Net-work for NEET, un progetto di inclusione e sviluppo territoriale – I protagonisti: l’Informagiovani del Comune di Bergamo

Il presente contributo si inserisce nell’ambito delle attività di ricerca, comunicazione e diffusione delle azioni intraprese e dei risultati ottenuti dal progetto Net-work for NEET, finanziato dal bando “Orientamento formazione lavoro” della Fondazione Istituti Educativi Bergamo

L’Informagiovani del Comune di Bergamo è partner del progetto Net-work for Neet, che ha l’obiettivo di attivare e ri-attivare giovani NEET del territorio bergamasco grazie a percorsi di orientamento, formazione, e inserimento lavorativo. Per conoscere meglio questa realtà e per approfondire il suo ruolo all’interno del progetto, abbiamo intervistato Alessandra Ciccia, Coordinatrice Spazio Informagiovani di Bergamo.

 

Dott.ssa Ciccia, qual è la storia dello spazio Informagiovani di Bergamo?

 

A. Ciccia: L’Informagiovani nasce a Bergamo negli anni ’80, ed è quindi uno dei primi d’Italia insieme a quello di Torino. Allora la sede era in via Papa Giovanni, in una zona centrale della città, ma non accessibile direttamente dal pubblico. Il modello organizzativo era, infatti, molto diverso: tutta l’informazione passava attraverso la carta, ed entrare nell’Informagiovani era un po’ come andare in biblioteca. In base alle informazioni richieste, si veniva indirizzati ad un archivio cartaceo, con materiali sempre aggiornati. Le novità e le informazioni riguardanti le possibilità di studio e impiego erano acquisite tramite telefonate o corrispondenza.

 

A cavallo tra gli anni ’90 e il nuovo millennio tutto questo modello è stato necessariamente rivisto, a fronte della diffusione di internet. Inoltre, anche la nostra mission si è meglio definita fino a quella attuale: accompagnare e assistere i giovani e giovanissimi in transizione, da un ciclo di studi a quello successivo o verso il mondo del lavoro, fornendo supporto sia informativo che orientativo. Negli stessi anni è cambiata anche la governance: inizialmente era gestito da Comune, Provincia e Regione, fino ad essere lasciato alla sola Regione per poi essere chiuso. A metà dei primi anni 2000 si è ridato impulso all’idea di un centro per l’informazione e l’orientamento, che mancava sul territorio: si è quindi spostata l’attività, ora gestita dal solo Comune, allo spazio Polaresco, in una zona quindi più periferica della città ma in una struttura tutta pensata per le politiche giovanili, puntando così sulla sinergia con altri enti presenti e iniziative comunali.

 

 

Sono diverse le realtà che si occupano di informazione e orientamento: noi ci siamo quindi negli anni specializzati sull’erogazione di servizi fortemente individualizzati, che ora contraddistinguono, a livello locale, le nostre azioni rispetto a quelle di altri soggetti. Oggi realizziamo interventi con le scuole e nelle scuole, lavoriamo con il terzo settore e con i servizi socio-sanitari del territorio, concentrandoci ovviamente sulla città di Bergamo. Negli ultimi anni abbiamo lavorato molto anche per potenziare la nostra comunicazione verso l’esterno, anche grazie all’utilizzo di diversi social media.

 

Che tipo di servizi realizzate, per accompagnare i giovani nella fase di orientamento?

 

A. Ciccia: Come anticipavo noi ci siamo specializzati su servizi fortemente individualizzati, che vengono quindi declinati in base alle specifiche esigenze di chi abbiamo davanti. Attualmente stiamo potenziando sia le attività di comunicazione, che i servizi al lavoro, che non sono mai entrati nel nostro orizzonte ma che ci rendiamo conto essere un elemento ormai fondamentale. La professionalità dell’operatore Informagiovani così come viene declinata nel nostro specifico contesto può essere riferita anche ad una figura ad hoc presente nel Quadro Regionale degli Standard Professionali di Regione Lombardia. È un mestiere, questo, che si affina necessariamente sul campo, attraverso l’esperienza diretta, proprio perché è davvero importante toccare con mano le esigenze, i dubbi, le curiosità e le fragilità di giovani ed adolescenti. Tornando al nostro stile orientativo, il nostro modello è globalistico interdisciplinare. La nostra proposta è di accompagnamento e di ascolto, sempre con l’obiettivo di promuovere scelte autonome, consapevoli e sostenibili. Lo strumento principale che utilizziamo è il colloquio, le metodologie narrative: anche quando proponiamo l’utilizzo di questionari e test, è sempre per consentire autovalutazione e miglioramento della conoscenza di sé e delle risorse possedute da parte del soggetto. La principale sfida che ci troviamo a gestire, sia per quanto riguarda il passaggio da scuola a scuola (ad esempio dalla secondaria di 1° grado a quella di 2° grado, o verso l’università), sia per l’ingresso nel mondo del lavoro, è l’individuazione di criteri di scelta con cui l’utente può poi prendere una decisione autonoma e corredata di informazioni valide e aggiornate. In una prima fase quindi accogliamo il bisogno, che intercettiamo grazie alle segnalazioni degli enti già ricordati o qui direttamente allo Spazio Polaresco. Oltre a fornire strumenti di riflessione su di sé, a livello di interessi, capacità e competenze utili per giungere all’ individuazione di validi criteri di scelta, gran parte del nostro lavoro si concentra sull’abbattimento sistematico di tanti, troppi luoghi comuni che spesso generano percezioni distorte della realtà. Solitamente i percorsi che sviluppiamo con i ragazzi si declinano su 4-5 incontri, con una cadenza settimanale.

