Luci e ombre del Protocollo lombardo per la legalità dei contratti di appalto nella logistica

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Bollettino ADAPT 22 luglio 2024, n. 29
 
Il 18 luglio scorso, presso la Prefettura di Milano, è stato sottoscritto il “PROTOCOLLO D’INTESA PER LA LEGALITÀ DEI CONTRATTI DI APPALTO NEL SETTORE DELLA LOGISTICA promosso dal Prefettura di Milano, Regione Lombardia, Osservatorio sulla Cooperazione presso l’Ispettorato di Area Metropolitana di Milano, Associazioni Datoriali maggiormente rappresentative nei settori della logistica, trasporti e distribuzione (Legacoop, Confcooperative, AGCI, Assoram), Organizzazioni Sindacali CGIL, CISL e UIL e Politecnico di Milano.
 
Il primo aspetto peculiare e che merita di essere sottolineato in quanto non trascurabile da chi conosce i diversi sistemi di relazioni industriali che governano il settore, è la partecipazione, tra le associazioni datoriali definite dal Protocollo stesso come “maggiormente rappresentative”, soltanto di alcune sigle datoriali, rappresentanti, per lo più, il comparto artigiano (rimanendo pertanto esclusi i “big” del settore: da Confetra ad Assologistica, Fedit, etc).
 
Proseguendo nel merito di quanto disciplinato dal Protocollo, l’obiettivo di questo documento è quello di “migliorare il settore della logistica e renderlo più trasparente ed efficiente, contrastando nel contempo l’intermediazione illecita di manodopera e il fenomeno del caporalato, nonché, più in generale, ogni forma di illegalità, al fine di garantirne uno sviluppo solido e responsabile e pertanto”, tramite l’istituzione di una “Piattaforma di filiera”.
 
Due le principali finalità (art. 1) promosse tramite l’istituzione della citata Piattaforma: a) costruire forme di responsabilizzazione delle imprese operanti nel settore della logistica; b) assicurare la piena trasparenza lungo la filiera, secondo “coni di visibilità”, tanto delle informazioni concernenti i partner commerciali quanto delle modalità concrete di esecuzione dei singoli contratti di appalto/subappalto.
 
A tal proposito, nell’ambito del protocollo, oltre a individuare quelli che dovranno essere i contenuti minimi della piattaforma (v. infra) viene prevista l’istituzione di un Tavolo tecnico (art. 4), coordinato dalla Prefettura – U.T.G. di Milano con il supporto scientifico del Politecnico di Milano nell’ambito dell’“Osservatorio Contract Logistics” che dovrà sviluppare la piattaforma realizzata da Regione Lombardia – Assessorato allo Sviluppo Economico. A tal proposito viene altresì sottolineato che l’avanzamento dei lavori verrà condiviso con le Associazioni datoriali e le Organizzazioni sindacali firmatarie del presente atto, anche al fine di raccoglierne suggerimenti e osservazioni, volte a consentire uno sviluppo condiviso dello strumento.
 
Un aspetto cruciale che è necessario anticipare per le considerazioni che verranno formulate di seguito è rappresentato dal fatto che la “Piattaforma di filiera”, costruita tramite la raccolta di una serie di parametri tra cui la regolarità fiscale e contributiva, l’adozione di un MOG (Modello di Organizzazione e Gestione) ai sensi del d.lgs. n. 231/2001, l’assetto e la struttura dirigenziale, lo stato effettivo di ogni rapporto di lavoro e l’iscrizione, da parte delle società interessate, ad associazioni di categoria, sarà alimentata su base volontaria da parte delle imprese coinvolte nelle filiere di appalti e subappalti. Le aziende aderenti saranno infatti chiamate a caricare sulla piattaforma tre tipologie di documenti, con onere di costante aggiornamento. Tali contenuti, come si legge al comma 4 dell’art. 3 del Protocollo, hanno tuttavia natura sperimentale e verranno progressivamente affinati anche grazie alla consultazione del Tavolo tecnico istituito dallo stesso Protocollo.
 
