ADAPT – Scuola di alta formazione sulle relazioni industriali e di lavoro
Per iscriverti al Bollettino ADAPT clicca qui
Per entrare nella Scuola di ADAPT e nel progetto Fabbrica dei talenti scrivi a: selezione@adapt.it
Bollettino ADAPT 23 gennaio 2023, n. 3
Aboliti nel marzo 2017, i voucher che prevedevano la possibilità generalizzata di retribuire il lavoro occasionale, con la Legge di Bilancio 2023 tornano nel settore agricolo, commercio e turismo in una versione diversa rispetto a quella attualmente prevista.
In verità, nonostante nel dibattito pubblico si sia ricondotta la nuova disciplina sotto il cappello del lavoro accessorio, è improprio parlare di un vero e proprio “ritorno” di questa particolare modalità di prestazione di lavoro, accusata di allargare sacche di lavoro irregolare e precario, poiché vi sono diverse differenze tra la disciplina contenuta all’art. 1, commi 343-354 della legge n. 197 del 2022 e la disciplina contenuta agli artt. 70-74 del d.lgs. n. 276 del 2003. Oggi non si può più parlare infatti di lavoro accessorio, bensì di lavoro subordinato a tempo determinato e part-time (per un approfondimento si veda il contributo di G. Piglialarmi, Tornano davvero i voucher in agricoltura? in Bollettino ADAPT 16 gennaio 2023, n. 2).
Introdotti per la prima volta nel 2003 dalla Legge Biagi e resi operativi nel 2008, I voucher o “buoni lavoro” consentivano di retribuire prestazioni di lavoro meramente occasionali entro i limiti di 5.000 annui con un compenso dal valore nominale di 10 euro. La finalità dello strumento era quello di regolamentare attività di natura occasionale non riconducibile ad altre tipologie contrattuali.
Sperimentata prima nel settore della vendemmia e ampliata con la L. n. 33/2009 dal governo Berlusconi, la disciplina dei voucher fu stravolta radicalmente dal Job Act con l’eliminazione della previsione delle prestazioni di natura meramente occasionali e la definizione delle prestazioni tutte, nel solo rispetto delle soglie innalzate a 7.000 euro annui per utilizzatore. Da quel momento si è acceso un dibattito pubblico tra chi sosteneva che fossero strumenti di precarizzazione del lavoro e chi pensava, invece, che servissero a far emergere il lavoro nero. Nel 2017, al culmine del conflitto, con la promozione di un referendum abrogativo da parte della Cgil e minacce di manifestazioni e scioperi del sindacato, il governo Gentiloni li ha abrogati.
Nuovamente regolamentati con la L. n. 96/2017 che ha introdotto il contratto di prestazione occasionale per le imprese e il libretto di famiglia per lavori saltuari nell’ambito familiare, l’attività consentita per l’utilizzazione dei prestO doveva essere di ridotta entità, occasionale e saltuaria nei limiti dimensionali dell’azienda con l’esclusione delle aziende con più di 5 dipendenti a tempo indeterminato e l’estensione delle figure che potevamo essere prese in carico a disoccupati, pensionati di vecchiaia o di invalidità, giovani con meno di 25 anni iscritti a un istituto scolastico o all’università, e infine percettori di prestazioni integrative del salario o di altre prestazioni di sostegno al reddito non iscritti l’anno precedente negli elenchi anagrafici dei lavoratori agricoli. Il limite di spesa per ciascuna impresa era di 5 mila euro all’anno e le prestazioni complessivamente rese da un lavoratore alla singola impresa, non potevano superare i 2.500 euro per non oltre 280 ore di lavoro annuo.
Con la Legge di Bilancio 2023 è stata introdotta una nuova disciplina sperimentale per il prossimo biennio in una versione allargata rispetto all’attuale con l’eliminazione dei limiti previsti e l’aumento del valore massimo di spesa per l’utilizzatore.
Le imprese agricole che non occupano più di 10 lavoratori dipendenti a tempo indeterminato possono ricorrere alla prestazione per un massimo di 45 giornate lavorative effettive per ciascun lavoratore entro un limite di 10 mila euro per tutti i prestatori di lavoro impiegati. Il contratto per l’impiego di manodopera agricola interessa i soggetti che non hanno avuto rapporti di lavoro subordinato nel settore nei tre anni precedenti. La disposizione dovrebbe garantire la continuità produttiva delle imprese agricole, favorendo allo stesso tempo il reperimento di manodopera per le attività stagionali e l’emersione del lavoro nero.