 

Con la pandemia è ha acquistato forza un altro filone di intervento di cui il servizio si occupa da anni: il riorientamento. Nell’ultimo mese le richieste si sono triplicate rispetto a quanto accaduto negli anni passati in questo stesso periodo dell’anno. La didattica a distanza ha notevolmente amplificato le difficoltà di alcuni studenti, che spesso si ritrovano senza un metodo di studio, con una capacità organizzativa bassa e scarsissima autonomia. Durante l’anno realizziamo attività di gruppo a supporto delle strategie di apprendimento, perché a volte non è necessario cambiare scuola o classe, ma solo lavorare su alcuni aspetti organizzativi e motivazionali. Ultimamente questo fenomeno sta raggiungendo dimensioni preoccupanti, ed è frutto di una forte insicurezza sempre più diffusa tra le giovani generazioni, acuita dalla pandemia.

 

Quali altre attività realizzate?

 

A. Ciccia: Sono diverse poi le progettualità che, a partire dalla nostra attività quotidiana, sviluppiamo per potenziare i servizi resi all’utenza. Ad esempio, il portale CV Qui, strumento gratuito rivolto ai giovani in cerca di occupazione e a tutte le aziende che offrono opportunità, realizzato con altri servizi Informagiovani della Lombardia. Altro progetto a cui stiamo lavorando è Place me now!, finanziato dal bando di Regione e Anci “ La Lombardia è dei giovani 2020”. Con altri 33 partner stiamo costruendo un portale online per l’orientamento al lavoro, con alla base un tool per la profilazione dell’utente al quale potranno così esser avanzate proposte e mostrate offerte (di studio e lavoro) pensate per lui. E soprattutto, con questo portale puntiamo a costruire uno spazio digitale nel quale mettere a disposizioni dei giovani tutte le informazioni riguardanti le tante eccellenze relative al mondo della formazione e dell’orientamento al lavoro del territorio che, però, sono spesso poco conosciute.

 

Siamo comunque una realtà con una mission chiara e definita, e quindi ci appoggiamo anche ad altra realtà per l’erogazione di servizi specifici per i quali non abbiamo le competenze adeguate. Attorno a noi c’è quindi una trama di relazioni che fa sì che anche con il passaparola si arrivi alla conoscenza dell’Informagiovani, ma che si ricevano segnalazioni anche dalla rete (ad esempio da un professore, o da un terapeuta, o da un operatore sociale) e di rimando segnaliamo (ad esempio ad un istituto di formazione professionale, ad un ente per un’esperienza di volontariato, o per un viaggio studio all’estero, ecc…).

 

Se dovessimo sintetizzare, qual è la finalità dell’Informagiovani?

 

A. Ciccia: lavoriamo sul fronte info-orientativo potenziando l’accesso all’informazione con tutti i mezzi e in particolare sull’aspetto orientativo, e cioè sulla qualità della scelta, affinché sia consapevole, anche se non necessariamente giusta. Puntiamo, quindi, molto se non tutto sull’autonomia della persona, sulla sua crescita. Come già ricordato, ci contraddistingue in questo un approccio molto individualizzato.

Inoltre, lavoriamo molto con l’obiettivo di costruire una rete, composta da soggetti che svolgono attività diverse – anche noi, in questo senso, abbiamo la nostra “nicchia” – e questo giustifica anche il nostro interesse per il progetto Net-work for Neet.

 

Passiamo quindi a parlare proprio del progetto e delle ragioni alla base della vostra partecipazione.

