitabile interruzione forzata dei percorsi, altrimenti dovuta alle restrizioni imposte dalla pandemia, facendo sì che non fossero più gli studenti a doversi recare in azienda ma che fosse l’azienda ad “andare” a scuola. È possibile scaricare il report fotografico del progetto realizzato a questo link.
A partire da questa breve ricostruzione, vogliamo porre alcune domande a Margherita Rabaglia, Dirigente scolastico dell’Istituto Carlo Emilio Gadda, e al docente Claudio Tommaso Musella, che ha seguito da vicino gli studenti, per approfondire la genesi del progetto e i passaggi che sono stati fondamentali per realizzarlo.
Come è nata l’idea di questo progetto e cosa ha reso possibile la collaborazione tra l’Istituto e le realtà aziendali coinvolte?
Margherita Rabaglia (MB): C’è un passato di rapporti scuola-azienda che viene da lontano. Dal 2012, infatti, il nostro istituto è diventato un Polo Tecnico-Professionale per la meccanica. Nel tempo, questo ci ha permesso di creare e rafforzare una fitta rete di rapporti con il tessuto produttivo del territorio, grazie anche all’apporto della società consortile Innovation Farm. Ovviamente, con l’arrivo della pandemia siamo stati costretti a riorganizzare e ripensare diverse delle attività didattiche che svolgevamo, soprattutto per quanto riguarda i PCTO. Tuttavia, grazie alla già consolidata rete di collaborazione siamo riusciti a portare avanti questi percorsi in una modalità totalmente nuova, conciliando il rispetto delle norme e il corretto prosieguo delle attività.
Tramite Innovation Farm abbiamo intercettato una commessa aziendale che poteva essere realizzata anche con i macchinari presenti all’interno degli LTO che abbiamo a disposizione. Ciò ha fatto sì che fossero i tecnici aziendali a venire a scuola dai ragazzi per assisterli, insieme ai docenti, lungo le fasi di realizzazione dei prodotti richiesti, data l’impossibilità per gli studenti di recarsi sul luogo di lavoro per via delle restrizioni. Pertanto, nel periodo tra marzo e aprile 2021 diciannove studenti sono stati impegnati in questo progetto, permettendo quindi di portare avanti i PCTO senza interruzioni e con interessanti novità.
Una delle particolarità di questa esperienza è certamente il fatto che un’azienda abbia deciso di esternalizzare parte del proprio processo produttivo ai fini dello svolgimento del progetto. Come è stata realizzata la commessa e come è stato organizzato il percorso degli studenti nel rispetto della normativa sulle restrizioni allo svolgimento dell’attività didattica in presenza?
Claudio Tommaso Musella (CTM): Come ricordava la Dirigente, la realizzazione di questo progetto è stata possibile grazie all’utilizzo delle ore relative ai percorsi PCTO, ma anche di laboratorio, che hanno permesso di proseguire in presenza in questa nuova modalità, utilizzando l’LTO2 e l’LTO3, messi a disposizione degli studenti, per la realizzazione dei componenti per moto richiesti dall’azienda. La normativa, infatti, permetteva di portare avanti le attività inerenti ai percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento e le attività laboratoriali. Inoltre, il fatto di avere realizzato la commessa all’interno degli LTO ha permesso di risolvere un altro problema, ossia l’impossibilità dell’azienda di ospitare all’interno dei propri spazi gli studenti per via delle restrizioni. Infatti, in una condizione di normalità sarebbero dovuti andare sul luogo di lavoro per alcune settimane, facendo poi rientro a scuola una volta conclusa l’esperienza.
