Le parole della Sostenibilità/4: la Transizione Energetica

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Bollettino ADAPT 16 ottobre 2023, n. 35
 
È indubbio che parlare oggi di transizione ecologica o transizione verde significhi trattare, fra gli altri temi e questioni, del passaggio da fonti di produzione energetica basate principalmente sull’uso di fonti non rinnovabili a più efficienti e meno inquinanti mix di fonti rinnovabili. La transizione energetica, in tal senso, è al centro di innumerevoli iniziative comunitarie e nazionali per la lotta al cambiamento climatico e la riduzione ed eliminazione delle emissioni.
 
In questo quarto articolo che si propone di chiarire i termini della transizione (si vedano i precedenti articoli ai seguenti link: P. Manzella, S. Prosdocimi, Le parole della Sostenibilità: la Transizione Ecologica, in Boll. ADAPT, 25 settembre 2023; P. Manzella, S. Prosdocimi, Le parole della Sostenibilità 2: la Transizione Giusta, in Boll. ADAPT, 2 ottobre 2023; P. Manzella, S. Prosdocimi, Le parole della Sostenibilità/3: la Transizione Socio-ecologica, in Boll. ADAPT, 16 ottobre 2023) si vuole quindi provare a definire il concetto di “transizione energetica”, a partire da una riflessione in merito alle policies internazionali e comunitarie in merito.
 
Per quanto, difatti, il termine sia oramai entrato a fare parte del lessico comune e istituzionale, risulta necessario chiarirne il significato così da dare contenuto e confini alle innumerevoli iniziative in merito che sempre più hanno ampliato il concetto molto spesso andando a inglobare, accanto alla sfera ambientale, anche la questione sociale.
 
Il contesto internazionale e comunitario della transizione energetica

 

L’urgenza di affrontare i cambiamenti climatici, la crescente dipendenza dalle fonti di energia fossile e la necessità di promuovere il paradigma della sostenibilità hanno portato a un cambio nell’approccio alla questione energia, facendo diventare la transizione energetica un obiettivo prioritario dell’Unione Europea, con un’enfasi sempre maggiore sulle energie rinnovabili, l’efficienza energetica e la riduzione delle emissioni di gas serra.
 
Sono state, difatti, promosse a livello comunitario politiche e misure sempre più ambiziose per promuovere una transizione verso un sistema energetico più pulito, resiliente ed ecocompatibile, transizione guidata dalla consapevolezza crescente che la sostenibilità ambientale e la sicurezza energetica sono elementi strettamente interconnessi e indispensabili per garantire lo sviluppo sostenibile di settori, territori e comunità.
 
Ancor prima del Green Deal, l’Unione Europea promuove nel 2015 l’Unione dell’energia, strategia che persegue lo scopo di integrare la politica energetica e la politica climatica dell’Unione per il raggiungimento di obiettivi successivi al 2020. Cinque sono gli obiettivi delineati: la diversificazione delle fonti energetiche, garantendo la sicurezza energetica attraverso la solidarietà e la cooperazione tra i paesi membri; la creazione e promozione di un mercato interno dell’energia integrato, grazie a infrastrutture ben sviluppate e adeguate; il miglioramento dell’efficienza energetica e la riduzione della dipendenza dalle importazioni di energia. Si da subito si nota, quindi, come la transizione energetica si sovrapponga frequentemente al concetto e alla costruzione progettuale relativa alla transizione ecologica, aspetto confermato dalla estensione ed effetto (diretto o indiretto) delle diverse politiche anche a tutti gli altri settori dell’economia e della società.
 
Di pochi anni più tardi, è necessario ricordare il pacchetto di finanziamenti dell’UE Fit for 55 che evidenzia, ancora una volta, la centralità della transizione energetica nelle politiche comunitarie a sostegno di quella che viene definita come transizione ecologica.
 
