Il lungo e acceso dibattito tra Governo, opposizioni, società civile e opinione pubblica ha profondamente modificato e trasformato l’idea iniziale di Reddito di cittadinanza. E lo ha fatto in meglio. L’idea iniziale (romantica e velleitaria, ma molto utile a eccitare le fantasie in campagna elettorale) di un reddito universale, incondizionato e permanente ha ceduto il passo a un sussidio temporaneo della durata di 18 mesi sottoposto a una serie di controlli e incentivi che favoriscono inclusione sociale e reinserimento nel mondo del lavoro.
L’idea di una rete di protezione universale, abilitante e inclusiva in una società “schumpeteriana” come la nostra dove disintermediazione e processi di creazione e distruzione di lavoro sono sempre più frequenti e complessi non può essere considerata in conflitto con una visione credente e socialmente progressista della società…
Continua a leggere su Avvenire