Il processo di unificazione per fusione di due dei tre fondi pensione destinati ai pubblici dipendenti (Perseo e Sirio) è giunto a compimento, accogliendo l’indirizzo di “razionalizzazione” dell’offerta previdenziale sostenuto dalla Covip, che, in assenza di strumenti vincolanti nei confronti dei soggetti istitutori e dei fondi medesimi, esercita da tempo una costante “moral suasion” in questa direzione.
Nei primi mesi del 2014, i due fondi pensione avevano avviato un percorso di confronto con le parti istitutive e con la Covip, al fine di verificare la possibilità di procedere ad un’integrazione, iter conclusosi il 30 settembre con la sottoscrizione dell’atto di fusione e con la decorrenza degli effetti giuridici dal 1° ottobre 2014.
Con questa operazione si intende creare un unico fondo pensione di natura negoziale per tutto il personale “contrattualizzato” (ad eccezione del personale della Scuola), ampliando la platea dei potenziali aderenti e raggiungendo così, più velocemente, la base minima associativa necessaria per ottenere l’autorizzazione per la definitiva operatività.
Com’è noto, infatti, nonostante gli sforzi compiuti, i fondi pensione Perseo e Sirio non hanno raggiunto, alla scadenza del termine previsto, il numero di aderenti minimo necessario per procedere all’elezione degli organi definitivi del fondo e alla gestione finanziaria del patrimonio e per garantirne, quindi, la completa operatività (dei 30.000 iscritti necessari, il numero di aderenti risultava essere, al 31 dicembre 2013, per Perseo pari a 5.695-12.000 nei primi mesi del 2014 –, mentre Sirio aveva raggiunto a tale data solo 1.443 unità).
Con la costituzione dei fondi pensione Perseo e Sirio che, insieme ad Espero, rappresentano la quasi totalità dei dipendenti pubblici in regime di diritto privato, si era completata l’offerta previdenziale complementare destinata a tali lavoratori.
A differenza di Espero, il cui ambito di estensione riguarda solo i lavoratori della scuola pubblica e privata, le parti negoziali di Sirio e Perseo hanno convenuto per l’istituzione di un solo fondo pensione per più comparti.
Un unico accordo istitutivo, infatti, era stato sottoscritto per il Fondo Sirio (costituito il 14 settembre 2011), rivolto ad un bacino di potenziali aderenti di circa 350.000 lavoratori, dipendenti delle amministrazioni statali, degli enti Pubblici non economici, della presidenza del consiglio dei ministri, dell’ENAC e del CNEL, oltre che ai lavoratori delle università e degli enti di ricerca e delle agenzie fiscali.
Medesimo l’orientamento accolto dal Fondo Perseo, costituito il 21 dicembre 2010 con l’intento di offrire, ai dipendenti pubblici ricompresi nei comparti delle Regioni-Autonomie Locali e della Sanità ˗ un bacino di utenza di oltre un milione e duecentomila addetti˗, uno strumento di previdenza complementare “dedicato”.
La congiuntura economico-finanziaria ha inciso in maniera considerevole sull’avvio delle attività dei due fondi, realizzatosi in un contesto di blocco dei rinnovi contrattuali e di contrazione delle risorse disponibili, che ha acuito irrimediabilmente le criticità della previdenza complementare, specie nel settore pubblico.
Infatti, nonostante la previdenza complementare non si sia ancora adeguatamente imposta neppure nel settore privato (sul punto, L. Tadini, La previdenza complementare: un intervento necessario per il futuro dei giovani, Working Paper ADAPT, n. 161/2014), la partecipazione da parte dei dipendenti pubblici è ancor più limitata.
Considerando l’ambito dei fondi pensione negoziali, su circa 2 milioni di iscritti complessivi, solo circa 160.000 sono lavoratori del settore pubblico.