A ulteriore conferma della centralità della questione energetica nella transizione verso economie climaticamente neutre è la sempre maggiore promozione di piani e progettualità condivisi fra l’Unione e gli Stati Membri: in tal senso, si è promossa l’elaborazione di Piani Nazionali Integrati per l’Energia e il Clima (PNIEC), al fine di definire strategie chiare e coordinate per raggiungere gli obiettivi concordati in materia di energia e gli impegni dell’Accordo di Parigi. Parallelamente, si è posto un obbligo sugli Stati Membri di presentare relazioni periodiche sui progressi compiuti, con cadenza biennale, per monitorare l’effettiva attuazione delle politiche e adattare le strategie in base ai risultati ottenuti e alle nuove sfide che emergono. Anche in questo caso, particolare attenzione viene data a temi relativi alle energie rinnovabili, all’efficienza energetica e alla promozione di un mercato dell’energia elettrica adeguato, integrato e competitivo.
 
Da ultimo, il conflitto russo-ucraino che ha significativamente impattato sul quadro energetico e ha sollevato preoccupazioni riguardanti la sicurezza dell’approvvigionamento energetico dell’Unione europea, ha ulteriormente ampliato e modificato la politica comunitaria in materia energetica. Numerosi provvedimenti sono stati quindi promossi al fine di garantire una transizione verso fonti energetiche più sicure e sostenibili, in risposta agli eventi in corso.
 
Transizione energetica inizia, quindi, a significare anche “giusta transizione energetica”, che secondo l’UN-Energy Pledge si traduce in molteplici obiettivi fra cui la promozione della ricerca, con l’urgenza di ridurre le emissioni in linea con gli obiettivi fissati dall’Accordo di Parigi; la difesa dei diritti, rinnovando il dettato programmatico del leave no one behind; l’incentivazione dei processi verso la sostenibilità di sistema; il garantire un coinvolgimento delle parti interessate e un dialogo sociale solidi e significativi; il perseguire il concetto di giustizia climatica, in modo che gli oneri del cambiamento climatico, così come i costi, siano condivisi equamente sia a livello internazionale che intergenerazionale; la tutela dell’occupazione, le comunità locali e i paesi in via di sviluppo; il riconoscere l’accesso all’energia come fattore essenziale per il benessere sociale e la crescita economica.

 
Se, quindi, numerosi sono stati gli atti di hard e soft law dell’Unione Europea in merito alla transizione energetica, è evidente come si sia registrata, contestualmente, una significativa trasformazione nel concetto stesso: inizialmente orientato alla sicurezza dell’approvvigionamento, il termine e le sue applicazioni si sono evolute verso un’enfasi sempre maggiore sul più ampio concetto di sostenibilità ambientale e sull’adozione di policies e processi giusti e inclusivi.

 
Il contesto nazionale italiano
 
Nel contesto normativo italiano si registra nuovamente la centralità della transizione energetica in numerose strategie e piani nazionali.

Tra questi documenti, è importante sottolineare, ancora una volta, il Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) pubblicato nel 2019, e la Strategia Italiana di lungo periodo (Long Term Strategy, LTS) pubblicata nel 2021, che hanno l’obiettivo di fornire linee guida chiare per affrontare le sfide energetiche e climatiche dell’Italia.
 
Il PNIEC, che, come già ricordato, rappresenta un documento chiave dell’Italia nell’impegno verso una transizione sostenibile, mira in particolare a ridurre le emissioni di gas serra, ad aumentare l’utilizzo delle energie rinnovabili e a promuovere pratiche più efficienti e sostenibili in particolare nel settore energetico nazionale. È indubbio, quindi, come il piano ponga particolare attenzione al tema trattato, che viene declinato in particolare in termini di accelerazione del percorso di decarbonizzazione, considerando il 2030 come una tappa intermedia di un percorso da completarsi entro il 2050 e integrando la variabile ambiente nelle altre politiche pubbliche. Nel piano, fra le altre linee guida, si evidenziano: la promozione dell’evoluzione del sistema energetico, il sostegno a progetti riguardanti l’efficienza energetica, il miglioramento della sicurezza energetica e la riduzione della spesa energetica per famiglie e imprese.
 
