In attuazione dell’art. 20 della Convenzione OIL 81 del 1947, il Ministero del lavoro ha recentemente pubblicato sul suo sito i dati relativi ai risultati conseguiti dall’attività ispettiva per l’anno 2014 (in Bollettino ADAPT, Rapporto annuale dell’attività di vigilanza in materia di lavoro – Anno 2014). Quest’ultimo rapporto, così come la disponibilità dei dati contenuti nei precedenti rapporti che il Ministero del lavoro pubblica, consentono di ricostruire l’attività dell’ispezione del lavoro degli ultimi anni in un quadro temporale più ampio di analisi storica dei dati.
Le aziende oggetto di ispezione da parte di un organo ispettivo appartenente al Ministero del lavoro o all’INPS o all’INAIL nel 2014 sono state 221.476 con una diminuzione rispetto all’anno precedente del 5,80%, confermando l’andamento di decrescita a partire dal 2007. Il trend dei dati, disponibili sul sito ministeriale, evidenzia che il numero delle aziende complessivamente ispezionate da uno degli enti di cui sopra è andato progressivamente diminuendo passando dalle 342.363 aziende ispezionate nel 2007 alle 221.476 dell’anno scorso con una diminuzione del 35%.
Altro dato di interesse nella lettura della serie storica lo offre il tasso di irregolarità, ovvero il numero di aziende irregolari rispetto a quelle ispezionate che è rimasto sostanzialmente invariato dal 2006 attestandosi su percentuali del 60% – tre aziende su cinque controllate sono irregolari: nel 2014, sono state 142.132 le aziende risultate non in regola ai controlli degli ispettori.
Questo può significare che, sebbene si siano ridotti gli accessi ispettivi e quindi le aziende ispezionate, l’azione ispettiva è stata comunque efficiente in quanto più della metà di queste hanno riscontrato delle irregolarità: meno ispezioni ma più mirate a contrastare le irregolarità.
Se si analizzano quindi i dati di dettaglio relativi all’attività esercitata esclusivamente del personale del Ministero del lavoro in forza presso le Direzioni territoriali del lavoro periferiche, è possibile avere una ripartizione per macro settore economico: il maggior numero di ispezioni hanno avuto luogo nel settore del terziario – comprensivo dei dati dell’artigianato – (n. 78.815), a seguire nell’edilizia (n. 40.545), nell’industria (n. 15.379) e in misura decisamente minore nell’agricoltura (n. 5.434) per un numero di ispezioni pari a 140.173, leggermente superiore del +0,39% rispetto ai controlli effettuati nel 2013 (139.634).
Nella lettura di questi risultati, il Ministero avverte però che bisogna tenere a mente la diversa distribuzione dei controlli tra i settori sopraindicati e la particolare concentrazione degli stessi nel terziario e nell’edilizia: ciò evidentemente determina che, in termini assoluti, i numeri forniti (n. lavoratori irregolari, n. lavoratori in nero, n. violazioni e tutti gli altri) risultino particolarmente elevati nei settori dove sono stati effettuati più controlli, senza che da ciò si possa legittimamente desumere una situazione di maggiore irregolarità del settore preso in considerazione.
Fonte: elaborazione dati Ministero del lavoro. Dati aggregati attività ispettiva del Ministero del Lavoro, INPS e INAIL
Se si passa ad analizzare i dati dei lavoratori irregolari questi ammontano a 181.629 di cui ben 77.387 totalmente in nero, ovvero due lavoratori irregolari su cinque sono risultati privi di qualsiasi forma contrattuale (42,61%). In questo caso la serie storica mette in evidenza come il numero dei lavoratori irregolari ha avuto un andamento quasi ciclico, aumentando negli anni dal 2006 al 2009, per subire nel 2010 un’improvvisa fase di arresto e quindi riprendere ad aumentare fino al 2012; dal 2013, si assiste ad una nuova fase di rapida decrescita, passando dai 295.246 lavoratori irregolari del 2012 agli attuali 181.629: dal 2012 al 2014, a fronte di una diminuzione del 9,17% delle aziende ispezionate, il numero dei lavoratori irregolari è diminuita di quasi 35% così come il numero dei lavoratori totalmente in nero subisce una diminuzione pari al 23%.
La diminuzione dei lavoratori in nero e irregolari, probabilmente, è in parte ascrivibile al minor numero di ispezioni effettuate nell’anno ma dall’altra parte, è segno della persistenza crisi economica che ha ridotto le possibilità di lavoro regolare e irregolare.