Paradossalmente, in questo modo, siamo riusciti a realizzare una reale alternanza formativa tra apprendimento teorico e pratico. La settimana, infatti, seguiva un ritmo ben preciso: la mattina era solitamente dedicata alle lezioni teoriche riguardo la sicurezza sul luogo di lavoro, piuttosto che sulle competenze nell’ambito delle lavorazioni meccaniche e il ripasso di quanto già svolto durante l’anno. Il pomeriggio, invece, prevedeva le attività laboratoriali in cui veniva messo in pratica, grazie all’assistenza dei docenti e dei tecnici esperti, quanto affrontato a lezione al fine della realizzazione della commessa. Pertanto, gli approfondimenti teorici erano funzionali alla produzione vera e propria dei componenti che l’azienda aveva richiesto. Questo aspetto si è rivelato un grande vantaggio, poiché abbiamo visto come l’utilizzo del caso di realtà e la contestualizzazione dell’aspetto teorico direttamente sul progetto e nell’utilizzo dei macchinari avesse un grande impatto sull’apprendimento effettivo dei ragazzi, anche per la loro crescita professionale.
Le diverse attività erano organizzate per gruppi di studenti, i quali rotavano fra di loro così che ognuno potesse partecipare a tutte le fasi di lavoro. Così facendo, sia noi che i ragazzi abbiamo potuto mettere a fuoco quali fossero le loro attitudini e le loro predisposizioni all’interno dell’intero processo di lavoro. Inoltre, gli studenti venivano sempre seguiti dai docenti e dai tecnici esperti dell’azienda, in compresenza o in alternanza fra di loro. I ragazzi hanno saputo gestire la commessa e la realizzazione del prodotto al di sopra delle aspettative, suscitando anche l’interesse di un’altra azienda la quale ha fatto pervenire un’ulteriore richiesta. Questo aspetto, oltre ad aver confermato la bontà del progetto, ha dimostrato la grande capacità di apprendimento degli studenti e la loro abilità nel portare avanti questo tipo di commesse quando ben equipaggiati e seguiti dai docenti e dagli esperti.
Qual è stato il vantaggio della stretta collaborazione tra il docente e il tecnico aziendale?
MR: Questo progetto ha per la prima volta messo in atto un vero lavoro di co-progettazione e di co-valutazione da parte dei docenti e dei tecnici. Nei PCTO classici, infatti, difficilmente ciò avviene in maniera così capillare. Nella maggior parte dei casi, azienda e scuola si interfacciano solo per i passaggi burocratici e di confronto principali, ma per il resto ognuno si muove in totale autonomia. Con la realizzazione di questa commessa, invece, i due attori hanno davvero agito in modo complementare, seguendo insieme i ragazzi passo dopo passo. Chiaramente, un approccio del genere non può che incidere positivamente sulla valutazione degli studenti e sulla verifica del loro apprendimento. Il “contagio” tra questi due mondi e la loro sostanziale collaborazione hanno quindi permesso di rendere ancora più accurata e significativa la realizzazione del percorso.
Il non potersi recare in azienda, in che modo ha influenzato l’apprendimento degli studenti, anche in termini di sviluppo delle competenze trasversali e delle capacità di orientamento?
MR: Ciò che è stato “perso” è il fatto che i ragazzi non sono andati effettivamente in azienda, pur avendo avuto comunque la possibilità di utilizzare macchinari d’avanguardia. Ad ogni modo, come sappiamo, l’ambiente di lavoro non è soltanto una questione tecnologica. Riguarda anche il rapporto con i colleghi, il saper stare alle regole e al rispetto degli orari e il saper a vivere nel mondo degli adulti. In un certo senso, quindi, in azienda viene superata la dimensione della comfort zone che la scuola ancora garantisce. Tuttavia, è bene dire che non per forza tutte le esperienze al di fuori dell’ambiente scolastico danno esito a buone pratiche. Non sempre, infatti, l’azienda riserva grande attenzione all’aspetto didattico ed educativo dei giovani e degli studenti, come avviene invece in altri Paesi.
