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Bollettino ADAPT 21 marzo 2022, n. 11
Intervento di Luigi Sbarra, Segretario Generale Cisl. al webinar: “L’attualità del pensiero di Marco Biagi a vent’anni dalla sua scomparsa”, 19 marzo 2022.
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Grazie al Presidente Treu, al professor Tiraboschi, e al dott. Stirpe, che ci onorano della loro presenza e amicizia. Grazie Alla Fondazione Tarantelli, al nostro Centro Studi di Firenze e a chi ha lavorato per rendere possibile questa iniziativa.
Nella mattinata di oggi abbiamo ascoltato testimonianze estremamente significative che ci hanno ricordato quanto la Cisl sia legata a Marco Biagi da una linea inscalfibile.
Questo filo, a venti anni dal suo tragico e barbaro assassinio, ci invita a continuare ad approfondire e ad attingere al suo pensiero, oltre che per ricordarne la figura umana, per affrontare il presente e per continuare a “progettare” il futuro.
“Un giurista progettuale”: uso questo termine proprio perché i lineamenti del pensiero di Marco Biagi sono stati oggi così ben ricordati, testimoniando anche i legami con l’approccio riformista della Cisl, non solo sui temi del mercato del lavoro, ma anche rispetto alla partecipazione dei lavoratori alla vita delle imprese e alla democrazia economica.
Vedete: il riformismo è un po’ come il coraggio di Don Abbondio. Chi non ce l’ha raramente riesce a darselo. E così il Paese è rimasto bloccato per 20 anni in quelle innovazioni che il professor Biagi ha studiato, indicato, e caldeggiato per tutta la vita, insieme anche ad altri coraggiosi giuslavoristi ed economisti come Massimo D’Antona e Ezio Tarantelli.
Oggi dobbiamo usare parole della verità. Verità stravolta da una sotterranea guerra ideologica che per tanti anni ha usato parole di vera e propria violenza intellettuale.
Quante volte, ancora oggi, nel corso di trasmissioni televisive, di riunioni o di incontri, purtroppo promossi anche da alcuni sindacati, è risuonata la frase: “Marco Biagi ha creato il precariato”.
Parole come sassi. Come bombe. Come pallottole. Che fanno male e devono aver fatto davvero molto male alla moglie persona riservata che ha spesso accompagnato le iniziative della Cisl in ricordo del marito.
Ma la preoccupazione del professore, la sua vera e unica ossessione – come ha avuto modo di dire Marina Orlandi Biagi in un’intervista ad Avvenire – era quella “di proteggere tutti, e in particolare chi si sarebbe trovato in situazione di difficoltà”.
Uno tra gli obiettivi di riforma di Marco Biagi era infatti lo “Statuto dei Lavori”, non un corpo di norme a se stante, ma un intervento organico, progettato fin dai tempi della collaborazione con Tiziano Treu e con il primo Governo Prodi, per estendere i livelli di tutela a tutte le forme di lavoro.
Lo Statuto dei lavori – scriveva Biagi una settimana prima di essere assassinato – “dovrebbe finalmente dare all’’Italia nuove tecniche per regolare tutti i tipi di lavori, anche quelli atipici, rivedendo vecchie norme non più in sintonia con la moderna organizzazione del lavoro”. È veramente arrivato il tempo di recuperare quel luminoso monito e quell’insegnamento e costruire oggi un nuovo Statuto della Persona nel mercato del lavoro.
Come scriveva Biagi nel 2002, e come è valido ancora oggi, il mercato e l’organizzazione del lavoro si stanno evolvendo con una velocità non paragonabile a quella del passato e l’orizzonte nazionale non è più sufficiente a delineare, da solo, le regole del diritto del mercato del lavoro.
Vent’anni dopo viviamo una crisi globale, aggravata dalla pandemia e dalla guerra: una crisi che getta una luce fortissima sulle ragioni dei suoi insegnamenti per contemperare i valori dell’efficienza e dell’equità, della competitività come della coesione.
Obiettivi che danno un’anima e una precisa direzione a parole come: flessibilità e sicurezza, troppo spesso usate solo come slogan.
Impegnarsi a fondo per combattere le vere “precarietà” del nostro mercato del lavoro seguendo ed aggiornando questi insegnamenti, è la migliore risposta sia all’atto barbaro che ci ha privato di Marco Biagi, sia alle tante polemiche strumentali e superficiali che hanno ingiustamente offuscato la sua figura dopo.
C’è un ulteriore tema che è assolutamente centrale nel suo pensiero e che vorrei ricordare: Ovvero il rapporto tra politiche del lavoro, concertazione, partecipazione e sviluppo economico.
È un argomento di grandissima attualità: abbiamo di fronte a livello nazionale, come territoriale (e ciò vale per Regioni, Province e Comuni) le sfide dell’attuazione del Pnrr.