Sin dalle prime condivisioni della bozza della Legge di Bilancio immediate sono state le reazioni delle parti sociali. A seguito di un confronto del Ministro del Lavoro Marina Calderone con le organizzazioni del settore, un emendamento dei relatori è intervenuto sul contratto di prestazione occasionale rendendolo più rispondente alle richieste delle parti sociali, tant’è che il Ministro nel corso dell’assemblea nazionale di Coldiretti del 21 dicembre 2022 ha chiarito che “non c’è volontà di utilizzare i voucher per destrutturare il mercato del lavoro ma offrire un’opportunità per usufruire un percorso di accesso alla manodopera che deve essere identificata come misura straordinaria e alternativa, confinata nella stagionalità”.
Nonostante la previsione del monitoraggio per il prossimo biennio della normativa, la retribuzione adeguata al CCNL e la possibilità di utilizzare le giornate lavorate retribuite con la prestazione occasionale ai fini di eventuali successive prestazioni previdenziali e assistenziali, le reazioni però sono state contrastanti tra chi continua a parlare di precarizzazione del lavoro e chi plaude alla nuova formulazione della norma.
Negativo è il giudizio di Mininni, Segretario Generale della Flai-Cgil, che parla di estensione della precarietà perché “la durata massima prevista di 45 giorni non giustifica l’occasionalità del rapporto di lavoro, che dovrebbe rimanere circoscritto a esigenze eccezionali, e aver introdotto un nuovo istituto contrattuale può solo generare competizione al ribasso verso l’ordinario rapporto di lavoro subordinato […] la precarietà mortifica il lavoro e non aiuta il settore a uscire dalla piaga dello sfruttamento e del caporalato e non si affronterà seriamente la necessità di trovare manodopera fino a che non si aumentano i salari e il numero delle giornate lavorate per dare dignità al lavoro agricolo”. Più articolato il commento di Rota, Segretario Generale della Fai-Cisl che ribadisce la contrarietà allo strumento in ambito agricolo “visto che la contrattazione già garantisce adeguati strumenti di gestione flessibile della manodopera” ma apprezza “che si sia evitata la liberalizzazione generalizzata prevista inizialmente dalla bozza di manovra del governo, e che si sia giunti al positivo ripristino del suo utilizzo solo per alcune categorie residuali per i quali ha senso il lavoro accessorio” ritenendo comunque positivo che “anche ai lavoratori occasionali con voucher siano estesi il trattamento economico previsto dalla contrattazione collettiva nazionale e provinciale e la garanzia delle tutele previdenziali e di welfare, riconoscendo l’utilità dei contributi ai fini previdenziali, assistenziali e per la disoccupazione agricola” nonostante “rimangono perplessità sulle modalità operative di funzionamento di questi strumenti, rispetto al quale attendiamo chiarimenti”. Positivo il commento di Mantegazza, Segretario Generale della Uila-Uil che considera “positivamente la scelta di promuovere la sperimentazione di prestazioni agricole di lavoro subordinato occasionale, unicamente per il biennio 2023/24, perché in questo modo si cancellano norme da noi sempre avversate e che il Ddl di stabilità, nella versione presentata alla Camera, peggiorava ulteriormente” e considera positivamente anche “il monitoraggio della nuova normativa, che sarà preclusa a chi non rispetta contratti e leggi, consentendo quindi alle istituzioni e alle parti sociali di verificare la necessità di eventuali correttivi”.
Giunge il plauso, invece, da parte delle associazioni datoriali, a partire da Coldiretti che ne chiedeva il ripristino da anni per incentivare l’assunzione specialmente nei picchi della raccolta. Secondo l’associazione datoriale il voucher è uno strumento che serve specialmente per le colture che si dipanano nell’arco di pochi giorni e della necessità di incardinare un tavolo di lavoro per calare a terra la misura. CIA sostiene che comunque “questo strumento non deve poi andare a scardinare quelli che sono i contratti di lavoro strutturali, caposaldo del mondo occupazionale, contratti che rappresentano conquiste“. Confagricoltura accende però i riflettori sui problemi ormai endemici del settore primario. “Ormai da anni ci confrontiamo con la carenza cronica di manodopera e con l’elevato costo del lavoro. In questo senso i voucher non hanno alcun effetto”. Rispetto alla spinta sull’emersione del lavoro nero Confagricoltura è molto scettica mentre Coldiretti e Cia sostengono che “al posto di dare 50 euro sottobanco per una breve prestazione, uso i voucher. Questo è un vantaggio“.
Scuola di Dottorato di ricerca in Apprendimento e Innovazione nei contesti sociali e di lavoro
ADAPT, Università degli Studi di Siena