Arriva da sola, a piedi («prima i pochi che mi riconoscevano per strada mi criticavano perché parlamentare, da ministro mi fermano: “Non mollate!”»), assicura che «i soldi ci sono» per pagare i debiti della Pa, risponde anche al tema della bellezza in politica, dopo la frase della Bindi sulle ministre belle a cui la Boschi ha reagito piccata e lei no: «Rosy mi ha detto che sono più buona della Boschi…». Ma soprattutto di Jobs act parla il ministro della Pa Marianna Madia, fino alla settimana scorsa responsabile lavoro del Pd, impegnata su quella legge.
Ministro, è una riforma di sinistra?
«Assolutamente sì. Una riforma molto attesa da tutte le persone che, in questi ultimi 20 anni, hanno aspettato diritti mai arrivati: salario minimo, diritto alla maternità per tutte, ammortizzatori sociali per chi perde il lavoro».
Quante risorse per gli ammortizzatori?
«Non sono ancora state quantificate con esattezza, ma ci sono. Ho sentito Fassina dire che servirebbero 4 miliardi, potrei rispondere che non l’ha fatto nessuno prima di noi. Io credo che il suo ruolo e quello della minoranza sia di aiutarci a fare una migliore revisione della spesa e recuperare quanti più soldi possibile».
Nel Pd c’è il nodo dell’art.18. È pensabile che resti il reintegro solo per i licenziamenti discriminatori?
«Come ha detto il ministro Poletti, per i discriminatori è evidente che rimanga. Ma il punto è un altro: obiettivo della legge è dare diritti a chi non li ha. Miglioreremo la situazione di tutti: non ci sarà nessuno che potrà dire “prima avevo questo, ora non ce l’ho più”. Avranno tutti quello che avevano o di più».
Insiste: è pensabile che i nuovi assunti non siano coperti dall’articolo 18?
«Questo si capirà nei decreti attuativi. Quello che io non vorrei più vedere è che ci siano persone che fanno lo stesso lavora con contratti diversi».
Nel Pd c’è una rivolta della minoranza…
«Ho letto una dichiarazione di Cesare Damiano, “non possiamo creare un doppio regime”. Ma oggi che regime abbiamo? Altro che doppio: ci sono decine di contratti! Noi invece vogliamo unificare. Se siamo tutti più sinceri si potrà fare una discussione serena. Ma bisogna partire da dati di realtà: oggi per la mia generazione il diritto al reintegro è superato dai fatti».
È una buona idea quella di rivolgersi agli iscritti Pd con un referendum?
«Mi dispiacerebbe che una riforma complessiva come questa fosse ridotta a una discussione su un singolo punto che intere generazioni non sanno nemmeno cos’è. Detto ciò, ne discuteremo in Direzione e quello che si decide va bene».
Gli imprenditori indicano altri problemi, corruzione e burocrazia: ha sbagliato il governo a insistere sull’art. 18 ?
«Ma portiamo avanti tutto insieme. Uno dei primi atti del governo è stato nominare Cantone all’Autorità anticorruzione e dargli poteri nuovi, e sulla burocrazia ce la stiamo mettendo tutta, a breve presenteremo un’Agenda per la semplificazione proprio per sburocratizzare».
Il cambiamento nel lavoro si fa facendo arrabbiare i sindacati?
«Non sono così convinta che i sindacati si debbano arrabbiare. Noi siamo sempre aperti al confronto, io l’ho dimostrato con e puntuale, l’ho fatta mia. Questo mi aspetto dal sindacato, che arrivino velocemente idee concrete».
Ma la Cgil ha già annunciato sciopero.
«Cercheremo di capirne le ragioni. Spero che, oltre a questo, il sindacato sia anche veicolo di idee concrete: anche i corpi intermedi devono fare uno sforzo di concretezza e non morire di tattica».
Dai sindacati la notizia di oggi è l’abbandono di Bonanni dalla guida della Cisl…
«Vedremo se la notizia sarà confermata. Bonanni è una persona che rispetto molto, ma per noi il confronto importante è quello sulle idee».
E chi non è d’accordo con voi sono tutti conservatori o gufi?
«Quando si toccano situazioni stabilizzate da diversi anni, spesso di privilegio, è naturale, anche umano, che ci siano resistenze. Ma noi a quello non ci pieghiamo. Non c’è nulla di intoccabile. Siamo trasversali ai consueti blocchi elettorali e sociali perché un ragionamento di equità si fa essendo trasversali».
I debiti della Pa li pagherete?
«Il meccanismo garantisce di essere pagati. Chi non è ancora stato pagato è perché non ha ancora avviato la procedura».
Vari osservatori dicono però che mancano ancora miliardi…
«Solo i debiti in conto capitale ci creano un problema con i parametri europei, ma è una minima parte rispetto all’entità dei debiti che il meccanismo consente di riscuotere».