Quella di ieri è stata una delle giornate in cui è possibile toccare con mano il danno che l’epidemia di stupidità che avvolge questo paese sta provocando su menti ormai atrofizzate dal cinismo e del pensiero magico. L’occasione è stata la pubblicazione del rapporto Istat su occupati e disoccupati di febbraio, dal quale si evince una riduzione del tasso di disoccupazione, passato da 11,8% a 11,5%. A riprova del fatto che siamo sempre degli inguaribili ottimisti, ci eravamo illusi che anni di “analisi” dei dati non fossero trascorsi invano, almeno quando si devono valutare le determinanti della riduzione del tasso di disoccupazione. Ovviamente ci sbagliavamo.
La lettura prevalente è stata “buone notizie, cala la disoccupazione”, in particolare quella della coorte 15-24 anni, di ben 1,7%. Ora, di solito, quando la disoccupazione flette, si va a guardare se tale dato è frutto di un aumento di inattivi, per assicurarsi che il dato sia effettivamente positivo. A febbraio non è andata benissimo, visto che alla flessione di 83 mila unità nel numero dei disoccupati fa da contraltare un aumento di 51 mila tra gli inattivi, che va in controtendenza rispetto alla robusta riduzione dell’ultimo anno…
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