 

A. Ciccia: ci interessava e ci interessa lavorare nell’ottica della rete, costruire cioè relazioni privilegiate con quelli che riteniamo esser dei partner importanti, peraltro su un tema – quello dei NEET – che è una delle nostre piste di lavoro principali. Una fetta considerevole di nostri utenti arriva proprio da questo mondo, e in particolar dal mondo delle fragilità. Con l’esperienza e incontrando questi ragazzi ci siamo accordi che dietro questa etichetta c’è un mondo ricchissimo, e che una semplice descrizione astratta non riesce a dare l’idea della complessità di ogni, diversa, situazione e bisogno. Ci sono, peraltro, giovani NEET molto più “avanti” di loro coetanei, con potenzialità incredibili, ma con difficoltà a trovare una collocazione adeguata alle loro esigenze, elemento che li ha resi insoddisfatti e che spesso ha generato la “caduta” in questa condizione. A noi, quindi, interessava lavorare sui NEET, secondo la logica del progetto che ci ha subito convinto: numeri non molto alti, ma orientamento forte al risultato, grazie alla realizzazione di una rete territoriale.

 

Quali sono le attività a voi assegnate? Lavorerete con un target group di riferimento particolare?

 

A. Ciccia: noi partecipiamo alla cabina di regia, quindi collaboriamo anche al management del progetto. Il nostro apporto specifico si concretizza nella facilitazione del teamwork degli orientatori che realizzeranno i bilanci di competenze dei ragazzi e delle ragazze e nella formazione dei coach di rete che accompagneranno i giovani nel loro progetto e dei tutor aziendali che li accoglieranno nei contesti di lavoro.

La formazione riguarderà sia aspetti più “sociologici”, legati ad una maggior consapevolezza delle peculiarità del nostro tempo in chiave di principali sfide sociali, economiche e fabbisogni dal mondo del lavoro, ma anche alla promozione dello sviluppo di competenze specifiche del coaching.

Inoltre, contribuiremo alla validazione degli strumenti adottati nella sperimentazione, con l’obiettivo di modellizzare un intervento di bilancio delle risorse pensato per i target specifici coinvolti nel progetto.

 

Quali sono, a vostro parere, le principali sfide e criticità connesse alla realizzazione delle attività di questo progetto?

 

A. Ciccia: Abbiamo dovuto subire un necessario stop a causa dell’emergenza sanitaria, e anche ora le difficoltà perdurano: le aziende sono molto titubanti, anche più di prima, soprattutto per assumere giovani. È vero, il mercato si sta muovendo, ma ancora molto lentamente. Inoltre, come già ricordato, i riorientamenti necessari sono aumentati a dismisura, mettendo così a rischio le altre attività, che pure dovevano concludersi con un inserimento formativo – lavorativo del progetto. Allo stesso tempo, l’importanza di costruire reti è diventare ancora più palese, così come in questo periodo c’è stata anche una grande ricchezza e non solo problemi.

 

Quali, invece, le potenzialità e opportunità legata alla partecipazione al progetto per voi di Informagiovani?

 

A. Ciccia: Per noi come Informagiovani questo progetto può favorire l’inserimento di un sistema reticolare più ampio e diversificato rispetto a quello a cui siamo abituati: inoltre, favorisce il contatto con le aziende che a noi è sempre mancato, ma di cui sentiamo una sempre maggiore urgenza. Net-work for NEET può inoltre anche aiutarci ad ampliare lo sguardo al lavoro, dando quindi ulteriori soluzioni ai nostri utenti NEET, che sono in rapido aumento così come il tasso di dispersione locale.

 

E sono possibili, a vostro parere, effetti benefici anche per il territorio di Bergamo?

 

A. Ciccia: in parte sono gli stessi della risposta precedente: avere a disposizione una o più reti, o anche sottoreti, strutturate è un elemento sempre più richiesto per affrontare efficacemente situazioni complesse, e offrire indicazioni chiare e precise agli utenti. Nel territorio di Bergamo ci sono molti servizi, anche di eccellenza assoluta. C’è però la tendenza a lavorare da soli, o comunque ad utilizzare la rete dei servizi partner solo al bisogno, mentre vanno coltivate le forme di collaborazione stabili e la messa in comune di strumenti e risorse generativa di progettualità condivise. Con Net-work for NEET non si costruisce quindi solo una rete, ma si favorisce un cambio di passo culturale, prima di tutto tra gli operatori dei servizi di assistenza sociale, della formazione, e delle imprese.

 

Matteo Colombo

ADAPT Senior Research Fellow

@colombo_mat

 

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