Con le stesse precisazioni di cui sopra, nell’esaminare i dati di dettaglio relativi all’attività esclusivamente svolta dal personale del Ministero del lavoro, la ripartizione per macro settore economico evidenzia che il maggior numero di lavoratori irregolari sono stati trovati nel settore del terziario (n. 49.941), a seguire nell’industria (n. 10.234), nell’edilizia (n. 9.631) e in misura decisamente minore nell’agricoltura (n. 3.720).
Il lavoro in nero segue un trend simile e il maggior numero di lavoratori è stato riscontrato nel settore del terziario (26.679), seguito dal settore dell’industria-artigianato (5.625), dall’edilizia (6.221) e infine dall’agricoltura (2.478) per un totale di 41.030 maxi sanzioni per lavoro nero.
Fonte: elaborazione dati Ministero del lavoro. Dati aggregati attività ispettiva del Ministero del lavoro, INPS e INAIL
Per quanto riguarda gli importi di premi e contributi evasi, questi ammontano a euro 1.508.604.256 con una crescita del 6,20% rispetto l’anno precedente, sebbene l’importo sia decisamente inferiore se confrontato a quelli relativi al biennio 2008-2009, registrando un calo prossimo al 30%. L’analisi dell’andamento degli importi contributivi recuperati rispecchia sostanzialmente quello dei lavoratori irregolari, escludendo l’anno 2011 che, a fronte di una crescita del numero degli irregolari rispetto al 2010, si è accertato un minor recupero contributivo.
Fonte: elaborazione dati Ministero del lavoro. Dati aggregati attività ispettiva del Ministero del lavoro, INPS e INAIL
Nell’andare ad analizzare gli aspetti qualitativi dell’azione di contrasto al lavoro sommerso, si può constatare come le irregolarità maggiormente riscontrate dal personale del Ministero sono riferibili al lavoro nero (n. 41.030), alla riqualificazione dei rapporti di lavoro (n. 8.663) a cui si aggiungono le riqualificazioni dei rapporti autonomi in edilizia (n. 765), a seguire le violazioni riguardanti gli appalti illeciti e fenomeni interpositori (n. 8.320) e. Il dato è di un certo interesse, sebbene in forte calo rispetto al passato, probabilmente influenzato dal rallentamento della produzione e/o delle ispezioni. In particolare, il lavoro grigio o, anche detto, “nero a metà” o false collaborazioni a progetto o false partite IVA, è confermato essere uno dei problemi emergenti dell’attuale mercato del lavoro, fenomeno che suscita meno clamore, ma che sta raggiungendo quote significative (a tal riguardo si veda anche ISTAT Working Paper n. 3/2014,“Nero a metà”: contratti part-time e posizioni full-time fra i dipendenti delle imprese italiane).
Fonte: elaborazione dati Ministero del lavoro
Notevoli diminuzioni si registrano sul fronte delle sanzioni introitate che per il 2014 ammontano a euro 87.017.608, pari al -15% rispetto al 2013 (euro 102.866.138) che a sua volta aveva già avuto, a confronto con quanto riscosso nel 2012, un forte calo di quasi 45% (euro 186.840.840).
Un altro dato di interesse è quello relativo alla vigilanza tecnica, in applicazione delle norme in materia di salute e sicurezza nei cantieri edili, e all’accertamento tecnico in materia di tutela delle donne, dei minori, delle lavoratrici madri, delle categorie protette: in questo caso le violazioni riscontrate ammontano a n. 26.998 prevenzionistiche; anche per il 2014 è confermata la diminuzione già registrata nell’anno precedente con una flessione del -18,49% rispetto al 2013 (n. 33.123). La maggior parte delle violazioni prevenzionistiche si sono riscontrate nel settore edile (nel 70% dei casi) seguito, a distanza, dal settore terziario (23% dei casi).
Sono infine di un certo interesse i risultati ottenuti nel corso del 2014 nelle campagne di vigilanza straordinaria orientate a contrastare determinate forme di irregolarità e a monitorare l’andamento dei fenomeni illeciti nel settore degli eventi culturali e fieristici e nel settore delle cooperative, due settori risultati maggiormente “a rischio” in base alle segnalazioni provenienti dagli uffici periferici.