In modo simile si prevede nella Strategia Italiana di lungo termine sulla riduzione delle emissioni dei gas a effetto serra che, specificando i contenuti del PNIEC, propone diverse “leve” per raggiungere la neutralità climatica, fra cui: la significativa riduzione della domanda di energia; la necessità di una trasformazione radicale del mix energetico, con una forte promozione delle fonti energetiche rinnovabili (FER), accompagnato da un’ampia elettrificazione degli usi finali dell’energia e dalla produzione di idrogeno; l’incremento della capacità di assorbimento di carbonio delle superfici forestali. In particolare, il Piano di decarbonizzazione prevede tre aspetti fondamentali, che concorrono ad ampliare il significato del concetto di transizione energetica ovvero: la chiusura del gap relativo alle emissioni, la definizione di condizioni di base per la neutralità climatica e la gestione delle criticità tecniche ed economiche.
 
È interessante notare come questi documenti, già nel titolo, pongano l’accento sulla centralità della transizione energetica nel percorso verso economie e settori a basse emissioni. In tal senso, anche guardando al quadro italiano, si nota una frequente sovrapposizione dei concetti di transizione ecologica e transizione energetica. Tuttavia, se, da un lato, è evidente come la transizione energetica sia componente centrale nella lotta al cambiamento climatico e nella riconversione verde dei settori, dall’altro, è altrettanto manifesto come non sia l’unico elemento ovvero l’unico fattore da tenere in considerazione quando si tratta di transizione ecologica.
 
Riflessioni linguistiche e concettuali
 
Tanto l’espressione energy transition nel contesto internazionale che “transizione energetica” in quello nazionale sono oramai parte del lessico comune e istituzionale. Come ricordato in precedenza, il concetto di transizione energetica ha assunto nel tempo connotazioni sempre più ampie, tanto da inglobare anche la questione sociale. Oltre, infatti, a porre l’enfasi sulla necessità di promuovere energie rinnovabili e sulla riduzione delle emissioni di gas serra, al fine di creare un sistema energetico più pulito, resiliente ed ecocompatibile, l’espressione identifica un processo attraverso cui garantire protezione sociale e la possibilità a tutti di beneficiare dei vantaggi di suddetta transizione.
 
Questa “svolta” concettuale si può notare anche a livello linguistico. In tal senso, è significativo il fatto che nel dibattito nazionale sia progressivamente venuto meno il riferimento al concetto di Clean Energy Transition, che pure compare nel Green Deal europeo e viene definito dalla stessa Commissione europea come strumento per:

1) garantire un approvvigionamento energetico dell’UE sicuro e a prezzi accessibili;

2) sviluppare un mercato dell’energia pienamente integrato, interconnesso e digitalizzato;

3) dare la priorità all’efficienza energetica, migliorare il rendimento energetico dei nostri edifici e sviluppare un settore energetico basato in larga misura sulle fonti rinnovabili.
 
Qui è interessante sottolineare come i punti illustrati poc’anzi diano la priorità alla dimensione energetica piuttosto che a quella sociale. È altresì curioso notare come l’aggettivo clean risulti ambiguo al momento di rendere il concetto in italiano. Sebbene, difatti, l’espressione “transizione all’energia pulita sembri essere consolidata, non mancano riferimenti a quella che è una transizione pulita (clean transition), facendo intendere che clean debba essere associato alla transizione, piuttosto che all’energia. Del resto, la stessa presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen parla di clean transition per promuovere la decarbonizzazione.
 
Al di là di questa possibile ambiguità lessicale, la rilevanza che la dimensione sociale ha acquisito nel contesto della transizione energetica è quindi visibile anche a livello terminologico, con il concetto di Clean Energy transition che ha progressivamente lasciato spazio a quello di Just Energy Transition (o Fair Energy Transition) in cui emerge chiaramente la componente sociale nel contesto della transizione energetica.
 
Pietro Manzella

ADAPT Senior Research Fellow

@Pietro_Manzella
 
Sara Prosdocimi

Scuola di dottorato in Apprendimento e innovazione nei contesti sociali e di lavoro
ADAPT, Università degli Studi di Siena

@ProsdocimiSara

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