Nella biografia di Elon Musk c’è un episodio che illumina il modo in cui lavora un uomo capace di mandare razzi su Marte. Dopo aver assistito alla rottura di tre camere di raffreddamento dei motori, dal costo di 75.000 $ a pezzo, Musk carica in macchina il componente in metallo, lo porta nel suo laboratorio e con l’aiuto di alcuni collaboratori lo riveste di resina eposissidica per sigillare i punti di rottura. Tutti ricordano ancora Musk con il suo abito elegante e le sue scarpe (italiane) completamente imbrattato di resina mentre verifica a notte fonda il risultato del suo lavoro. La resina non è la soluzione adatta e si ricomincia tutto da capo.
L’immagine di Musk, fisico di formazione, alle prese con resine e metalli sintetizza alcuni dei concetti che ieri Francesco Seghezzi, direttore della Fondazione Adapt ha discusso al Dipartimento di Management di Ca’ Foscari. Siamo molto preoccupati, ha sottolineato Seghezzi, dalla possibilità che la macchina sostituisca l’uomo in molti ambiti lavorativi. In realtà il nodo non è tanto la sostituzione quanto piuttosto la trasformazione del lavoro. Molti dei mestieri del futuro ci vedranno ancora protagonisti anche se dovremo svolgere attività diverse con un atteggiamento rinnovato. Questo vale per i lavori più semplici così come per il mestiere di imprenditore high tech…
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