Le leggi sulla sicurezza dei lavoratori e la prevenzione degli infortuni ci sarebbero anche. Il problema, come spesso capita in Italia, è che alle enunciazioni di principio non sempre seguono i fatti. È proprio ciò che è capitato al Testo unico sulla sicurezza sul lavoro, il decreto legislativo 81 del 2008, che il prossimo 9 aprile compierà 10 anni. Varato sull’onda emotiva della tragedia della Thyssenkrupp di Torino (sette operai morti bruciati nella notte tra il 5 e il 6 dicembre 2007), non è ancora stato completamente attuato. Secondo la denuncia dell’Anmil, l’associazione degli invalidi e delle famiglie delle vittime del lavoro, «sono ancora almeno una ventina i provvedimenti da attuare e alcuni riguardano materie anche di grande rilievo», sottolinea il presidente Franco Bettoni.
Tra le carenze principali, l’Anmil ricorda il sistema di qualificazione delle imprese e dei lavoratori autonomi, «rimasto lettera morta per tutti quei settori ad alto tasso infortunistico e caratterizzati da forti complessità organizzative e da gravi fenomeni di concorrenza sleale». Unica eccezioni positiva, i cosiddetti ambienti confinati (tra cui, per esempio, le cisterne), per i quali è stato adottato un provvedimento specifico, il Dpr 177 del 2011. Quanto sia importante la qualificazione e la certificazione per la prevenzione degli infortuni, lo testimonia un recente studio pubblicato dall’Osservatorio Accredia, secondo cui le imprese che sono passate da un livello di sicurezza base a uno certificato, hanno registrato una riduzione del 16% degli infortuni, che nel 40% dei casi sono risultati meno gravi rispetto a quelle nelle aziende non certificate.
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