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Bollettino ADAPT 16 novembre 2020, n. 42
Scuola Centrale Formazione (SCF) è un’associazione riconosciuta dal Ministero del Lavoro come Ente nazionale di formazione ai sensi della legge 40/87, svolge a livello nazionale un ruolo di rappresentanza e supporta i soci in attività legate a filoni chiave come: inclusione, mobilità internazionale, promozione del benessere formativo, innovazione didattica, multimedialità, prevenzione della dispersione. Attualmente la rete associativa include 46 soci che gestiscono 100 sedi in 11 Regioni.
Quali servizi offre Scuola Centrale Formazione in termini di assistenza e innovazione didattica?
L. Paone, C. Aimé: Parlando di innovazione della didattica Scuola Centrale Formazione, come organizzazione di secondo livello, lavora con l’obiettivo di sostenere la qualità e l’efficacia dell’offerta formativa degli associati supportandone l’innovazione nelle scelte organizzative, metodologiche, tecnologiche, di gestione dello spazio e di progettazione dei curricola formativi. Negli ultimi anni abbiamo consolidato alcuni filoni di intervento: la didattica innovativa con le tecnologie, la didattica duale, l’impresa formativa e sviluppato nuove piste di lavoro legate al ripensamento degli assi culturali e dei setting formativi.
Queste tipologie di attività sviluppate grazie a diversi progetti, ci consentono di lavorare in maniera integrata su alcuni degli obiettivi strategici che ci siamo dati come associazione: garantire a tutti gli allievi il raggiungimento del loro pieno potenziale, a prescindere dal loro stile di apprendimento, ridurre i fenomeni di dispersione, aumentare l’appetibilità dei soci nei percorsi di orientamento e aumentare il livello di occupazione degli allievi qualificati.
Le piste di lavoro attivate ci aiutano ad incidere su alcuni aspetti chiave coerenti anche con l’ultima Raccomandazione relativa all’istruzione e formazione professionale (IFP) per la competitività sostenibile, l’equità sociale e la resilienza:
- il rafforzamento delle competenze digitali di formatori e allievi,
- il ripensamento complessivo dei curricola,
- lo sviluppo delle competenze chiave considerate centrali per incoraggiare innovazione, creatività e imprenditorialità,
- il miglioramento della qualità delle attività di formazione erogate attraverso la promozione di metodologie adatte a tutti gli stili di apprendimento, che valorizzano i compiti di realtà, la trasversalità disciplinare e sono impiegabili in setting educativi flessibili.
Quali progetti specifici avete avviato?
L. Paone, C. Aimé: Nel 2013 è stato avviato il progetto INN in partnership con Formatech con l’obiettivo di lavorare sull’innovazione delle metodologie di didattica d’aula anche con l’utilizzo delle tecnologie, si innesta nel gruppo di attività legate all’innovazione ed è lo strumento che utilizziamo per lavorare in maniera capillare sulla digitalizzazione delle competenze e sul rafforzamento dell’impiego di metodologie di didattica d’aula non tradizionali, adatte a differenti stili di apprendimento e setting educativi.
Il progetto INN ha beneficiato del lavoro di approfondimento del progetto Erasmus+ KA2 Mo.L.Vet 20.20 incentrato sul mobile learning (coordinato da Scuola Centrale Formazione ha vinto nel 2018 il Premio per l’Eccellenza nei progetti VET alla European VET Week).
A chi è rivolto il progetto INN e come si sviluppa?
L. Paone, C. Aimé: Il progetto è accessibile a tutti i Soci che ne fanno richiesta e si sviluppa in due filoni di attività:
- il supporto ai Soci nell’acquisizione di dotazioni tecnologiche adatte alla didattica d’aula che dal 2013 ha previsto l’acquisto di 300 tablet, 340 proiettori interattivi, più di 1.400 computer portatili e chromebook oltre a stampanti 3D, robotica educativa arredi per aule 3.0 e strumentazione adatta al digital storytelling.
- il supporto ai Soci nell’innovazione della didattica laboratoriale che ha previsto il rinnovamento di 12 Laboratori professionalizzanti nei settori: meccanica auto e industriale, agro-alimentare, termoidraulica, odontotecnica, estetica, cura del verde, grafica, cartotecnica.
- la formazione dei formatori legata alle competenze digitali e alle metodologie di didattica non frontale. La formazione è proposta ai Soci con una progettazione per Unità Formative modulari che consentono di costruire un percorso flessibile e personalizzabile sulla base delle esigenze specifiche dei Soci che ne fanno richiesta. Negli scorsi anni questa formazione è stata svolta in presenza presso le sedi dei soci (ora a distanza con classi dedicate) sui temi: metodologia e didattica motivazionale, coding, valorizzazione dei talenti, realizzazione di materiale didattico coinvolgente, flipped classroom, Episodi di apprendimento Situato, utilizzo di suite e strumenti per la didattica integrata. Dal 2019 abbiamo avviato un lavoro di riconoscimento di alcune delle competenze acquisite con l’utilizzo degli open badge, facendo riferimento alle 5 aree di competenze specificate nel framework del DigCompEdu in relazione ai due livelli di padronanza intermedi.
Le azioni di formazione formatori che dal 2013 ad oggi hanno permesso di formare 2937 docenti per un totale di 10.967 ore di formazione erogate.
