Il volume “The art of preventive health and safety at work” è il risultato dell’omonima mostra itinerante, allestita nel 2013 da Etui (European Trade Union Institute) e Ituh (International Trade Union House), incentrata sull’evoluzione del concetto di sicurezza, prevenzione e responsabilità nei luoghi di lavoro lungo tutto l’arco del XX secolo. La pubblicazione descrive attraverso una cronistoria per immagini come dall’infortunio inteso come diretta conseguenza dell’errore del singolo lavoratore si sia passati ad un approccio alla prevenzione più proattivo ed organico.
Il primo periodo storico su cui si focalizza la mostra coincide con il processo di industrializzazione che interessa l’Europa tra il XIX e il XX secolo. In tale lasso di tempo, a fronte di un notevole progresso economico, gli incidenti sul lavoro diventano il nuovo centro di interesse per i riformatori sociali europei. Si registrano infatti importanti interventi a livello legislativo: dalla previsione della assicurazione antinfortunistica alla protezione del lavoro femminile e minorile, passando per la creazione di un sistema di ispettorato finalizzato a promuovere il rispetto delle regole in materia di sicurezza. Di riflesso, nascono anche i primi manifesti sulla prevenzione degli incidenti sul lavoro, che raggiungerano il periodo di maggior diffusione tra la Prima e la Seconda Guerra Mondiale. Di tali manifesti colpisce soprattutto il fatto che il lavoratore venga rappresentato come il solo responsabile degli incidenti sul lavoro ed unico garante della sua incolumità. Ancora, si nota che i lavoratori ritratti sono raramente donne. La donna tende infatti ad apparire maggiormente nella veste di madre e moglie, colta nell’attimo in cui saluta il marito prima di andare al lavoro: una potente rappresentazione iconica per ricordare al marito le terribili conseguenze che deriverebbero nella vita familiare da una sua disattenzione sul lavoro. Di contro, l’uomo è rappresentato come un vero e proprio “fornitore di reddito” che garantisce il benessere della famiglia ed è per questo il primo responsabile della propria salvaguardia.
Peraltro, si nota che i manifesti del periodo non contengono alcun riferimento al tema delle malattie professionali. Si riferiscono difatti per la gran parte alla prevenzione dei rischi fisici negli ambienti industriali, in particolare i disturbi muscolo-scheletrici come ernie o lombalgie. Certamente, oltre alla mancanza di una normativa appropriata, la limitata rappresentazione delle malattie professionali all’epoca diffuse, come la pneumoconiosi o l’asbestosi, può essere spiegata soprattutto per via della difficoltà nel trasmettere per immagini processi causali complessi i cui effetti si manifestano dopo una lunga esposizione alle polveri tossiche.
Immagini, messaggi e slogan subiscono una importante trasformazione dalla seconda metà del XX secolo: emerge invero, il passaggio da un approccio paternalistico ad un approccio collettivo alla prevenzione. In particolare, due sono i manifesti emblema di questo cambiamento. Il primo, la “mappa del rischio” della FIAT di Torino del 1969, e il secondo, un manifesto degli anni ’80, che annuncia “Our health is not for sale”. Entrambi sono espressione di un nuovo modo di concepire la prevenzione, slegata dalla tradizionale concezione della divisione del lavoro e volta al raggiungimento di una coscienza collettiva sulla sicurezza.
Non c’è strategia migliore di una ‘cronistoria per immagini’ per ricordare che la sicurezza riguarda ogni luogo di lavoro, ogni situazione ed è in continua evoluzione.
Gli ambienti lavorativi dall’inizio del Novecento ad oggi sono fortemente cambiati, sia per la nuova figura del lavoratore e delle sue funzioni, sia per l’evidenza degli strumenti di tutela e controllo dei rischi. Le misure protettive, prima limitate al singolo individuo, ora tendono a coinvolgere tutto l’ambiente produttivo. Tuttavia il cammino verso l’affermazione della sicurezza sul lavoro in un’ottica di prevenzione è ancora lungo. È necessario sensibilizzare le aziende sull’importanza di un modello organizzativo attento alla salute e al miglioramento della qualità della vita dei dipendenti e collaboratori. Far acquisire tale consapevolezza è tuttavia tutt’altro che facile. Come tutti i cambiamenti culturali richiede tempo per sedimentarsi. Per questo, anche una mostra o un volume iconografico sul tema possono contribuire, attraverso la forza simbolica delle immagini, al consolidarsi di una vera e propria cultura della prevenzione degli infortuni sui luoghi di lavoro.
ADAPT Junior Fellow
@elena_busiol