Come è noto, uno degli ambiti in cui Marco Biagi si è speso fortemente, incontrando l’interlocuzione, il sostegno e l’amicizia della Cisl, fu il Patto di Milano, firmato il 2 febbraio del 2000, dopo un lungo e non semplice negoziato, senza l’apporto della Cgil.
In quel Patto Biagi e la Cisl con lui, si impegnarono a fondo sull’inserimento occupazionale delle categorie a rischio di esclusione sociale, a partire dagli immigrati inoccupati o disoccupati, valorizzando il ruolo della formazione e la sinergia tra diversi livelli istituzionali: Comune, Provincia, Regione e parti sociali.
“Concertare – scriveva Biagi commentando il Patto– non significa l’accordo di un giorno, ma impegnarsi assieme in una gestione continuativa”.
Ieri come oggi si tratta di seguire questo faro dentro le relazioni industriali e nell’interlocuzione pubblica per promuovere percorsi di sviluppo, di buona adattività, di coesione.
Una sfida che il sindacato deve saper cogliere nella sua molteplicità di azioni e di alleanze, nella contrattazione in senso stretto, e in particolare in quella di secondo livello, nella concretezza dell’azione territoriale, in una cooperazione che dal locale sappia incrociare la dimensione globale.
Nei suoi scritti, nelle sue lezioni è sempre rimasto acceso un faro che è anche della Cisl: “contrattare, contrattare, contrattare”. Anche di fronte alle imprese multinazionali, anche di fronte ai giganti della globalizzazione.
E’ una lezione riformista e contrattualista che, senza ideologismi, di fronte ai comportamenti discutibili e soprattutto unilaterali di molte imprese multinazionali è assolutamente necessario saper riprendere e rilanciare.
Una lezione purtroppo rimasta inascoltata da una politica che, con la sponda di certi massimalismi sociali, ha mortificato per tanti anni le relazioni industriali e dimenticato il fattore di sviluppo, adattabilità e coesione dato da una contrattazione libera, autonoma, e focalizzata sempre più sulla prossimità.
Questa è, per la Cisl, la chiave per amministrare e far progredire contenuti e tutele senza l’irrigidimento di una legge invasiva su salari e orari, turni e organizzazione del lavoro, smart working, deroghe e rappresentanza.
Oggi ci troviamo di fronte ad un bivio importante. Abbiamo di fronte, pur tra difficoltà e contraddizioni e con le gravi incognite che il quadro internazionale di guerra ci consegna, la possibilità di promuovere un migliore accesso al lavoro dei giovani con la formazione professionale e l’apprendistato, attraverso un buon uso delle risorse del Pnrr.
Dobbiamo poi mettere in campo per tutti, finalmente, una riforma organica degli ammortizzatori sociali in senso universalistico, come ci spiegava lo stesso Marco e come ci ha ulteriormente insegnato la pandemia.
Promuovere reali ed estese politiche attive del lavoro, rafforzare le tutele per i lavori flessibili, inserire al buon lavoro giovani, donne, disoccupati, in particolare nel Mezzogiorno, riducendo il troppo forte livello di segmentazione del nostro mercato del lavoro, sono le sfide di venti anni fa e di oggi, cui certamente si aggiungono le due transizioni: digitale ed ecologico/energetica.
Tutto ciò deve essere realizzato insieme, con il pieno contributo delle parti sociali, aprendoci al confronto con le migliori esperienze europee.
Venti anni dopo, dobbiamo riprendere il progetto, il metodo e il “modo” di Marco Biagi, per citare il titolo del bel libro appena uscita di Maurizio Sacconi. Dobbiamo farlo:
– per dare un futuro ai giovani, rilanciare l’occupabilità e spezzare i tanti “mismatch” che zavorrano il lavoro;
– per ridare tutele universali e generative alle persone e resilienza al sistema produttivo;
– per trasformare la comunità lavorativa e produttiva nel luogo della solidarietà, della responsabilità, della partecipazione.
Partecipazione che dobbiamo costruire dal basso, attraverso contrattazione e bilateralità, ma che va anche promossa con una legge quadro che dia solidi affidamenti alle relazioni industriali nella implementazione delle sue varie forme.
La Cisl sa, fin dalla sua fondazione, fin dai tempi della Libera Cgil, che si può essere chiamati a pagare, anche con la vita, per la coerenza delle proprie idee e dei propri valori.
Fra una settimana esatta ricorderemo il barbaro assassinio, sempre da parte delle Brigate Rosse, di Ezio Tarantelli.
Noi non ci rassegneremo mai al fatto che la violenza, sia essa, verbale, fisica, criminale, possa essere considerata un’opzione, uno strumento della vita sociale, politica, sindacale.
Continueremo a portare la figura di Marco Biagi nei nostri cuori e nei nostri progetti, nel nostro pensiero e nella nostra azione.
Continueremo a seguire il faro della sua bicicletta. Un faro che è per sempre, e che nessuno più potrà mai oscurare.
Luigi Sbarra