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Bollettino ADAPT 14 ottobre 2024, n. 36
Oggi, 14 ottobre 2024, il Consiglio dell’Unione Europea ha adottato il testo della c.d. Platform Work Directive (direttiva sul lavoro su piattaforma), proposta dalla Commissione Europea il 9 dicembre 2021 (per una prima analisi, si veda D. Porcheddu, Proposta di direttiva sul lavoro su piattaforma: tra management algoritmico e tutele collettive, Bollettino ADAPT 14 febbraio 2022, n. 6) e da allora oggetto di discussione da parte delle diverse istituzioni dell’Unione.
In particolare, i Ministri del Lavoro degli Stati Membri hanno concordato l’approccio generale del Consiglio nella riunione del 12 giugno 2023. I negoziati con il Parlamento europeo sono iniziati l’11 luglio 2023 e si sono conclusi con un accordo raggiunto l’8 febbraio 2024.
La direttiva sarà ora firmata dal Consiglio e dal Parlamento europeo, ed entrerà in vigore in seguito alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’UE.
I contenuti principali
La direttiva ha l’obiettivo di migliorare le condizioni di lavoro degli oltre 28 milioni di persone in UE che lavorano grazie alle piattaforme digitali.
Per raggiungere tale scopo, la Direttiva intende rendere più trasparente l’uso degli algoritmi nella gestione delle risorse umane, garantendo che i sistemi automatizzati siano gestiti da personale qualificato e che i lavoratori abbiano il diritto di contestare le decisioni prese da tali sistemi.
Inoltre, la Direttiva contiene diverse disposizioni volte a determinare correttamente la qualificazione del rapporto di lavoro di coloro che lavorano tramite piattaforma, consentendo loro di beneficiare di tutti i diritti di cui sono titolari. In particolare, ai sensi della Direttiva, gli Stati membri dovranno stabilire nei loro ordinamenti giuridici una presunzione legale di subordinazione, che scatterà quando saranno riscontrate determinate caratteristiche del rapporto di lavoro su piattaforma che denotano la sottoposizione del lavoratore ai poteri datoriali di direzione e controllo.
Quali conseguenze in Italia?
L’imminente conclusione del percorso euro-unitario costringerà i legislatori degli Stati membri a gestire il recepimento della Direttiva all’interno della propria legislazione nazionale, entro due anni dall’entrata in vigore della stessa. Tale operazione sarà forse particolarmente complessa per il legislatore italiano, già intervenuto su questi temi negli anni passati (in parte forse ispirato dalle stesse formulazioni provvisorie della direttiva piattaforme che circolavano in quel periodo) e che si troverà nel prossimo futuro a dovere integrare le disposizioni già adottate con quelle imposte dal nuovo testo europeo.
Diletta Porcheddu
Ricercatrice ADAPT Senior Fellow