CTM: Per quanto riguarda lo sviluppo delle competenze, abbiamo sperimentato quanto sia fondamentale ragionare in un’ottica di complementarità tra quelle tecniche e quelle trasversali. Le nozioni logiche, matematiche e digitali hanno infatti permesso agli studenti di apprendere un metodo e di saper arrivare alla soluzione dei problemi che man mano si manifestavano lungo le diverse fasi di lavoro. Inoltre, competenze tipicamente trasversali, come il problem solving e la predisposizione ad imparare ad imparare, si sono rivelate fondamentali nel portare avanti la commessa e nel favorire l’apprendimento continuo. Anche la capacità di fare squadra e di collaborare si sono dimostrate importanti, soprattutto per poter stare al passo con i ritmi di lavoro. Un altro elemento interessante che abbiamo sperimentato è quello di mettere alla prova le capacità metacognitive dei ragazzi chiedendogli di fare un lavoro di restituzione scritta e orale dell’esperienza così da poter prendere ancor più coscienza del percorso svolto. In questo esercizio è stata preziosa la collaborazione dei docenti di italiano e di lingua che all’interno di alcuni laboratori hanno seguito la preparazione delle presentazioni degli studenti.
Per quale motivo l’azienda ha guardato con interesse alla propria partecipazione in questo progetto? In che modo questo percorso crea un ponte con il sistema dell’apprendistato già ben avviato dall’Istituto Gadda?
MR: L’azienda ha deciso di prendere parte perché ha intuito che poteva formare e fidelizzare a sé dei ragazzi. Se è vero che le aziende sono spesso in cerca di giovani talenti da inserire al proprio interno, progetti come questi rappresentano una grande opportunità per intercettarli ed osservarli. Tutto ciò ha ovviamente anche un ritorno a livello di immagine nei confronti del territorio e delle altre aziende. I PCTO, quindi, rappresentano una ghiotta occasione per fare una prima valutazione e selezione degli studenti, con l’intenzione, in molti casi, di assumerli con un contratto di apprendistato. Un approccio comunicante tra questi due strumenti può quindi davvero favorire un’efficace valutazione e inserimento dei giovani nel mondo del lavoro.
In che modo questa soluzione didattica creativa potrà arricchire il futuro post-pandemia dei PCTO? Alla luce di questa prima esperienza, qual è il vostro giudizio?
MR: La pandemia ha messo allo scoperto molte criticità e forme di diseguaglianza nel sistema scolastico. Nel caso degli istituti professionali, in generale, il vero discrimine è dato dalla presenza o meno di spazi e di laboratori adeguati che possano essere utilizzati anche per progetti di questo tipo. In tal senso, se una scuola non dispone delle macchine necessarie è impossibile anche solo pensare una collaborazione con le aziende nei termini che abbiamo sperimentato. Pertanto, la presenza di LTO, la loro manutenzione a disposizione delle scuole tecniche professionali e l’avanguardia degli strumenti per la formazione degli studenti devono essere tra le priorità, anche per poter fronteggiare efficacemente situazioni emergenziali come quella che stiamo vivendo.
Un secondo elemento a cui guardare per il futuro riguarda la possibilità di sviluppare l’approccio educativo e didattico delle imprese nei confronti dei giovani, ampliando la rete di progetti di questo tipo e facendone comprendere la convenienza alle imprese stesse. Infine, sarà importante fare tesoro della sinergia scuola-azienda che si è creata grazie al lavoro di co-progettazione e co-valutazione che ha visto docenti e tecnici aziendali lavorare fianco a fianco nella realizzazione del progetto insieme ai ragazzi.
CTM: Il percorso che abbiamo sperimentato, e su cui ancora stiamo lavorando per migliorare, è esattamente ciò che mancava e di cui avevano bisogno sia le imprese che gli studenti. Una delle prime necessità delle aziende è infatti quella di inserire al proprio interno giovani che abbiano già una forma mentis lavorativa e che siano già preparati a stare in un ambiente di lavoro. I ragazzi, dall’altra parte, hanno riconosciuto l’importanza di partecipare alle diverse fasi di lavoro, per comprendere meglio le loro attitudini e capacità, e per imparare simultaneamente dai docenti interni e dai tecnici aziendali esperti.
Scuola di dottorato in Apprendimento e innovazione nei contesti sociali e di lavoro
ADAPT, Università degli Studi di Siena