La prima sezione di documenti riguarda l’assetto imprenditoriale e la compliance aziendale, con particolare riferimento alla visura camerale delle imprese della filiera, al Documento Unico di Regolarità Finanziaria (DURF), alla Certificazione di regolarità fiscale e al Documento Unico di Regolarità Contributiva (DURC).
 
La seconda tipologia di documenti richiesti concerne l’assetto occupazionale, con particolare riferimento ai contratti di esternalizzazione e contratti accessori (in caso di appalti labour intensive), al Libro Unico del Lavoro delle maestranze impiegate lungo la filiera e al DUVRI (Documento Unico Valutazione Rischi), ove prescritto.
 
La terza categoria riguarda “ulteriori documenti” e concerne l’acquisizione della certificazione del contratto di appalto, del report sugli infortuni occorsi in Azienda (con cadenza annuale) e del Modello Organizzativo ai sensi del D.lgs. n. 231/2001. Documenti, questi ultimi, che rilevano non solo per garantire la legalità delle dinamiche poste in essere dalle imprese nella filiera di esternalizzazione (come nel caso della genuinità dei contratti di appalto certificati ai sensi del d.lgs. 276/2003) bensì anche per accedere al sistema di pemialità individuato all’art. 6 dello stesso Protocollo. Quest’ultimo, escludendo oneri economici a carico dell’Amministrazione dell’Interno, prevede, da un lato, il rilascio automatico di un “certificato di filiera” della validità di 3 mesi, rinnovabile e subordinato alla completezza e al costante aggiornamento della documentazione caricata e, dall’altro lato, il riconoscimento di “specifiche premialità nell’ambito delle misure di incentivazione per le imprese stabilite dalla Regione Lombardia”.
 
A tal proposito non possiamo fare a meno di sottolineare qualche dubbio in merito all’efficacia di un simile sistema che vorrebbe essere incentivante ma che, nei fatti, non appare come tale. Tralasciando in questa sede la critica che si potrebbe muovere sulla mancata istituzione di un sistema di verifica volto a valutare l’effettiva veridicità dei documenti caricati dalla parte interessata (l’azienda), per quanto riguarda il primo profilo, inerente al “certificato di filiera”, non è chiaro quali siano gli effetti che si avrebbero a fronte dell’ottenimento del richiamato certificato (che, è bene ricordarlo, non ha nulla a che vedere con la certificazione istituita dalla Legge Biagi che prevede importanti effetti ex lege e che, anzi, nell’ambito del Protocollo in commento, risulta essere presupposto per l’ottenimento del “certificato di filiera”). In secondo luogo non vengono individuate, allo stato dei fatti e nell’ambito del Protocollo in parola, quali sarebbero le specifiche premialità nell’ambito delle misure di incentivazione stabilite dalla Regione Lombardia a cui avrebbero accesso le imprese aderenti alla “Piattaforma di filiera”.
 
Non solo. Tale aspetto risulta ancora più (potenzialmente) critico se pensiamo che a fronte di un sistema premiale così incerto è richiesto alle singole aziende (che dovrebbero pertanto dedicare tempo e risorse a tale attività) un così notevole sforzo – anche di carattere burocratico – per caricare e implementare manualmente la piattaforma con tutta la mole di documentazione necessaria – e richiamata sopra – la quale dovrà essere, oltretutto, costantemente aggiornata.
 
In conclusione, fermo restando che un simile applicativo era stato istituito dall’INPS nel 2022 (il riferimento è alla piattaforma MoCOA – Monitoraggio Congruità Occupazionale Appalti), il rischio principale che è possibile riscontrare da una prima analisi del Protocollo d’intesa per la legalità dei contratti di appalto nel settore della logistica sottoscritto a Milano il 18 luglio 2024, è che la c.d. “Piattaforma di filiera” si traduca nell’ennesimo strumento potenzialmente utile ma che, fin dalla sua progettazione, risulta destinato a rimanere su carta per la troppa complessità e onerosità posta a carico delle imprese, soprattutto a fronte di una scarsa effettività ed efficacia dello strumento proposto.
 
Giada Benincasa

Coordinatrice della Commissione di certificazione DEAL dell’Università di Modena e Reggio Emilia

@BenincasaGiada

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