Le adesioni, se pur in costante crescita, sono alquanto modeste in termini assoluti e corrispondono complessivamente a circa il 4,5% dei potenziali aderenti, l’età media dei quali si colloca intorno ai 48 anni, replicando l’universo complessivo dei lavoratori pubblici. Tale condizione determina, inevitabilmente, scarsa penetrazione tra le giovani generazioni, breve permanenza nei fondi pensioni e, di conseguenza, un ricambio insufficiente.
Agli ostacoli comuni al comparto pubblico e privato – la scarsa conoscenza e comprensione delle tematiche previdenziali e l’attuale crisi finanziaria che ha inficiato la già limitata capacità di risparmio dei lavoratori ed ha acuito la diffidenza verso qualunque forma di investimento finanziario –, nel pubblico impiego si aggiungono una serie di ulteriori intralci di ordine giuridico ed economico (per un approfondimento, sia consentito il rinvio a L. Tadini, Nasce il Fondo pensione “Perseo Sirio”, in Diritto e Pratica del Lavoro, 2014, n. 41, 2233 ss.), destinati a creare notevoli resistenze nella fase dell’adesione.
L’operazione di fusione di Perseo e Sirio persegue, dunque, l’intento di rendere più efficiente ed economica la gestione dei due fondi, realizzando un aumento del patrimonio che determinerà, grazie ad economie di scala, la riduzione dei costi, a beneficio della redditività del portafoglio e, dunque, degli aderenti che potranno fruire di un servizio più elevato qualitativamente a condizioni economicamente più vantaggiose.
Un aumento della massa gestita comporterà, infatti, la possibilità di una maggiore diversificazione degli investimenti e una minore esposizione al rischio finanziario, migliorando l’incidenza dei costi sul patrimonio.
Il “progetto” prevede, ai sensi e per gli effetti dell’art. 2501 ter c.c., la fusione per incorporazione del Fondo Sirio nel Fondo Perseo, per effetto della quale l’incorporante (il Fondo pensione Perseo) assume, previa delibera dei due fondi pensione, la nuova denominazione “Fondo Perseo Sirio”, subentrando in tutti gli obblighi e diritti anche tributari al Fondo incorporato Sirio che, contestualmente, si estingue.
Il passaggio è previsto senza oneri o spese a carico dei destinatari e, per quanto attiene al servizio di gestione amministrativa, sarà mantenuta la storicità dei dettagli contributivi registrati fino alla data di fusione, consultabili sia nelle procedure interne che sul sito web a disposizione degli aderenti.
Le Parti costitutive, accogliendo l’invito espresso dalla Covip in relazione alla composizione degli organi collegiali, dopo aver stabilito in sedici unità il numero dei componenti il nuovo Consiglio di Amministrazione paritetico del Fondo e in quattro quello dei componenti effettivi del nuovo Collegio sindacale (oltre a due unità per i membri supplenti), hanno ritenuto necessaria la revoca degli organi di amministrazione e controllo di Perseo dal primo giorno di operatività del nuovo soggetto e, per garantire la continuità della gestione, la contestuale sostituzione degli stessi con altri componenti, designati e nominati con le modalità esplicitate nel verbale.
L’operazione in corso sembra, dunque, dettata da un disegno preordinato all’efficienza ed efficacia gestionale del nuovo soggetto, il cui modello organizzativo deve essere improntato a “principi di funzionalità, unità di indirizzo e gestione, eliminazione delle ridondanze, efficienza”, nell’ottica del contenimento dei costi.
Un progetto, dunque, ben disegnato, che integra l’offerta previdenziale integrativa per i lavoratori pubblici contrattualizzati e che potrebbe contribuire al rilancio della previdenza complementare nel settore pubblico, ove maggiormente ristagna.
ADAPT Professional Fellow
@luisatadini
* Si segnala che le considerazioni contenute nel presente intervento sono frutto esclusivo del pensiero dell’Autore e non hanno carattere in alcun modo impegnativo per l’amministrazione di appartenenza.