Amelia, la segretaria-robot in grado di parlare 20 lingue e anche di provare emozioni, esisterà – forse – in un futuro troppo lontano; mentre il robot che nell’immaginario di tutti noi prende il posto dell’operaio in fabbrica appartiene già al passato, nei Paesi più evoluti. E dunque a che cosa ci si riferisce quando si parla, oggi, di robotizzazione? A spiegarlo a FIRSTonline è Alessandro Perego, direttore del Dipartimento di Ingegneria gestionale del Politecnico di Milano, fondatore e direttore scientifico dell’Osservatorio Digital Innovation e responsabile scientifico degli osservatori Agenda Digitale e Industria 4.0: “Innanzitutto sarebbe più corretto parlare di Intelligenza Artificiale, di cui fanno parte anche i robot intesi come umanoidi, ma il vero tema è quello dell’automazione delle attività, tramite software in grado di fare operazioni con le caratteristiche dell’intelligenza umana. E le professioni più a rischio non sono quelle che tutti credono”. E’ sul lavoro infatti che va maggiormente a incidere questa rivoluzione, come ha recentemente ricordato Bill Gates aprendo il dibattito su come gestirla: meglio tassare il lavoro dei robot, come suggerisce il patron di Microsoft, o i profitti delle aziende high tech che traggono maggior beneficio dall’automazione, come ha proposto in Italia, tra gli altri, Milena Gabanelli? E come gestire il welfare ai tempi dell’Intelligenza Artificiale?
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