Oltre alla formazione formatori proposta ai singoli soci è abitualmente previsto anche un momento annuale, proposto a livello nazionale, di approfondimento qualificato su grandi temi che evidenziano il senso e le direzioni che stanno prendendo gli ambiti di attività che i soci gestiscono con una particolare attenzione alle tematiche legate alla relazione educativa. Questo momento formativo più ampio e di confronto fra i soci ci aiuta a riconoscere il senso e la prospettiva del nostro agire in contesti educativi, è di supporto per approcciare nuovi temi interessanti all’orizzonte.
Nel 2019 ha preso avvio un percorso di ricerca-azione legato alla definizione pedagogica degli spazi di apprendimento (svolto in collaborazione con prof.sa Beate Weyland e prof. Kuno Prey della Libera Università di Bolzano) che costituisce un tassello aggiuntivo ai temi già trattati e ci ha aiutato a ragionare su modelli di organizzazione dello spazio coerenti con i modelli metodologici di didattica e organizzazione adottati dai CFP. Dal lavoro ha portato alla pubblicazione “Ridisegnare la scuola tra didattica, architettura e design” edita da Guerini e Associati, disponibile anche in open access, che fornisce linee guida anche attraverso esempi concreti per la trasformazione dello spazio educativo.
Negli anni i Soci, coerentemente con le loro specificità, hanno sviluppato loro modelli organizzativi e strategie di sviluppo, per questa ragione tutte le nostre proposte hanno sempre mantenuto un carattere flessibile in modo da garantire coerenza con un disegno organico di sviluppo del singolo CFP.
Quale è stato l’impatto dell’emergenza sanitaria sulle vostre attività formative?
L. Paone, C. Aimé: Nel corso del 2020 la struttura dell’attività è stata finalizzata al supporto dei Soci nella gestione dell’emergenza Covid. Pur mantenendo gli obiettivi strategici consueti, le proposte sono state declinate diversamente; sono stati organizzati:
- webinar formativi di inquadramento delle strategie adatte a gestire dal punto di vista tecnico e metodologico la DaD seguiti da più di 1000 formatori;
- webinar laboratoriali per i Soci con l’obiettivo di consolidare competenze tecniche e metodologiche utili alla gestione della didattica in contesti integrati (50 moduli erogati a più di 400 formatori su: utilizzo della Gsuite nella didattica, didattica inclusiva, flipped classroom, episodi di apprendimento situato);
- fornitura di 700 chromebook e notebook e di 182 tablet;
- attivazione di un dominio Gsuite scf-inn a disposizione dei soci con assistenza tecnica che attualmente ospita più di 3000 utenti attivi.
- percorso di formazione formatori per supportare l’acquisizione delle certificazioni Google per i docenti (livello 1 e 2) al quale sono iscritti 139 formatori provenienti da 19 Soci.
Quali vantaggi hanno avuto vostri soci?
L. Paone, C. Aimé: Indubbiamente i Soci che avevano già lavorato negli anni precedenti sullo sviluppo delle competenze digitali del personale sono stati avvantaggiati e maggiormente autonomi nel pianificare in tempi brevi il passaggio ad una didattica a distanza funzionale, non solo in termini di strumenti, ma anche di progettazione di contenuti e utilizzo di metodologie adatti al nuovo setting formativo.
Quali sono, a vostro parere, le principali criticità che avete riscontrato durante l’emergenza sanitaria?
L. Paone, C. Aimé: Oltre all’esigenza di formare in tempi brevi il personale che non aveva ancora lavorato sulle competenze digitali, le maggiori difficoltà riscontrate sono state legate alla disponibilità di dispositivi adatti alla didattica a distanza per gli allievi, alla disponibilità di una connessione adeguata e ai vincoli che, in molte Regioni, imponevano una didattica frontale in sincrono per la quasi totalità del monte ore rendicontato, indicazione almeno parzialmente in contrasto con le raccomandazioni metodologiche adatte alla progettazione di una didattica a distanza efficace.
Abbiamo cercato di lavorare sull’emergenza mantenendo una visione di prospettiva: nel mese di giugno è stato avviato un percorso “un cambio di prospettiva da costruire assieme” a supporto del riavvio delle attività nel nuovo anno formativo con l’obiettivo di supportare i Soci nel delineare strategie operative legate al rientro, ma soprattutto a ragionare sulle implicazioni metodologiche dei modelli organizzativi adottati a presidio di una buona qualità dell’offerta formativa. Sono stati realizzati 4 webinar collaborativi da cui è emersa una tabella di sintesi di riflessioni ed esempi condivisi organizzati in relazione alle indicazioni delle linee guida del MIUR partendo da alcuni temi chiave che ci hanno guidato nel confronto: patto educativo di comunità e di corresponsabilità, valorizzazione delle forme di flessibilità derivanti dall’autonomia, disabilità e inclusione, piano per la didattica digitale integrata, formazione formatori, organizzazione degli spazi e sicurezza.
Quali aspetti positivi avete rilevato durante l’emergenza sanitaria?
L. Paone, C. Aimé: È sempre nell’ottica di cambio di prospettiva che guardiamo alla progettazione delle attività future, se qualcosa di buono c’è stato nella crisi è stata proprio la necessità, imposta a tutti noi, di agire al di fuori da schemi di gestione e prassi metodologiche a volte stereotipate, sfida che è peraltro in linea con gli obiettivi strategici che guidano tutte le attività promosse nell’area dell’innovazione della didattica.
Learning Manager & ADAPT Senior Research Fellow
@Tomaso Tiraboschi