Il piano Industria 4.0, lanciato da Matteo Renzi e Carlo Calenda a settembre, ha introdotto a pieno titolo nel nostro paese, non senza un grave ritardo, il dibattito sull’Industry 4.0. Da tempo si era in attesa di conoscere la posizione dell’esecutivo e le iniziative proposte per governare ed accompagnare una delle più importanti transizioni della storia dell’impresa moderna e a distanza di qualche mese si possono individuare alcuni aspetti interessanti. Di questa analisi si è fatto carico un Libro Verde recentemente pubblicato da ADAPT e Fim Cisl dal titolo “Industria 4.0. Ruolo e funzione dei competence center“, che ha lo scopo di aprire un dibattito su uno dei due capitoli del piano Industria 4.0, quello sulla formazione delle competenze. Dibattito che porterà i promotori ad incontrare nel corso dei prossimi mesi imprese, università, centri di ricerca e scuole per costruire insieme linee guida che confluiranno in un Libro bianco che verrà presentato al governo il prossimo settembre.
Non solo tecnologia
Il primo aspetto da sottolineare è relativo all’impostazione generale del piano. Essa infatti sconta una visione incentrata soprattutto sugli aspetti più tecnologici legati al nuovo paradigma produttivo di Industry 4.0 e per questo molta attenzione è dedicata agli investimenti in nuovi macchinari innovativi e in software che ad essi si accompagnano, in una logica di manifattura che sembra propri di un modello del passato. Infatti, sia gli studi più recenti che l’osservazione dei fenomeni ci consegnano oggi un sistema industriale nel quale il confine tra manifattura e servizi è sempre più sottile, tanto che spesso è difficile identificare il settore specifico al quale una singola impresa afferisce.
Industry 4.0 non farà che accelerare tale commistione, grazie soprattutto all’Internet of thingsche consente di creare prodotti smart ai quali si possono affiancare sempre più servizi personalizzati. Così facendo si potrà rivoluzionare tutta la supply chain, introducendo a pieno titolo il consumatore in essa, insieme a tutta la rete dei fornitori pienamente integrati mediante la rete. Tutto questo può essere gestito al meglio solo all’interno di imprese che innovino i loro modelli di business evolvendosi verso sistemi aperti ad integrazione orizzontale, botton up e non più top down, che dialoghino costantemente e in tempo reale con tutti gli attori in grado a concorrere alla creazione di valore. In questo senso si può cogliere che vi è una dimensione più ampia del problema, che va oltre i meri aspetti tecnologici che sono sì abilitanti, ma parziali…
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