Con riferimento alle attività di allestimento di strutture – fisse e mobili –in occasione di spettacoli, mostre, manifestazioni fieristiche ed eventi culturali su un totale di 278 eventi controllati, sono state oggetto di ispezione complessivamente n. 1.336 aziende, delle quali n. 550 (pari al 41%) sono risultate irregolari e su un totale di n. 3.427 lavoratori occupati, sono stati individuati n. 758 lavoratori irregolari, di cui n. 377, pari al 50%, totalmente in nero che hanno determinato l’adozione di n. 93 provvedimenti di sospensione dell’attività imprenditoriale e a un recupero di contributi e premi omessi/evasi di euro 234.685.
Con riferimento invece al settore cooperativo, le ispezioni sono state mirate al contrasto delle forme di elusione degli obblighi di legge e contrattuali dei soci lavoratori, soprattutto con riferimento alle cooperative spurie. Dai dati del Ministero emerge che, su questo fronte, l’attività ispettiva ha ottenuti significativi risultati e probabilmente ancora molto c’è da fare con la diffusione delle esternalizzazioni dei processi produttivi e di molti servizi, anche pubblici. Su un totale di n. 3.905 cooperative ispezionate, in massima parte non aderenti alle Organizzazioni comparativamente più rappresentative, più del 60 % (n. 1.907) sono risultate irregolari.
È emerso, inoltre, che nelle cooperative hanno lavorato 1.140 lavoratori in nero su 13.194 lavoratori irregolari, i quali rappresentano quasi il 20% dei lavoratori complessivamente trovati irregolari dagli ispettori ministeriali (n. 73.508).
I provvedimenti di sospensione dell’attività imprenditoriale (ex art. 14, d.lgs. n. 81/2008) – adottati in presenza di una percentuale di lavoratori in nero pari o superiore al 20% del personale presente in occasione dell’accesso ispettivo ovvero in relazione a gravi e reiterate violazioni in materia di salute e sicurezza – subiscono un ulteriore calo, in linea con i risultati dell’anno precedente.
In particolare, nel 2014 sono stati adottati n. 6.838 provvedimenti, con una diminuzione del 13% rispetto a quelli dell’anno precedente (n. 7.885), e, nella quasi totalità dei casi (n. 6.836), si riferiscono all’occupazione di lavoratori in nero; soltanto due provvedimenti sono stati adottati per gravi e reiterate violazioni della disciplina in materia di tutela della salute e sicurezza.
Fonte: elaborazione dati Ministero del lavoro.
Per concludere, un ultimo sguardo va riservato ai dati relativi alla conciliazione monocratica e alla diffida accertativa, i due istituti in grado di assicurare il recupero dei crediti patrimoniali vantati dal lavoratore. L’andamento conferma che i due istituti hanno acquisito una maggiore rilevanza nell’attività svolta dal personale ispettivo al di fuori dell’esercizio dei poteri autoritativi di stampo sanzionatorio quali strumento alternativi in grado di risolvere la conflittualità in materia di lavoro, sebbene nell’ultimo anno si sia registrato una lieve flessione delle conciliazioni monocratiche con esito positivo (n. 7.733) rispetto al 2013 (n. 8.289) a fronte di un lieve aumento delle conciliazioni in cui sono comparse entrambe le controparti e si è potuto tentare la conciliazione; un forte calo si è registrato anche nelle convalidate delle diffide accertative (da n. 20.695 nel 2013 a n. 17.864 nel 2014).
Fonte: elaborazione dati Ministero del lavoro.
Nel considerare i dati sopra analizzati, emerge con chiarezza che il numero di aziende verificato è esiguo rispetto alla totalità delle imprese presenti sul territorio, ma questo squilibrio di numeri viene in un certo senso compensato da una programmazione dell’attività ispettiva maggiormente mirata ad individuare i settori e le aziende che potenzialmente potrebbero essere più propensi al ricorso al lavoro nero e irregolare.
Questi risultati sembrano inoltre confermare che il lavoro nero e grigio, emerso durante le ispezioni, sia solo la punta di un iceberg molto più ampio. Secondo le stime dell’ISTAT, infatti, l’economia sommersa in Italia rappresenta, con base di riferimento al 2011, circa l’11,5% del PIL (ISTAT, Il ricalcolo del PIL per l’anno 2011, pubblicato nel settembre 2014).
Gabriella Viale
Scuola di dottorato in Formazione della persona e mercato del lavoro
ADAPT-CQIA, Università degli Studi di Bergamo
@VialeGabry
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Le ispezioni e il mercato del lavoro irregolare nei dati del Ministero