Un sistema previdenziale in equilibrio, nel quale però andrebbero inseriti elementi di flessibilità in uscita. Nella sua relazione sul 2013 il commissario straordinario dell’Inps Vittorio Conti si spinge a suggerire qualche ritocco all’attuale architettura pensionistica, pur confermandone la validità di fondo. E di fronte al problema dell’adeguatezza delle prestazioni future, disegna uno scenario in cui i lavoratori di oggi possano essere «artefici del proprio futuro previdenziale»; in concreto rilancia la cosiddetta “busta arancione”, con la quale gli interessati potranno conoscere la propria situazione (a partire dall’entità del trattamento che si potrà ottenere al momento di lasciare il lavoro) e prendere le decisioni più opportune.
Conti è alla guida dell’istituto dal febbraio scorso, dopo le dimissioni di Antonio Mastrapasqua e vi resterà fino al 30 settembre: nel frattempo il Governo dovrebbe aver rivisto la governante di tutti gli enti previdenziali, scegliendo anche i nuovi vertici dell’Inps.
Il Rapporto annuale presentato ieri come di consueto si sofferma sui vari campi di azione dell’istituto, dalla previdenza all’assistenza alle altre attività. In campo pensionistico il 2013 è stato caratterizzato da un calo del numero di nuove prestazioni liquidate: -32 per cento per quelle anticipate (o di anzianità secondo le vecchie regole) e 57 per quelle di vecchiaia, limitatamente ai dipendenti privati. Sono gli effetti della riforma Fornero, che è entrata in vigore dal 2012 ma ha iniziato ad avere un impatto sulle uscite a partire dall’anno successivo, per lo sfasamento temporale tra il momento della maturazione dei requisiti e quello del pensionamento effettivo. I titolari delle nuove pensioni anticipate hanno un’età media alla decorrenza di 59,3 anni, con un’anzianità contributiva pari a 39,7 anni. Per quanto riguarda invece le pensioni di vecchiaia l’età media è di 63,8 anni e l’anzianità di 25,1 anni.
Un analogo crollo dei nuovi trattamenti liquidati si è avuta per i dipendenti pubblici, mentre al contrario per gli autonomi le nuove pensioni sono cresciute (più 23,7% quelle anticipate e più 12,1% quelle di vecchiaia) per lo sblocco della “finestra mobile” di uscita prevista dalle regole precedenti la riforma Fornero. La spesa pensionistica complessiva (che comprende anche prestazioni assistenziali come le indennità di accompagnamento agli invalidi civili) è cresciuta a 266,9 miliardi, dai 261,5 del 2012.
Prestazioni finali
Naturalmente dello scenario previdenziale fanno parte anche gli importi medi: il 43,5 per cento dei pensionati (6,8 milioni) ha avuto un reddito pensionistico al di sotto dei 1.000 euro al mese, mentre 2,1 milioni non superano i 500. Lo stesso Conti ha però ha voluto precisare che questi dati sono di carattere strutturale e riflettono non tanto la crisi economica recente quanto piuttosto l’eredità del passato ed in particolare del sistema di calcolo retributivo applicato fino al 2011.
Guardando invece al futuro, il commissario straordinario ha affrontato il tema della consapevolezza da parte dei lavoratori delle prestazioni che potranno ricevere al termine della carriera. E ha dato la disponibilità dell’istituto a far ripartire la procedura sintetizzata come “busta arancione”: una stima della pensione futura che dovrebbe spingere chi è oggi è ancora attivo a prendere le possibili contromisure, ad esempio investendo nella previdenza complementare.
Intervenendo pochi minuti più tardi, il Ministro del lavoro Poletti ha detto che la sperimentazione già annunciata da vari Governi ma poi sempre rinviata partirà entro quest’anno. E a proposito della previdenza integrativa, il “secondo pilastro”, Conti ha suggerito un consolidamento del settore, attualmente troppo frastagliato, mettendo a disposizione le preziose banche dati dell’istituto.
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Pensioni, l'Inps chiede maggiore flessibilità Funzionano le riforme?