Mentre il disegno di legge delega per una riforma complessiva della Pubblica amministrazione prosegue il suo iter al Senato, anche la legge di stabilità – che oggi ha mosso i suoi primi passi in Aula alla Camera – incide su numerosi aspetti del pubblico impiego. Il minimo comun denominatore resta la riduzione della spesa pubblica, a cui nessuno (dagli enti locali alle strutture centrali dello Stato) pare potrà sottrarsi.
Blocco dell’adeguamento retributivo
L’articolo 21 (Pubblico impiego) apre con la proroga al 31 dicembre 2015 del blocco della parte economica della contrattazione collettiva, rinviando così al triennio 2016-2018 gli aumenti retributivi che conseguono al rinnovo contrattuale; il governo intende inoltre congelare fino a fine 2018 l’indennità di vacanza contrattuale, restando ancora ferma quella in godimento al 31 dicembre 2013. La legge di stabilità non lascerà indenni neppure i dipendenti in regime non contrattualizzato (con l’esclusione del personale della magistratura): questi non percepiranno gli emolumenti riconducibili alla maturazione delle classi e agli scatti stipendiali, legati all’anzianità di servizio, che per il 2015 risulta quindi irrilevante ai fini degli incrementi retributivi. Invece, secondo quando previsto da un emendamento approvato in IV Commissione, il blocco del meccanismo di adeguamento retributivo per anzianità di servizio non dovrebbe applicarsi al personale del Comparto Difesa, Sicurezza e Soccorso.
Comparto sicurezza
Le restanti disposizioni incidono invece sulla spesa relativa al cosiddetto “comparto sicurezza”. Anzitutto si prevede l’abrogazione dell’istituto della promozione alla vigilia della cessazione dal servizio che garantiva una posizione più favorevole a determinate categorie del personale delle Forze armate e al ruolo dirigenziale della Polizia di Stato.
Il comma 5, intervenendo sul sistema pensionistico per il personale militare, introduce – a partire dal 1° gennaio 2015 – una riduzione dal 70% al 50% della indennità di ausiliaria (pari alla differenza tra il trattamento in quiescenza e quello del parigrado in servizio), prevista per il personale permanente delle forze armate, dei Carabinieri e della Guardia di Finanza. Il comma successivo riduce della metà gli incentivi economici previsti per alcuni ufficiali delle Forze armate e del Corpo della Guardia di Finanza, in possesso del brevetto di pilota militare o abilitati al controllo del traffico aereo.
Operando ulteriori abrogazioni di norme contenute nel codice dell’ordinamento militare, il comma 7 implicherà la mancata corresponsione al personale in quiescenza delle rafferme biennali, non contrattate per i raggiunti limiti di età, nell’odierna modalità dell’“unica soluzione” Il comma 9 riduce invece di 119 milioni l’autorizzazione di spesa relativa al riordino delle carriere delle forze armate e di polizia. Il comma 11, pur prevedendo alcune eccezioni, dispone il rinvio delle assunzioni di personale dei Corpi di polizia e al Corpo nazionale dei vigili del fuoco, per un risparmio non inferiore a 27,2 milioni di euro.
Alla luce del dibattito pubblico sollevatosi già nelle prime ore successive alla presentazione della bozza del disegno di legge, risultano particolarmente rilevanti le disposizioni che, in deroga al blocco della contrattazione, dispongono la revisione (entro 30 giorni dall’entrata in vigore della legge) degli accordi nazionali quadro, al fine di rispondere alle particolari esigenze operative delle Forze di polizia. Il comma 14, in chiusura, si spinge addirittura oltre: “[…] l’impiego del personale con orari e turni di servizio in deroga a quelli previsti dagli accordi in vigore, […] è disposto solo con informazione alle organizzazioni sindacali […]”. Diverse proposte emendative approvate in I e V Commissione in sede consultiva, hanno però previsto la soppressione di quest’ultima disposizione, che sarebbe stata foriera di nuove rivendicazioni da parte dei sindacati della categoria.
Altri interventi
Nel testo depositato alla Camera il 23 ottobre scorso, si rinvengono, oltre a norme ad hoc per le spese di personale dei singoli dicasteri, anche altri interventi di dettaglio: dall’abrogazione della disposizione che autorizzava l’assunzione di 250 nuovi ispettori del lavoro, a nuovi criteri per l’assunzione dei ricercatori universitari, passando per un piano straordinario di assunzione di insegnanti, a sostegno della futura attuazione del piano “La buona scuola”.
Come promesso, il Ministro Marianna Madia lunedì 17 ha incontrato a Palazzo Chigi le rappresentanze sindacali di Cgil, Cisl, Uil e Ugl, di fatto confermando il blocco della contrattazione collettiva nella sua parte economica (la spesa per l’impiego pubblico si aggira intorno all’11,1% del Pil) – che si protrae da 6 anni – mentre ha assicurato che la parte normativa sarà oggetto di nuova negoziazione a partire dal prossimo anno.
Ad esclusione della Cisl (sciopererà solo il 1° dicembre), le altre sigle sindacali hanno annunciato uno “sciopero generale” previsto per il prossimo 12 dicembre; l’Autorità garante per gli scioperi lo ha però vietato per trasporto aereo, ferroviario nazionale ed in alcuni casi anche locale. Con riferimento poi alla legge delega oggi in discussione al Senato, il Ministro ha confermato che “nessuno perderà il posto per effetto della riorganizzazione della pubblica amministrazione. Nessuno andrà a casa”, assicurando una particolare attenzione al problema dei precari della scuola.
Nonostante gli elementi positivi, la legge di stabilità così come sarà presentata in Aula oggi (in totale sono 140 gli emendamenti approvati nelle commissioni in sede consultiva), non si discosta di molto dalle altre iniziative prese dall’Esecutivo nei mesi precedenti. L’ottica rimane sempre il contenimento dei costi. C’è da auspicare, quindi, che la riforma complessiva del comparto pubblico in discussione al Senato proceda altrettanto rapidamente. Il rischio sarebbe, infatti, di avere politiche in campo di PA a due velocità: i tagli subito, le riforme in un futuro non ben identificato.
ADAPT Junior Fellow
@MarcoMenegotto
* Il presente articolo è pubblicato anche in Enti locali & Pa, Quotidiano del Sole 24 Ore, 27 novembre 2014.